La sociopatia, anche detta disturbo anti-sociale di personalità, è per il dizionario: una “condizione morbosa originata da fattori sociali”. A parere medico è un vero e proprio disturbo mentale. I soggetti affetti da sociopatia sono spesso consapevoli del loro stato, eppure, questi non si presentano con un’accetta o un coltello pronti ad uccidere chi gli capiti a tiro. Non sono schizofrenici o psicotici.
Fondamentalmente la sociopatia consiste nel cambiamento del cervello che avviene nella prima infanzia. In questo periodo il cervello subisce un processo di “potatura neuronale”.
Nella potatura neuronale il cervello elimina o diminuisce notevolmente i collegamenti con determinate aree di esso. Nel caso della sociopatia tutte le emozioni negative di un determinato tipo vengono “potate”. Ciò comporta un cambiamento anche a livello fisico e strutturale del cervello che sarà ormai incapace di attivare quelle aree. Il disturbo antisociale è una malattia capace di presentarsi in ogni individuo in maniera diversa e generalmente da poter dividere per quattro categorie diverse: da una sintomatologia più “lieve” si definiscono i “sociopatici comuni” fino ad arrivare ai “sociopatici dissociali o aggressivi”. I primi rifiutano semplicemente alcune norme sociali in quanto incapaci di provare vergogna, hanno rapporti sessuali molto frequenti e sono impulsivi ed incapaci di pianificare. Gli ultimi invece vivono un totale distacco verso la morale, la società e provano sentimenti quali: frustrazione, noia, iperattività, umiliazione, fino a sfociare nella depressione o in attività violente e di manipolazione altrui.
La sociopatia si manifesta prevalentemente negli uomini, con un rapporto di 3:1 rispetto all’altro sesso. Eppure, è proprio grazie ad una donna, la scrittrice e avvocatessa americana M.E. Thomas che si è scoperto come si può vivere con questa condizione di alienamento continuo. Alla domanda “come ci si sente ad essere sociopatici?” lei risponde in questo modo:
“Sono una persona libera dalle emozioni più irrazionali e incontrollabili. Sono furba e calcolatrice. Sono intelligente, sicura di me e molto affascinante; ma faccio anche del mio meglio per reagire in maniera appropriata ai confusi segnali emotivi che mi vengono lanciati dalle altre persone.”
La scrittrice dice inoltre di donare il 10% del suo stipendio in beneficenza, di essere una ricercatrice per diverse riviste scientifiche ed essere inoltre anche una docente di diritto, oltre che (ricordiamolo) un affermato avvocato. Se, ora si andasse a controllare una delle caratteristiche descrittive di un sociopatico, si potrebbe leggere “estrema abilità nel mentire”, eppure, si può notare nel caso della scrittrice che ciò che afferma è del tutto vero.
Un sociopatico lieve, come si potrebbe dire in tal caso per M.E. Thomas, è spesso consapevole della propria condizione e soprattutto convinto delle proprie capacità, ha spesso anche istinti violenti, è un abile seduttore (e chi non vorrebbe esserlo?), ma la sua mente lo spinge indietro: la consapevolezza delle ripercussioni su sé stesso, prima che sugli altri e sulla società, gli impone di fermarsi, di non oltrepassare la sottile linea che lo distingue da uno psicopatico violento. Non gli si può chiedere una totale dedizione verso gli altri, o di provare emozioni genuine come si farebbe con una persona altrettanto cosciente, ma per tal causa di fatti, un sociopatico che diventa consapevole di sé resta comunque “un malato dalla condizione di disagio sopportabile”. Non c’è cura per la sociopatia ed i farmaci che servirebbero a sedare tale condizione come gli antidepressivi, gli analgesici e gli antipsicotici, risultano meno efficaci che per altri disturbi.
Spaventarsi non serve e non siate preoccupati perché la bellezza del mondo è proprio la diversità. Ognuno di noi ha qualcosa che ci distingue dagli altri e l’impresa più ardua, in questa epoca, è proprio riuscire a non omologarsi alla massa.
Massimiliano Ferrara