La Spagna riconosce lo Stato di Palestina: i risultati dell’ intifada studentesca

La spagna riconosce lo Stato di Palestina, Pedro Sanchez

Mentre le dinamiche politiche e diplomatiche del Medio Oriente si rendono sempre più complesse, e mentre il genocidio, al suo 217esimo giorno, ha ucciso poco meno di 35.000 persone, una serie di Stati europei si prepara a compiere un passo significativo verso il riconoscimento dello Stato di Palestina. Come anche ha affermato il suo presidente Pedro Sanchez, la Spagna riconosce lo Stato di Palestina, e grande merito andrebbe anche alle lotte dal basso che si sono sviluppate nelle università e nelle scuole. La nuova intifada studentesca che sta mettendo sotto sopra gran parte del mondo occidentale. Ma in realtà la Spagna non è l’unico paese: si è infatti formato un asse di alleanza e solidarietà per la Palestina tra la Spagna e l’Irlanda. Questa mossa non solo conferma un’impegno già espresso, ma anche un momento cruciale nella ricerca di una soluzione pacifica e duratura al conflitto israelo-palestinese e una condanna chiara e decisa nei confronti del genocidio in corso.

Accordo per il riconoscimento dello Stato di Palestina: una mossa decisiva

L’intento di riconoscere lo Stato di Palestina sta prendendo forma tra alcuni Stati europei, con Spagna e Irlanda in prima linea. Questo gesto, seppur atteso, ha ora una data definita e un’impronta concreta. La Spagna riconosce lo Stato di Palestina e ha fissato la data ufficiale al 21 maggio. Prima di decidere collettivamente questa data, il primo ministro spagnolo si è incontrato con il primo ministro di Dublino e il premier laburista norvegese, anch’esso pronto a seguire la stessa strada. A seguire, si prospetta la partecipazione di altri Stati, come Malta e Slovenia.

Altri paesi, come per esempio il Belgio, hanno deciso di rivedere alcuni contratti diplomatici, con l’obiettivo di non finanziare più il sistema di apartheid e il genocidio in corso. Parallelamente al riconoscimento, alcuni paesi europei, come il Belgio, si stanno preparando a rivedere gli accordi commerciali con Israele e ad intensificare la pressione diplomatica su Tel Aviv. La politica estera dell’Unione Europea mostra ancora divisioni, tra finanziamenti diretti ai territori occupati da Israele, partecipazione nell’esercito fino a poco tempo fa, o governi filo-israeliani. 



La Spagna riconosce lo Stato di Palestina proprio il 21 maggio poiché, nel calendario, quello è il giorno della riunione del Consiglio dei Ministri di Madrid, dunque un momento cruciale e collettivo in cui il Premier esprimerà ufficialmente la sua volontà di riconoscimento. Insieme alla Spagna, che sicuramente ha preso maggior controllo della situazione, vi è anche il primo ministro di Dublino, Simon Harris, che su X ha condiviso il procedimento di accelerazione riguardo al riconoscimento della Palestina.

La Spagna riconosce lo Stato di Palestina: coordinamento e unilateralità dell’iniziativa

L’annuncio del riconoscimento da parte di Irlanda e Spagna, insieme a Malta e Slovenia, è il risultato di una azione coordinata, sebbene tecnicamente unilaterale dato che non coinvolge tutti i membri dell’UE. Anche all’interno della sinistra spagnola, guidata dallo stesso Sanchez, si è sempre riscontrato un importante equilibrio sulla questione palestinese. Il partito di sinistra radicale infatti è uniformemente orientato verso una richiesta per il cessate il fuoco e una condanna all’assedio israeliano in Palestina.

Questo movimento diplomatico segue un impegno espresso precedentemente dai quattro paesi, che hanno sottoscritto una dichiarazione d’intenti a marzo, sottolineando l’importanza della soluzione a due Stati per garantire una pace duratura in Medio Oriente. La Spagna riconosce lo Stato di Palestina e apre così una grande possibilità ad un riconoscimento collettivo in Europa: fino ad oggi infatti, nonostante le dichiarazioni di ministri, nessuno stato europeo ha effettivamente proceduto con l’ufficiale riconoscimento.

Netanyahu è sempre più compromesso e isolato e, al suo fianco, non ci sono neanche più i suoi storici sostenitori come l’Ungheria o la Romania. La maggior parte dei paesi europei che riconoscono la Palestina sono dell’Europa centrale, con esclusione dei “grandi” come Francia, Germania e Italia. L’invito alla partecipazione dell’Italia da parte di alcuni esponenti politici rimane al momento senza risposta.

Oltre al riconoscimento in arrivo, c’è anche la rescissione dei contratti universitari

Come in molte altre situazioni in giro per il mondo, che però fanno fatica a portare avanti le richieste a causa di governi filo-israeliani, silenzi e indifferenza, e repressione armata, la Spagna riconosce lo Stato di Palestina anche con il ruolo che l’Intifada studentesca ha nel paese.

Questa mattina infatti, la conferenza dei rettori delle Università spagnole, che comprende 50 istituti pubblici e 26 privati, ha annunciato la volontà di rescindere ogni contratto collaborativo con le università israeliane che “non hanno espresso un fermo impegno per la pace e il rispetto del diritto umanitario internazionale”. La lettera del Consiglio chiede poi esplicitamente un cessate il fuoco sui territori occupati e l’invio di altri aiuti umanitari a Gaza.

Nella redazione di questo documento, le università spagnole hanno collaborato e concordato in maniera unanime su qualsiasi ordine del giorno; si è infatti richiesto anche di intensificare gli accordi e le collaborazioni con gli istituti superiori e scientifici palestinesi, in modo tale di portare avanti la ricerca e lo sviluppo nonostante l’immensa tragedia.

Il ruolo delle mobilitazioni studentesche è enorme e la Spagna riconosce lo Stato di Palestina anche perché, in questi ultimi mesi, tante sono state le proteste e le lotte dal basso portate per le strade europee. L’intifada studentesca continua ad accendere il mondo, tanto di rabbia quanto di consapevolezza storica e politica circa ciò che sta accadendo. Nonostante le repressioni che si verificano ogni giorno, tra arresti e scontri, il movimento nei campus europei e internazionali sta rendendo la collettività studentesca sempre più unita, oltre ogni confine, bandiera o barricata. 

Lucrezia Agliani

Exit mobile version