Nelle acque sempre più inquiete del Mediterraneo, emerge un nuovo pericolo: i barchini da 200 euro dei migranti. Queste fragili imbarcazioni nascondono una realtà sconvolgente e rischiosa che sta colpendo coloro che cercano una speranza attraverso il mare.
In tempi recenti, si è delineata una tendenza preoccupante nel campo del business degli scafisti, che coinvolge l’uso di barche di ferro economiche vendute a poche centinaia di euro. Queste imbarcazioni non solo costano pochissimo da costruire, ma generano profitti pari a ben 200 volte l’investimento iniziale. Tuttavia, queste barche sono pericolosamente inclini al rovesciamento in acque con una forza 3 e onde di poco più di mezzo metro. Un’indagine giornalistica condotta da Francesco Battistini per il Corriere della Sera rivela questa inquietante realtà.
L’epicentro di questo sinistro mercato è Sfax, in Tunisia, il luogo da cui è partita una barca di ferro lunga 7 metri che si è tragicamente rovesciata al largo delle coste di Lampedusa, causando la perdita di 41 migranti su 45 a bordo. Queste persone disperate si radunano nei capannoni del quartiere Awabed, sborsando 900 euro a “biglietto” nel tentativo di intraprendere il pericoloso viaggio. Il numero di coloro disposti a fare questa traversata è in aumento, soprattutto dopo il colpo di stato in Niger. Queste barche di ferro poco appariscenti sfuggono ai radar e vengono realizzate recuperando materiali scartati e lavorandoli. Il costo totale di costruzione di ciascuna imbarcazione ammonta a soli 200 euro. Con biglietti venduti a 900 euro ciascuno per 60 passeggeri, i margini di profitto illecito diventano purtroppo troppo evidenti.
Tuttavia, quando si trovano ad affrontare onde di poco più di mezzo metro, queste barche si ribaltano immediatamente, lasciando i loro occupanti intrappolati e alla deriva nel Mediterraneo per giorni interi. I quattro superstiti dell’ultimo naufragio hanno raccontato la loro esperienza traumatica:
“Quando abbiamo visto a distanza, a tanta distanza, una barca di ferro vuota, abbiamo iniziato a nuotare. Non era facile, il mare era mosso. Alcuni sono rimasti indietro e non li abbiamo più visti. Noi quattro siamo riusciti ad arrivare alla barca e a salire…”.
Il governo tunisino ha iniziato a prendere misure per contrastare questa pericolosa tendenza, chiudendo cantieri navali illegali e beneficiando dei suggerimenti di alcuni pescatori. Tuttavia, a causa della “corruzione” dilagante in questo commercio illecito, il business continua senza sosta.