Il quadro di certezze delle teorie classiche scientifiche ha lasciato spazio a relativismo e imprevedibilità che solo la nostra coscienza può gestire
“Solstizio di Scienza: ri-pensare il futuro” è una maratona live che vuole indagare la cultura della Scienza, le teorie fisiche, le connessioni tra uomo e Natura, attraverso riflessioni scientifiche che saranno accompagnate da evocazioni poetiche e musicali. Organizzato dal National Geographic Festival delle Scienze, Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con Codice Edizioni, si tratta di un Festival che proseguirà fino al prossimo autunno, per concludersi dal 23 al 29 novembre presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Maratona live di 6 ore
Oggi, 20 giugno, la maratona parte con una diretta di 6 ore, dalle 16 alle 22, in cui si confronteranno 50 esponenti di spicco del mondo scientifico e letterario. Si potrà seguire l’evento in diretta tramite i canali dei partner: Auditorium Parco della Musica, ANSA, National Geographic, enti di Ricerca (CNR, INFN, ESA, ISPRA, CMCC) mentre a questo link è possibile seguire la maratona.
Letture, musiche, laboratori, visite virtuali con incursioni anche nell’atmosfera, per parlare di “Migrazioni tra natura e cultura”, “Natura che cambia, le piante e i boschi”, Come si esce dall’Antropocene?”,” Il Mondo da lassù”, “Il cielo stellato sopra di me… la legge morale dentro di me”, “Salute che verrà”, “Storie di calendari”. Riscaldamento globale, nuove forme di energia, economia e progresso sostenibili, futuro della tecnologia, saranno gli argomenti che ruoteranno attorno al tema di quest’anno: “Ottimismo e Scienza”.
Lo scienziato è il Messia
Mai come in questo periodo storico – per lo meno in epoca moderna – si è avuto il bisogno di vedere la Scienza con ottimismo. In questo momento di incertezza, sta assumendo un ruolo predominante. L’esperto scientifico, in epoca di pandemia, è il Messia, colui che viene ascoltato con sacralità, che detiene la nostra salvezza e dispensa parole a volte confortanti a volte meno, iniettando fiducia nel futuro oppure sconforto. “Io sono la Via e la Verità”, diceva Gesù nelle Sacre Scritture, allo stesso modo in epoca Covid, lo scienziato è la Verità. O per lo meno noi riteniamo che lo sia, aggrappandoci all’unica voce che abbia autorevolezza: di fronte a un virus indistruttibile e alla nostra impotenza, la Scienza è l’unica a poterci dare risposte. Ma se la Scienza si basa sull’analisi empirica dei dati e infonde fiducia, il rapporto tra uomo e Scienza e la visione scientifica del mondo ha subìto nei secoli un’evoluzione.
La fisica classica
La “fisica classica” si basa saldamente sul metodo scientifico galileiano. Galileo ebbe il merito di scardinare il metodo allora riconosciuto come unicamente valido di fare riferimento agli studi del grande Aristotele. Galileo definì per primo il metodo scientifico: coniugare il rigore della deduzione matematica con la necessità dell’osservazione induttiva, dell’esperimento e dell’esperienza, servendosi di strumenti tecnici come il cannocchiale. Secondo Galileo, e secondo tutta la Scienza classica, la conoscenza del mondo si sviluppa attraverso un processo interattivo fra soggetto e oggetto della indagine. Osservazione, induzione, deduzione, riprova, anche ipotesi, dubbio, verifica sperimentale. Metodo non lontano da come oggi viene definita la Scienza: “Insieme delle discipline fondate essenzialmente sull’osservazione, l’esperienza, il calcolo, o che hanno per oggetto la natura e gli esseri viventi, e che si avvalgono di linguaggi formalizzati”. È grazie allo sviluppo e all’impiego di questo approccio metodologico che la Scienza moderna, a cominciare da Galileo e Newton, ha sviluppato specie nel secolo XIX, le grandi teorie della fisica classica.
