La rivista Il Salvagente ha condotto un secondo studio sulla pasta, in particolare sugli spaghetti.
Già nel 2018 la stessa rivista aveva pubblicato un articolo sul tema, specificando che, negli spaghetti di due marchi, erano state trovate tracce di glifosato.
Il glifosato è uno degli erbicidi più utilizzato al mondo.
Prodotto nel 1974 dalla Monsanto, si è poi diffuso a macchia d’olio. Il problema sta nella pericolosità di questo elemento per il nostro organismo.
Ai tempi dell’articolo del 2018, iniziavano a circolare voci relative al fatto che il glifosato potesse essere cancerogeno. Per questo motivo le aziende produttrici di pasta si adeguarono, riducendo o eliminando questa sostanza, soprattutto limitando l’importazione del grano duro.
Quest’anno invece, secondo Il Salvagente, stiamo assistendo ad una nuova, massiccia crescita dell’importazione di grano duro canadese. Il problema principale sta nel fatto che, le norme sull’utilizzo degli erbicidi degli altri Paesi, sono differenti da quelle italiane, rendendo quindi molto più probabile la presenza di quelli dannosi nei prodotti finali.
La rivista ha così effettuato analisi di laboratorio su 20 marche di spaghetti, ed in 7 prodotti risultano essere presenti tracce di glifosato. Alcune di queste sette marche (Divella, Esselunga, Garofalo, Eurospin, Lidl ) utilizzano anche grano proveniente da Paesi extraeuropei.
Ma c’è anche del glifosato nostrano.
Gli spaghetti Agnesi infatti, prodotti con grano 100% italiano, contengono anch’essi tracce di glifosato. Bisogna specificare, in questo caso, che i livelli sono contenuti e al di sotto dei limiti di legge.
Dov’è la notizia? Se avete fatto tutto questo can can per aver trovato 7 confezioni di spaghetti in cui c’era glifosato ben sotto i limiti di legge, perché sollevare tanto polverone?
Così ha commentato l’articolo Riccardo Felicetti, il presidente dei pastai italiani.
Per questo motivo Il Salvagente ha risposto alle critiche con un ulteriore articolo. Questa volta sono stati elencati i potenziali rischi, che vanno dal cancro a disturbi endocrini e di fertilità, passando per alterazioni del microbioma.
Nell’articolo sono indicate puntualmente anche le fonti e gli studi sul tema, in modo da supportare la tesi proposta.
E voi? Nel dubbio la buttate la pasta?
Mariarosaria Clemente