Dal momento del suo arresto il 16 maggio 2024, l’avvocata 56enne Sonia Dahmani ha visto i suoi diritti essere ripetutamente violati. Prelevata con brutalità dalle forze di polizia presso la sede dell’Ordine degli avvocati tunisini, dove si era rifugiata, Dahmani è stata condannata a un anno di reclusione il 6 luglio, con riduzione della pena a 4 mesi. L’11 settembre è arrivata la condanna in appello a 8 mesi di reclusione ai sensi del decreto 54, che criminalizza la diffusione di false informazioni. Il motivo dell’arresto? Aver commentato sarcasticamente in diretta televisiva la situazione politica e sociale della Tunisia e alcune dichiarazioni del Presidente Kaïs Saïed. Il neo regime di Saïed non ha apprezzato il dissenso in diretta dell’avvocata e ha sentenziato che Dahmani rappresenta un pericolo per la sicurezza del Paese.
Perché Tunisi considera Sonia Dahmani una minaccia per la sicurezza nazionale: il decreto 54 del 2022
Sonia Dahmani è un’avvocata, attivista e commentatrice televisiva tunisina di 56 anni che è stata arrestata il 16 maggio 2024 a Tunisi per aver fatto commenti sarcastici sulle dichiarazioni del Presidente Kaïs Saïed in merito ai migranti provenienti dall’Africa subsahariana, che secondo Saïed hanno l’intenzione di stabilirsi permanentemente in Tunisia.
Il giorno del suo arresto Sonia Dahmani si trovava presso la sede dell’Ordine degli avvocati tunisini ed è stata prelevata con la forza da agenti in abiti civili e con il viso incappucciato. Il canale francese France 24 ha ripreso l’arresto in diretta e subito dopo la connessione è stata interrotta dagli agenti di polizia. Dopo una sentenza del 6 luglio che ha condannato Dahmani a 1 anno di carcere, per poi essere ridotta a 4 mesi, in appello il tribunale di Tunisi ha sentenziato 8 mesi di reclusione per l’avvocata ai sensi del decreto 54 del 2022,che Saïed ha promosso in merito alla sua volontà di trasformare la Tunisia in un regime totalitario.
Infatti, il Presidente tunisino ha sfruttato la Covid-19 per promulgare nel 2021 diverse leggi che hanno invalidato il potere giudiziario e l’opposizione politica nel Paese, mentre col decreto 54 il governo di Tunisi ha attaccato la libertà di stampa e d’opinione. Sonia Dahmani è stata quindi arrestata per aver fatto un’allusione sarcastica, decisione che ha scatenato il dissenso degli organi del diritto internazionale.
Consiglio Nazionale Forense: “Dahmani Nobel per la Pace nel 2015, condanniamo brutali modalità d’arresto“
Francesco Greco, presidente del CNF, ha condannato le modalità con le quali è stato eseguito l’arresto, operato da persone in passamontagna che si sono introdotte con la forza nella sede dell’Ordine degli avvocati nazionali della Tunisia, dove Dahmani aveva cercato rifugio dopo la convocazione in Tribunale senza apparente motivazione. Nel 2015 l’Ordine nazionale degli avvocati della Tunisia ha vinto il Nobel per la Pace insieme al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, le quattro organizzazioni che in seguito alla Rivoluzione del Gelsomino nel 2011 si erano prefissate l’obiettivo di costruire una democrazia pluralistica in Tunisia.
Il CNF è legato al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino da un accordo di cooperazione sottoscritto il 5 giugno 2015 e oggi sta chiedendo alle autorità tunisine l’immediato rilascio di Sonia Dahmani e la cessazione degli atti di intimidazione e repressione che i colleghi della Tunisia subiscono, impotenti sotto il clima di regime instaurato da Saïed. Nelle dichiarazioni rilasciate in occasione dell’arresto di Dahmani, Greco ha parlato di un atto di persecuzione che si ripete contestualizzato alla violazione del diritto internazionale, chiedendo invano una soluzione diplomatica per tutelare Dahmani.
Purtroppo, La sentenza a 8 mesi per un’allusione sarcastica conferma che le conquiste umanitarie della Rivoluzione del Gelsomino sono state drammaticamente affossate dall’ennesimo personaggio politico che, eletto democraticamente, per detenere il potere instaura un regime basato sulla violenza e sfrutta i momenti di fragilità di uno Stato per coltivare i propri interessi a discapito della collettività, una dinamica presente ormai in molti Stati e che sta favorendo una forte involuzione in materia di diritti umani.
Ormai è noto che in questo contesto l’Italia si fa pochi scrupoli e continua a sottoscrivere contratti e partnership commerciali con governi autoritari che calpestano quotidianamente i diritti umani. La speranza è che Sonia Dahmani e tutti gli altri perseguitati dal regime di Saïed possano essere subito rilasciati per riprendere l’obiettivo che è valso il Nobel per la Pace alle organizzazioni tunisine: costruire un futuro libero, equo e democratico.
Aurora Colantonio