Social media in Russia: chiuderli soffocherebbe il movimento anti-guerra 

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Le più grandi compagnie di social media stanno studiando come contrastare la disinformazione fomentata dall’invasione russa in Ucraina. Twitter, Google e Facebook hanno affermato che stanno aumentando i loro sforzi per rimuovere i video e le informazioni che violano le loro politiche.  Ma alcuni esperti sostengono che rendere totalmente inattivi i social media in Russia potrebbe rivelarsi un errore. 

I social media in Russia sono un’arma a doppio taglio per il Cremlino

Potrebbe rivelarsi fondamentale che le principali piattaforme social in Russia continuino ad operare, pur moderando la palese disinformazione e limitando la propaganda promossa dai media di stato. Questo perché le piattaforme di social media stanno offrendo ai Russi che si oppongo al Cremlino, un modo per far sentire la propria voce e offrono uno strumento per ottenere informazioni che le organizzazioni nazionali  non condivideranno.

Un esempio sono stati i Tweet ampiamente diffusi questa settimana, che  hanno mostrato manifestanti russi protestare e marciare per le strade di Mosca contro il proseguimento della guerra. Un popolare rapper di San Pietroburgo ha cancellato il suo concerto e giovedì ha pubblicato un messaggio contro la guerra ai suoi oltre 2 milioni di follower su Instagram. Inoltre, alcuni figli di alti funzionari statali e oligarchi russi si sono rivolti a Instagram per esprimere la loro opposizione all’invasione.

La risposta delle piattaforme social alla propaganda russa

Nei prossimi giorni, si prevede che il governo russo continuerà a far circolare affermazioni false e fuorvianti a sostegno dell’invasione in corso in Ucraina. Twitter ha già temporaneamente sospeso i suoi annunci e alcune informazioni riguardo il conflitto per impedire la diffusione di disinformazione. Facebook ha annunciato che avrebbe vietato ai media statali russi di pubblicare annunci. Mentre l’esitazione di YouTube, che sul valutare se le nuove sanzioni economiche alla Russia possano avere un impatto sui contenuti consentiti, ha subito scatenato pressioni nei confronti della piattaforma. La piattaforma video, gestita da Google,  è stata infatti pregata di rimuovere i canali di propaganda filo-russi presenti sul sito, che trasmettevano in diretta streaming gli attentati in Ucraina. 

Soluzioni più drastiche stanno venendo prese oltreoceano, dove alcuni esperti di cybersicurezza, insieme a studiosi dei social media, hanno chiesto alle piattaforme di comunicazione con sede negli Stati Uniti di tagliare i media russi finanziati dallo stato, indebolendo la capacità del governo russo di distribuire propaganda. 

Non è chiaro se la Russia aumenterà le sue restrizioni in risposta al continuo rifiuto di Facebook di smettere di moderare i media russi, o cosa farà esattamente a Twitter e YouTube. Ma per tutti i motivi menzionati in precedenza, se le società tecnologiche limitassero ulteriormente sia i media di stato russi che gli account ufficiali del governo, si potrebbe andare in contro a ulteriori ritorsioni da parte del Cremlino.

Disinformazione e social media in Russia: un problema “relativamente facile” da risolvere 

Sarah Kreps, professoressa di relazioni internazionali e direttrice del Cornell Tech Policy Lab presso la Cornell University, studia da diverso tempo il fenomeno della disinformazione sui social media. 

“Alcuni critici hanno affermato che le piattaforme affrontano i contenuti pro-Putin in modo ad hoc, ma il fatto è che la situazione di un grande Paese non democratico, dotato di armi nucleari, che cerca di occupare il suo vicino democratico è senza precedenti, sicuramente in un’era dei social media. Queste piattaforme sono alla ricerca di un approccio che preveda la libertà di parola senza consentire o favorire le operazioni di influenza russa”. – Sarah Kreps 

Da uno studio condotto dalla professoressa in merito allo scenario mediatico riscontrato durante la pandemia, emerge che i factcheck giornalistici offrono informazioni accurate per contrastare la disinformazione e  sono stati più efficaci nel ridurre sia le percezioni errate che la condivisione sui social media delle notizie false, candidandosi come un’efficace contro-narrativa alla disinformazione propagandistica dei social in Russia. 

“Le piattaforme dei social media hanno avuto enigmi su come gestire la disinformazione relativa al presidente degli Stati Uniti, al COVID-19 e ai vaccini. La disinformazione legata al governo russo è un problema politico relativamente facile da risolvere per queste piattaforme.”  – Sarah Kreps 

In uno scenario ancora incerto, tutto ciò sottolinea come i social media siano uno strumento strategico chiave per le potenze globali, e non dovrebbe sorprendere che il Cremlino stia tentando di manipolare la conversazione pubblica online a suo favore.

 

Fabio Lovati 

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