Le recenti tensioni economiche hanno portato alla sospensione del commercio tra Turchia e Israele, accendendo ancora di più i riflettori sulla complessità delle relazioni diplomatiche e commerciali in Medio Oriente e il genocidio del popolo palestinese, ancora in corso. La decisione della Turchia di bloccare tutte le importazioni e le esportazioni da e verso Israele, in risposta alla guerra in corso nella Striscia di Gaza, rappresenta un ulteriore sviluppo in un contesto già delicato e instabile.
Contesto storico dei rapporti bilaterali
Per comprendere appieno l’importanza di questa mossa, è necessario esaminare il contesto storico dei rapporti del commercio tra Turchia e Israele. Nel corso degli anni, i due paesi hanno intrattenuto scambi economici significativi, con un valore degli scambi che ha superato i 6 miliardi di euro nel 2023, di cui almeno il 76% corrisponde alle esportazioni turche in Israele. Le tensioni politiche e militari nella regione hanno minato progressivamente la stabilità di tali rapporti.
Si è arrivati fino ad oggi, ma i rapporti economici si sono incrinati dal 7 ottobre; il governo turco, osservato le escalation militari, ha deciso infatti di limitare drasticamente gli export di prodotti verso Israele fino ad un reale e concreto cessate il fuoco. Questi eventi hanno scatenato una serie di reazioni politiche ed economiche, portando alla decisione della Turchia di limitare le esportazioni di numerose categorie di prodotti verso Israele – alluminio, acciaio, mattone, cemento. A inizio aprile, Erdogan ha dichiarato poi la limitazione del commercio tra Turchia e Israele, richiamando “tutti i membri della comunità internazionale a fare la loro parte”, nel tentativo di incitare Israele al rispetto delle leggi internazionali.
Nonostante ciò, è sempre stato chiaro quanto Erdogan, il presidente turco, si celava solamente dietro a queste parole di disapprovazione, mentre continuava ad intrattenere scambi con lo Stato di Israele. In realtà infatti, le attività commerciali continuavano a gonfie vele e il commercio tra Turchia e Israele era più che mai fiorente. Gli scambi commerciali si fondavano in particolare modo sull’acciaio, prodotti chimici, cemento, carburante: insomma, la Turchia fonda ancora un’ingente parte della sua economia sul cliente israeliano.
In ogni caso, non bisogna stupirsi di giochi di potere e giganti falsità: del resto, la Turchia di Erdogan è la stessa che continua a violare i diritti umani e di autodeterminazione del popolo curdo, attraverso raid, bombe e criminalizzazione di massa di un popolo, anch’esso in resistenza e lotta per la propria terra.
La risposta turca e le reazioni israeliane
Il blocco totale del commercio tra Turchia e Israele, in particolare delle importazioni ed esportazioni da e verso Israele annunciato dalla Turchia ha sollevato diverse reazioni a livello internazionale. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha condannato aspramente questa mossa, accusando il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di violare gli accordi bilaterali tra i due paesi. Questo ha portato a un ulteriore deterioramento delle relazioni diplomatiche tra Turchia e Israele.
Lo stesso ministro ha accusato Erdogan di essere un dittatore sulla piattaforma X, rivendicando però il futuro e quantomai veloce rimpiazzo commerciale in altri paesi alleati e fedeli, e concentrandosi sulla produzione locale.
Impatto sulle relazioni regionali e internazionali
Le tensioni e la sospensione del commercio tra Turchia e Israele hanno anche un impatto significativo sulle dinamiche regionali e internazionali. L’annuncio del blocco delle importazioni ed esportazioni è avvenuto in un contesto già segnato da altre controversie diplomatiche, come la rottura delle relazioni diplomatiche tra Israele e la Colombia. Questi sviluppi mettono in evidenza la complessità delle relazioni geopolitiche nella regione e sollevano domande importanti sulla stabilità e la sicurezza della regione.
Lo scorso 2 maggio infatti, la Colombia, tramite la voce del Presidente della Repubblica Petro, ha dichiarato di non intrattenere più relazioni diplomatiche con lo Stato sionista. Lo Stato latino ha denunciato, in seguito ad una grande mobilitazione popolare in occasione del 1 maggio, un governo artefice di genocidio.
Le tensioni del commercio tra Turchia e Israele rappresentano un ulteriore capitolo in una storia complessa di relazioni diplomatiche e politiche nel Medio Oriente. Mentre entrambi i paesi cercano di difendere i propri interessi nazionali, è chiaro che tali tensioni possono avere conseguenze significative sulle relazioni regionali e internazionali. In ogni caso, questa fresca decisione del presidente turco lo rende comunque complice del genocidio palestinese, ma sopratutto uno dei molteplici presidenti assetati di potere geopolitico e prestigio nazionale.