La sicurezza della Scienza
La Scienza ha un altro punto di forza: la sinergia fra l’operato dei vari ricercatori; ognuno di loro controlla, completa, rafforza ed allarga l’operato degli altri. La conquista del mondo procede per “allargamenti concentrici”, ovvero ogni nuova teoria (che parte dall’esperimento) ingloba e raffina, mai negando, la teoria precedente. Con questi assiomi, relazioni di causa-effetto, il mondo osservato non viene perturbato dall’osservatore, allargamento concentrico e progressivo della conoscenza del mondo, la Scienza ha acquisito nei secoli una sicurezza assoluta. Un quadro di certezze che già caratterizza l’illuminismo di Laplace (matematico, fisico e filosofo) e si estende fino agli inizi del XX secolo; vengono elaborate le grandi teorie della fisica classica: l’elettromagnetismo di Maxwell, che sintetizza in quattro equazioni la capacità di predire una straordinaria varietà di fenomeni naturali e artificiali; la termodinamica; l’ottica, fino ad arrivare alla Teoria della Relatività Ristretta di Albert Einstein agli inizi del Novecento.
Il punto di rottura
Ma avviene una rottura che spezza il potere dell’autoreferenzialità della Scienza. Per dirla con un metodo scientifico, è la meccanica quantistica a portare a una rivoluzione. La meccanica quantistica si occupa di sistemi microscopici, atomici e subatomici, ovvero si occupa della struttura intima che sottende e determina l’architettura del mondo macroscopico che ci circonda. Questa osservazione microscopica ha evidenziato un mondo sotterraneo nuovo, inaspettato e imprevedibile, che ha costretto fisici e scienziati a rinunciare all’idea deterministica di Scienza. Si mette in discussione la relazione deterministica di causa-effetto (che rende certa e univocamente prevedibile l’evoluzione di un processo) e il fatto che la Natura non possa essa perturbata dall’osservatore/ricercatore. Questa perdita di certezze ha fortemente turbato la comunità dei fisici nei primi decenni del XX secolo. Allo stesso tempo, ha portato successi nella ricerca astrofisica e nello studio dell’universo cosmico.
I giorni nostri
Un tratto che caratterizza questa nuova evoluzione della ricerca – che è ancora in divenire ai giorni nostri – è la capacità di generare innovazione tecnologica: materiali, dispositivi, processi sono entrati nell’uso comune e incidono in misura crescente sulla nostra vita e sulla nostra cultura. Aumenta la capacità dell’uomo di modificare la propria civiltà e le caratteristiche fisiche dell’ambiente in cui viviamo. Tutto questo porta a cambiamenti che non siamo in grado di prevedere, mandando in crisi il modello conoscitivo sperimentale della fisica classica. Deve cambiare quindi l’approccio metodologico. L’illusione di schematizzare modelli come semplici e ripetibili è finita. Ora abbiamo a che fare con sistemi complessi che denotano fattori strutturali, struttura interna autoreferenziale, capacità di auto organizzarsi, comportamento caotico e imprevedibile.
Il caos
Un esempio? Il clima terrestre. Esso è la manifestazione dell’evoluzione di un sistema complesso che passa per momenti di instabilità, punti di rottura e non ritorno. Una previsione certa non è possibile; né è possibile la sperimentazione, perché fra le possibili evoluzioni, alcune sono catastrofiche e forse distruttive.
Un altro esempio? Il virus SARS-CoV-2. La sua diffusione improvvisa a livello globale, il contagio elevatissimo, la sua forza distruttiva, l’assenza di cura, la mancanza di un vaccino, l’imprevedibilità della sua evoluzione. Un sistema complesso e caotico.
Ragione e sentimento
Se la Scienza ha sempre poggiato la sua forza sull’alleanza tra ricercatori, ora più che mai deve riportare questo modello nel mondo di insicurezza in cui viviamo. La Scienza detentrice della Verità (unica e univoca) deve fare spazio al relativismo, a una politica di alleanze, dove la condivisione di criteri, valori e giudizi siano arricchimento, crescita, soluzione e riordino del caos ambientale.
La Scienza classica pensava di poter sviluppare paradigmi senza limiti sulla conoscenza dell’uomo e della Natura. Si sbagliava. Forse dovremmo includere nel concetto di Natura anche quello di Cultura e coscienza. Soggettività. Perché l’uomo insieme alla Scienza, non è estraneo all’arte, alla tradizione, alla religione.
Forse la soluzione è farsi guidare dal sentimento, più che dalla ragione.
Marta Fresolone