– di Andrea Umbrello –
Un nuovo studio, pubblicato dalla rivista Acta Psychiatrica Scandinavica rivela che sottoporsi a elettroshock (noto anche come TEC – terapia elettroconvulsivante) aumenta il rischio di suicidio del paziente di 44 volte paragonato alla media della popolazione.
Secondo il CCDU, Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, questo studio rafforza le tesi di chi chiede la messa al bando di questa vecchia quanto crudele ‘terapia’.
In tanti pensano che l’elettroshock sia obsoleto e non sia più praticato in Italia. In realtà, questa più che discutibile terapia è regolamentata da una circolare ministeriale firmata nel 1999 dall’allora Ministro della Salute Rosy Bindi che, pur senza vietare la somministrazione di scosse elettriche da 400 volt nel cervello dei pazienti, circoscrivere i casi in cui può essere praticata, ed sottolinea la necessità di un vero consenso consapevole. Tra le controindicazioni citate nella circolare, lesioni cerebrali, ipertensione grave, emorragia endocranica recente, ipertensione endocranica, infarto miocardico e altre malattie cardiovascolari, distacco retinico, malattie degenerative gravi dell’apparato osteoarticolare, e feocromoticoma (tumore delle ghiandole surrenali).
Nella premessa, la Circolare Bindi far notare come:
“nonostante la grande quantità di ricerche condotte negli ultimi decenni, non sia stato ancora chiarito il meccanismo d’azione della TEC”.
Nonostante tutto, quattordici anni dopo, una commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dal Sen. Ignazio Marino porta alla luce la persistenza in Italia di una ventina di centri in cui si pratica questa ‘terapia’.
“Stando alle segnalazioni pervenuteci – dichiara il CCDU – i rischi dell’elettroshock e la sua scarsa efficacia, come elencati nella circolare ministeriale, non sempre sono spiegati in maniera chiara, facendoci ritenere che i consensi ottenuti siano assai meno ‘informati’ di quanto non si voglia credere”.
A questo proposito vale la pena sottolineare come la perdita di memoria e i danni cerebrali causati da questa terapia possono produrre un tale stato di disperazione da indurre il paziente al suicidio. Tra le persone sottoposte a elettroshock, sono molti a riportare l’esperienza vissuta come una vera e propria tortura.
Il recente studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Aarhus in Danimarca, ha preso in considerazione i dati del registro nazionale danese, identificando tutti i pazienti che hanno subito TEC nel decennio 2006-2016. Tra questi, 161 (1,4%) hanno commesso suicidio entro due anni, ma la percentuale sale a un incredibile 17% nel gruppo di pazienti maschi di età compresa tra 50 e 69 anni.
Kenneth Castleman, ingegnere elettronico con un dottorato di ricerca in Ingegneria Biomedica, spiega come la corrente elettrica causa due reazioni ben distinte nel cervello. Il primo effetto riguarda la conversione dell’energia in calore, riscaldando il cervello. La temperatura aumenta all’aumentare della corrente, e può raggiungere un livello tale da causare danni temporanei o permanenti alle cellule cerebrali e perfino morte. Il secondo effetto deriva dalla natura pulsata della corrente elettrica somministrata dalle macchine per elettroshock. Questo alternare di tirare e spingere sulle membrane cellulari causa un effetto ‘martello pneumatico’ che crea dei buchi nella membrana – un processo noto come elettroporazione (la creazione di pori per mezzo dell’elettricità) in grado di produrre danni cerebrali.
Che sia giunta l’ora di bandire una volta per tutte questa terapia e renderla illegale in Italia e ovunque venga ancora praticata? L’elettroshock oggi gode di una cattiva fama dovuta soprattutto agli errori del passato, ma occorre essere consapevoli e informati. Prima di proporre la TEC, occorre quantomeno essere certi di adoperarla con grande cautela e soprattutto, nel rispetto delle sue norme di sicurezza.