La ripresa del campionato italiano di Serie A sfuma sempre di più, il ministro dello sport Vincenzo Spadafora nella giornata di ieri ha infatti posto una brusca frenata ai preparativi per la riapertura del campionato.
Sono in corso tra oggi e domani contatti tra il comitato tecnico scientifico e la Figc, che aveva presentato un protocollo per gli allenamenti ritenuto dal comitato non sufficiente.
Queste le dichiarazioni del ministro pentastellato alla trasmissione Omnibus andata in onda ieri sera su La7. Il ministro ha poi chiarito che:
Ripresa degli allenamenti non significa ripresa del campionato. Se non vogliamo avere incertezze basterà seguire la linea di Francia e Olanda che hanno fermato tutto. Io sinceramente vedo il sentiero per la ripresa sempre più stretto. Il discorso allenamenti è diverso, ma fossi nei presidenti penserei alla nuova stagione. La scelta della Francia può spingere anche l’Italia e altri paesi europei a seguire quella linea e leggendo certe dichiarazioni potrebbe esserci una maggioranza dei presidenti pronta a chiedere la sospensione per preparare al meglio il prossimo campionato
Stroncato quindi l’entusiasmo di milioni di italiani che speravano in una prossima ripresa della Serie A.
Spadafora prosegue poi dicendo:
Io da ministro dello sport sarei un pazzo a demonizzare il calcio e la Serie A che portano soldi a tutto il sistema sportivo, ma se la ripresa non sarà in sicurezza saremo costretti a fermarci. Assurdo che tre-quattro presidenti ancora non lo capiscano.
Fra i presidenti a cui allude il ministro è senz’altro presente il patron della Lazio, Claudio Lotito. Il presidente biancoceleste infatti è ormai da settimane il portabandiera di coloro che spingono per la ripresa del campionato. La sua Lazio si trova per la prima volta dopo anni nel pieno della lotta scudetto, e il presidente capitolino giudica la mancata ripresa del campionato come un grave danno alla sua squadra e alla sua società.
Inoltre Lotito nella giornata di ieri ha aspramente criticato il nuovo DPCM e la posizione del governo riguardo gli allenamenti. L’imprenditore laziale crede infatti che bisognerà “convivere con il virus”, e trova illogica la parte del decreto secondo cui un atleta di sport individuali si possa allenare da solo all’interno dei centri sportivi mentre un atleta di sport di squadra no.
E’ quindi guerra aperta fra il governo e molti dei presidenti dei club di Serie A, che venerdì si riuniranno in un’assemblea straordinaria.
Cosa succede nel resto del mondo?
La situazione dei campionati nel resto del mondo fino ad ora ha sempre riflesso quella italiana. Infatti per la maggior parte dei paesi la parola d’ordine è stata una: incertezza.
Tuttavia buona parte delle federazioni più importanti sta da qualche giorno iniziando a prendere una netta posizione, in un senso o nell’altro.
Attualmente l’unica federazione europea di alto livello ad aver preso una decisione definitiva è stata la Fédération française de football, che ha deciso di sospendere fino a settembre la Ligue 1, ponendo di fatto fine al campionato.
Qui si apre tuttavia un’ulteriore parentesi: la
UEFA, infatti, ha recentemente annunciato che dal 4 Agosto riprenderà la
Champions League, dove
PSG e
Lione sono ancora più che in ballo. Ma, alla luce di queste
ultime decisioni da parte della federcalcio d’oltralpe, le due squadre non potranno nè giocare nè tantomeno allenarsi in terra francese. La UEFA alla luce di questo potrebbe perciò trovarsi costretta a sospendere anche le competizioni europee.
Più spinosa è invece la situazione in Olanda. La federazione orange è stata infatti la prima ad annunciare ufficialmente la definitiva chiusura del campionato. Ma, secondo quanto riportato da vari giornali inglesi e olandesi, i club stanno minacciando di agire per vie legali. Così Mark Boumans, politico olandese, avrebbe dichiarato che la federazione olandese potrebbe fare un passo indietro e prendere nuovamente in considerazione la ripresa del campionato.
Decisamente su altre posizioni si schierano il governo tedesco e quello inglese: i primi hanno addirittura dichiarato di essere pronti a ripartire dal 9 Maggio,mentre oltre la Manica si stima che entro la fine di questa settimana saranno noti i tempi e le modalità della ripresa della Premier League.
Per concludere anche il primo ministro spagnolo Sanchez ha posto fra le sue priorità la ripresa della Liga, fissando la data dell’inizio degli allenamenti di gruppo per l’11 di maggio.
Perché bisogna fare di tutto per ripartire?
La motivazione più ovvia, e forse anche la più importante sono i
soldi, il motore del mondo.
Il calcio infatti è uno dei (se non il) business di intrattenimento più redditizi in Italia.
Oltre agli introiti dai biglietti (che per forza di cose non entreranno nelle casse dei club per un bel po’) le società calcistiche infatti percepiscono diverse decine di milioni di euro dai diritti televisivi, senza poi contare i premi delle varie competizioni.
Non è un caso che gli altri tre campionati di altissima fascia, ovvero quello tedesco, inglese e addirittura quello spagnolo (paese colpito quanto noi dall’emergenza Covid) abbiano in programma di ripartire al più presto.
Inoltre la posizione di Lotito, per quanto portata all’esasperazione dal presidente laziale, è assolutamente comprensibile. Pochi sarebbero di fatti quelli, in piena lotta per la vittoria, disposti ad alzarsi dal tavolo con leggerezza, lasciando su quest’ultimo la coppa (che a Roma sponda biancoceleste manca da vent’anni) e gli svariati milioni di premio che ne conseguono.
Perché attualmente la ripresa non è possibile?
La priorità assoluta rimane la salute dei calciatori e, ad oggi, non è possibile assicurarla. L’Italia è ancora in pieno stato di emergenza, i casi di coronavirus sono ancora tantissimi, e si prevede una nuova impennata dopo la parziale riapertura. Risultano tra l’altro ancora positivi alcuni calciatori, uno fra tutti Paulo Dybala, che sarebbe positivo da oltre un mese.
Il calcio inoltre è uno sport di contatto, sono molte perciò le goccioline di sudore e saliva che potrebbero passare da un calciatore all’altro. L’unica soluzione possibile in questo momento sarebbe quella di assicurarsi settimanalmente che tutti i giocatori siano negativi al virus, e isolarli. Ma, oltre agli evidenti problemi logistici che avrebbe un’operazione del genere, ci sono anche problemi riguardo il costo e, sopratutto, la disponibilità di tamponi.
Il ministro Spadafora infatti nell’intervista citata ad inizio articolo dice pure:
C’è anche un problema tamponi, non sono certo ce ne siano a sufficienza. E non dimentichiamoci che all’inizio della pandemia, quando non si sono voluti fermare, poi molte squadre sono finite in quarantena
Per poi concludere con:
Penso che i vertici del calcio, mi riferisco alla Lega e anche alla Figc, dovrebbero iniziare a pensare a un Piano B. Al massimo entro questa settimana il comitato tecnico scientifico dirà se il protocollo per gli allenamenti sia attuabile e in pochi giorni lo comunicheremo ai club, quindi – con la curva dei dati alla mano – decideremo sulla ripresa del campionato
Rimane dunque un velo di speranza in quest’ultima frase del Ministro dello Sport, che lascia uno spiraglio aperto alla ripresa della Serie A. Ora quindi c’è solo da aspettare…
Michele Larosa