Era il 28 marzo 2021, il giorno della Domenica delle Palme, quando a Bonassola, Don Giulio Mignani decise di dar voce agli ultimi, e purtroppo, di dar voce al bigottismo che sancì la sua sospensione.
Cosa portò alla sospensione di Don Giulio Mignani? Tutto iniziò quella domenica, il parroco decise di non benedire le palme per evitare pericolosi assembramenti che avrebbero rischiato di peggiorare la già precaria situazione pandemica. Scelta pensata con premura, verrebbe da dire, ma dietro tale gesto non vi fu solo questo. Esso fu soprattutto un atto di protesta come pochi visti fino ad allora nell’ambiente ecclesiastico, e ci fanno da testimone di ciò le parole che lo stesso Don Giulio Mignani disse in merito a quell’azione:
“Se non si può benedire l’amore vero e profondo di due persone perché sono dello stesso sesso, sono contento di non benedire le palme”.
Fattore scatenante di questa frase fu un pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale aveva ribadito il divieto di benedire le coppie omosessuali, scelta che sempre nel mese di marzo scatenò la ribellione di altre figure ecclesiastiche.
Ma non fu solo ciò che successe quel giorno a decretare la sospensione di Don Giulio Mignani dall’esercizio di parroco da parte del Tribunale ecclesiastico della Diocesi della Spezia.
Infatti furono molte le occasioni in cui Don Giulio Mignani si scagliò contro i dogmi religiosi frutto di secoli di storia passata, e di attuale bigottismo.
Ad esempio sono da ricordare le occasioni in cui parlava apertamente del suo essere favorevole all’aborto e all’eutanasia, dichiarando in merito:
Sull’aborto e sull’eutanasia. Penso che la Chiesa, e l’ho detto anche al vescovo, abbia fondato la sua dottrina nel corso dei secoli, e ormai è datata. Bisogna lasciarci interpellare dalle nuove conoscenze. Per citare una parabola di Gesù, oggi non abbiamo una pecorella smarrita e le altre 99 nel recinto, ma il contrario. Le persone si rendono conto che si tratta di cose superate.
Fortunatamente Don Giulio Mignani, nonostante la sua sospensione, continua nelle sue interviste a denunciare certe ideologie ecclesiastiche, e a ribadire le sue posizioni in maniera sicura.
La domanda però sorge spontanea. Quando si parla di chiesa, si può davvero parlare anche di unione, comprensione, libertà, amore verso il prossimo, e di tutti quei valori che la “casa del Signore” dice tanto di professare?
L’incoerenza della chiesa
Nell’amore non c’è paura, anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché la paura ha a che fare con la punizione, e chi ha paura non è perfetto nell’amore.
Sono queste le parole contenute nella Prima lettera di Giovanni inclusa nel nuovo testamento, ma la sospensione di Don Giulio Mignani lascia presupporre che la chiesa non permetta sempre di amare davvero senza paura, e che quindi non lasci davvero liberi.
Lo sanno bene le coppie costrette ad un’unione civile, per poter sancire il loro amore. Lo hanno saputo bene quelle persone uccise con l’unica colpa di amare una persona dello stesso sesso, in nome di un’istituzione vestita da Dio che pensa di non avere il minimo peso sulla vita di quella gente morta per amare in maniera “non convenzionale”. Lo sanno quelle persone spaesate, senza dimora, ripudiate e cacciate dalla propria famiglia. Lo sanno madri divenute tali in seguito ad un rapporto mai voluto. Lo sanno persone il cui corpo, diventa giorno dopo giorno una gabbia sempre più stretta, e che sperano solo di poter uscire da essa, lasciando questa vita.
Conclusioni
E allora se la libertà, il primo dono che si dice venga dato da Dio per noi, è una realtà fittizia e un diritto negato se si tratta di amare, di non dare alla luce un figlio, o del desiderio di porre fine ad una vita di sofferenze inaudite, e se la paura, tanto demonizzata, non permette di vivere un amore perfetto al quale la chiesa invece dice di aspirare, perché nel momento stesso in cui un uomo come Don Giulio Mignani tenta di far qualcosa per poter smuovere le coscienze e cacciar via la paura, donando lui stesso parole libere che rendono liberi, viene punito?
Maurizio Incardona