Social scoring: la dignità appesa a un punteggio

Il social scoring è una strategia di controllo della libertà.

Lo sviluppo delle tecnologie digitali è sfruttato per monitorare i comportamenti umani.

Il social scoring nasce in Cina e sconvolge il resto del mondo: un’esigenza di controllo assoluto camuffata dalla volontà di monitorare la qualità delle imprese. L’idea sbarca anche in Italia.

Il social scoring (Sistema di Credito Sociale -SCS) ha lo scopo di valutare, in prima battuta, quella che la Cina definisce l’«integrità sociale» (社会诚信) dei propri cittadini. Difatti, l’aspetto che viene preso in analisi dal governo cinese, dal quale è sorta l’iniziativa, è proprio quello socio-economico.

In particolare, tre aree compongono lo spettro di valutazione, oltre all’integrità sociale: “integrità commerciale“(商务诚信), “credibilità giudiziaria” (司法公信) e “onestà negli affari di governo” (政务诚信).

Un sistema di sorveglianza di massa

Non è poi così recente la proposta di istituzione di un sistema di credito sociale nella Repubblica Popolare Cinese, come si evince dalla data di rilascio dell’ «Avviso del Consiglio di Stato sulla stampa e la distribuzione dello schema del piano per l’istituzione del sistema di credito sociale (2014-2020)», risalente al 14 giugno 2014. Fin dall’inizio, si legge:

Il sistema di credito sociale è una parte importante del sistema socialista dell’economia di mercato e del sistema di governance sociale. Si basa su leggi, regolamenti, standard e contratti, […] stabilendo il concetto di una cultura del merito creditizio e portando avanti le virtù tradizionali del merito creditizio come requisiti intrinseci e utilizzando incentivi per l’affidabilità e vincoli sull’inaffidabilità come meccanismi di ricompensa e punizione, con lo scopo di aumentare la consapevolezza dell’intera società dell’affidabilità creditizia e dei livelli di credito.

Non rimane pertanto oscura l’intenzione di regolare tramite sterili punteggi la buona condotta dei cittadini, ma è descritta dal governo come un’opportunità. Un’opportunità per sfruttare i progressi dell’intelligenza artificiale: la creazione di una banca dati nazionale (tramite Big Data) che conservi i dati sociali e finanziari della popolazione. La ragione-chiave di cui si serve la Cina per legittimare il progetto è la valutazione dell’attività delle imprese, per migliorare la qualità economica del governo.

Un inizio giustificato

Il sistema di credito sociale cinese ha attraversato la propria fase embrionale durante la pandemia tramite il covid pass. Questo strumento monitorava gli spostamenti dei cittadini cinesi, che se negli ultimi 14 giorni avevano frequentato luoghi considerati ad alto rischio, non potevano accedere in nessuna attività commerciale. Attraverso la scansione di un QR-Code, si potevano rilevare queste informazioni. Non solo. Un documento essenziale che i cittadini cinesi erano tenuti a ritirare era il passaporto vaccinale, che tutt’ora risulta un importante mezzo per viaggiare oltre confine senza problemi.

Vita privata sotto i riflettori

Il social scoring è oggi un’arma che si estende oltre. Siamo abbastanza consapevoli che la maggior parte delle applicazioni del nostro smartphone, i portali di acquisto online e i social network hanno accesso ai nostri dati personali. Ma non ci è ancora sufficientemente chiaro il fine di utilizzo di queste preziose informazioni.

In Cina, attraverso i portali di acquisto in rete come Alibaba, la piattaforma di pagamento online Alipay, la cronologia del motore di ricerca Baidu e il servizio di messaggistica WeChat, il nostro comportamento è osservato, valutato e classificato in punti che determinano la rispettabilità della propria vita.

Se acquisti giochi per neonati, biberon e pannolini, con molta probabilità sei un genitore, e per questo una persona responsabile, utile ad una società che cerca rigore e affidabilità. Se invece trascorri diverso tempo a giocare online con i tuoi amici, sei una persona pigra e poco produttiva, pressoché dannosa per la comunità.

Le conseguenze del social scoring

Nel programma del SCS cinese, si pone l’accento sulle conseguenze di un punteggio alto o basso, che ogni cittadino può consultare accedendo a Sesame Credit, un sistema gratuito che utilizza i dati forniti da Alibaba per compilare il suo punteggio.

Diverse sono le punizioni per chi totalizza un punteggio insufficiente: divieto di volo, che può estendersi anche a limitazione negli spostamenti locali, rallentamento nella connessione internet, esclusione da determinati ruoli lavorativi, esclusione da scuole private.

D’altro canto, non mancano delle ricompense a seguito di una valutazione positiva: facilitazione di viaggi e spostamenti (meno documenti e controlli ridimensionati), accesso agevolato a finanziamenti, affitti e noleggi, buoni spesa, dignità sociale.

I primi esperimenti in Italia

A partire dagli ultimi mesi dell’anno scorso, in Italia sono stati proposti i primi progetti. Il più significativo è il “Progetto Pollicino” di Bologna. Questa iniziativa invita i cittadini a condividere i propri spostamenti per un’analisi della mobilità: si scarica l’app IoPollicino e si acconsente a registrare «in forma anonima» la posizione e i percorsi giornalieri.

A questo proposito, una riflessione: di certo, è buona abitudine per i cittadini spostarsi regolarmente con mezzi di trasporto sostenibili come la bicicletta, ma quali sono le persone che possono permettersi questa comodità? Chi abita vicino al proprio luogo di lavoro e chi si trova in uno spazio vantaggioso per la presenza di molti servizi, che solitamente corrisponde ad una zona centrale. Insomma, persone con uno status sociale più che dignitoso.

Queste persone meritano allora dei premi, come dei buoni sconto da sfruttare presso i pdv Natura Sì, per esempio. Oppure delle percentuali di sconto presso altri negozi, come le librerie. Si premia chi ha la fortuna di poter essere premiato. Tutti gli altri sono individui che non sono stati in grado di rendersi fortunati.

Il Progetto Pollicino non è l’unico ad essersi reso concreto e ad aver sviluppato una sua strategia di controllo. Si distingue un altro programma romano e bolognese: lo Smart Citizen Wallet, il «portafoglio del cittadino virtuoso». In questo caso, le “buone azioni” sono premiate attraverso crediti da accumulare nel proprio portafoglio virtuale: rispettare la raccolta differenziata, gestire bene l’energia, evitare multe e sanzioni promuovono la reputazione di “cittadino modello”.

Per ora, il Garante della Privacy tenta di limitare le libertà d’azione di questi progetti. Tuttavia, dovremmo chiederci quale sarà il risultato di una simile condivisione di intenzioni con uno Stato di forma autoritaria come quello cinese. E quanto tempo ci rimane ancora.

Elena Nati

 

 

 

 

 

 

 

 

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