Social: i 15 minuti di anonimato e il pollice verso

Si sviluppano in barre color avorio di forma rettangolare. Sono contornate da minute immagini che riproducono le 6 risposte social essenziali: ok, love, ahah, wow, sigh, grrr.

Uno non ci crederebbe che sia tutto qui il suo speciale modo di guardare fuori, però, a tua discolpa, è tascabile. Hai cliccato sull’icona dell’app social sul tuo smartphone e ora hai il mondo ai tuoi piedi. Per essere più chiari: tu potresti guardare qualunque programma televisivo, leggere un qualsiasi articolo, vedere uno delle migliaia di film che arrivano da oltreoceano, mangiare una qualsivoglia ciotola di specialità straniere, ma tutto ciò non avverrà mai fino a quando non avrai cliccato.




Se, per esempio, tu dicessi di aver guardato la puntata di 8 e mezzo della Gruber in cui Di Battista parla del suo nuovo libro non ci crederebbe nessuno se prima non avessi fatto “click” e se non fosse comparso un tuo epigramma sulle barre avorio su un social. Perché, vedi, la questione è essenziale, e tu devi essere “mobile”.

Ora, il fatto che tu non sia abbastanza documentato, o che, alla fine, della puntata della Gruber tu abbia visto solo la sigla d’apertura perché altrimenti si sarebbero scotti i fusilli che avevi in pentola e non avresti potuto farli saltare in padella con il sugo all’amatriciana “come lo fai solo tu” (e lo sai perché l’hai postato su instagram), questi fatti, vedi, non sussistono. Quindi “click”.

Perché sei “mobile” e soprattutto perché c’è una tua foto su quella barra social e chi parla sei tu. A questo sì, ci avevi sicuramente pensato. Poi inizia il gioco. Aspetti, impaziente, ma aspetti. Arrivano le prime risposte, sono potenzialmente 6, non lasciano scampo. Il risultato è dato dalla differenza tra la somma delle prime quattro e quella delle ultime due. Se ricordi: ok, love, ahah, wow, sigh, grrr.

Statisticamente saresti avvantaggiato, insomma, 4 contro 2, ma non si sa mai. Poi devi ricordarti che non tutti i social hanno lo stesso metodo di comunicazione. Prendi YouTube ad esempio, qui hai pollice all’insù o pollice verso. Le tue possibilità vengono drasticamente ridotte del 50%.

Davvero, se devi pensare a tutte queste cose, hai il tempo di leggerlo l’articolo a cui stai rispondendo? Hai il tempo di interessarti di politica?

No, e questo spiega il tuo commento al post della pagina social del Movimento 5 stelle in cui hai trovato un modo originalissimo per ironizzare sulla svista legata all’immagine errata del Molise. Ma è anche una spiegazione a quel commento che invece ricordava che Matteo Renzi è stato condannato dalla Corte dei Conti in risposta a una tematica differente.

Perché, vedi, intanto stai giocando un’altra partita.

Prima non lo sapevi, ma nel momento in cui hai iniziato è diventato automatico. E pensare che il gioco era molto più facile agli inizi, ora più o meno tutti sanno cosa dire per conquistare una delle 4 buone reactions. La distanza fra te e gli altri si sta livellando e non brilli più come una volta. Devi pur galleggiare però, o rischi di cadere nell’anonimato, quindi “click”.

Sei forse, nello cyberspazio, su piani che uniscono voci da tutto il mondo. Non è che non sai informarti, è che c’è troppo chiasso, e non riesci nemmeno a sentire la tua voce.

Paolo Onnis

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