Il razzo Atlas V ha portato in orbita Solar Orbiter, la sonda partita da Cape Canaveral il 10 febbraio alle 5.03 am.
La nostra stella piu famosa? Il sole, ovviamente. Ma ancora avvolta nel mistero. Ed è così che nasce dunque una delle missioni spaziali più ambiziose alla scoperta delle regioni polari della stella per eccellenza.
La missione Solar Orbiter, voluta dall’ESA, e che vede una forte partecipazione della NASA, non servirà solo a studiare quelle regioni di cui ancora sappiamo poco, ma sarà anche necessaria per investigare l’intensità delle radiazioni emesse dal Sole, che attraverso i venti solari impattano sul nostro pianeta.
Uno studio approfondito per proteggere i satelliti e i sistemi di comunicazione a rischio danneggiamento a causa delle tempeste solari, e che necessitano dunque di previsioni accurate che tutelino anche gli astronauti durante le loro missioni.
Poco meno di due anni: ecco quanto ci impiegherà la sonda a raggiungere l’orbita ideale intorno al Sole.
Sfruttando la gravità di Venere, uscirà dal piano eclittico del sistema solare, aumentando la propria inclinazione di orbita e fornendo nuove prospettive da cui analizzare la stella.
La sonda sarà protetta dalle radiazioni grazie a un grande scudo termico, creato da Thales Alenia Space, una delle maggiori produttrici europee, che sarà in grado di resistere a temperature di 500°. Scudo progettato però per poter compiere le misurazioni necessarie agli scienziati nonostante la schermatura.
Tanta Italia nel progetto: l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha collaborato infatti progettando il cronografo METIS, uno strumento capace di rilevare immagini nella luce ultravioletta.
“In quanto esseri umani, siamo sempre stati consapevoli dell’importanza che il Sole riveste in termini di vita per il nostro pianeta, osservandolo e investigando come funziona, ma sappiamo da tempo che ha il potenziale per distruggere la vita sulla Terra, dovessimo mai trovarci in mezzo a una potente tempesta solare” ha dichiarato Günther Hasinger , ESA Director of Science.
Per la NASA questa missione, grazie anche ai dati provenienti da Parker Solar, la missione NASA, darà nuove informazioni sulle dinamiche di comportamento della stella, sopratutto delle regioni polari, che per gli scienziati sono una chiave di lettura fondamentale nello studio del Sole.
L’orbita di Parker Solar toccherà più da vicino quella del Sole per poter studiare i venti solari, ma non ha telecamere, a differenza di Solar Orbiter che, stando a una distanza più ideale, fornirà immagine remote e misurazioni varie, implementando quelle che verranno fornite dalla missione NASA.
“La missione Solar Orbiter farà grandi cose. Combinata con l’altra missione recentemente lanciata dalla NASA per studiare il Sole, ci permetterà di raccogliere nuovi dati e acquisire nuove conoscenze sulla nostra stella. Insieme con i nostri partner europei stiamo entrando il una nuova era di eliofisica che trasformerà lo studio del Sole e renderà più sicuri gli astronauti che viaggeranno con la missione Artemis sulla luna” ha detto Thomas Zurbuchen, amministratore Associato NASA per la Scienza del quartier generale di Washington.
Chiara Nobis