La polizia libica spara su ONG e migranti: la crisi dei salvataggi nel Mediterraneo

ruolo delle ONG: salvataggi nel mediterraneo

La crisi migratoria raggiunge livelli drammatici mentre le ONG si trovano a fronteggiare non solo le sfide dei continui e sempre più urgenti salvataggi nel Mediterraneo, ma anche nuove restrizioni normative. La Geo Barents, nave di Medici Senza Frontiere, ha recentemente assistito a un episodio di violenza e respingimento da parte della guardia costiera libica, separando famiglie e riportando i migranti in Libia e mettendo ancora più in crisi il sistema dei salvataggi nel Mediterraneo. Nel frattempo, il governo italiano introduce misure legislative che potrebbero compromettere definitivamente le missioni umanitarie.

Un dramma nel Mediterraneo centrale

La Geo Barents, nave umanitaria di Medici Senza Frontiere (MSF), si prepara ad attraccare a Crotone con 83 migranti salvati in acque internazionali. Durante i salvataggi nel Mediterraneo, la nave è stata testimone di un tragico intervento da parte della guardia costiera libica, che ha separato famiglie e riportato in Libia 29 persone, tra cui donne e bambini: una trentina di loro è stata infatti riportata in terra libica, dopo la tragica separazione dal resto delle famiglie.

Nonostante i tentativi di mediazione, circa 70 persone sono state costrette a gettarsi in mare a seguito degli spari. Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi a bordo, racconta il disperato gesto di un uomo che ha cercato di raggiungere la moglie e i figli piccoli.

L’intervento delle autorità libiche

Nei giorni successivi, la Geo Barents è stata circondata da altre nove imbarcazioni, tra cui una motovedetta fornita dall’Italia alla Libia nel 2023. Nonostante le richieste di soccorso rivolte ai libici, i migranti a bordo di queste imbarcazioni non sono stati consegnati a MSF, sottolineando la gravità delle operazioni di respingimento. L’ONG ha rinnovato un appello alle autorità internazionali affinché venga facilitato il ricongiungimento delle famiglie separate.

Un’ondata di arrivi e la sfida delle ONG

Il miglioramento delle condizioni meteo ha portato a un incremento delle partenze dalle coste nordafricane, con oltre 7.000 arrivi registrati in Italia nel mese di novembre. A Lampedusa, hotspot come quello di contrada Imbriacola sono di nuovo al collasso, costringendo le autorità a trasferire centinaia di persone verso altre destinazioni. Diverse ONG, tra cui Mediterranea e Emergency, hanno contribuito ai salvataggi nel Mediterraneo di centinaia di migranti negli ultimi giorni, nonostante le difficoltà tecniche e logistiche.

Il decreto flussi e la stretta sulle ONG

Sul fronte legislativo, il governo italiano sta approvando modifiche al decreto Piantedosi del 2023, introducendo misure che potrebbero colpire duramente le operazioni di soccorso delle ONG. La nuova normativa prevede che eventuali infrazioni commesse da comandanti o armatori possano portare rapidamente alla confisca delle imbarcazioni. Questo approccio, che sembra violare il principio di responsabilità personale sancito dalla Costituzione, rischia di bloccare le missioni delle navi umanitarie nel Mediterraneo.

Conseguenze della nuova normativa

Il provvedimento è stato criticato per la sua severità e per il rischio di interrompere definitivamente le operazioni di soccorso civile. Già al secondo livello di recidiva, le ONG si troverebbero impossibilitate a continuare le loro missioni di salvataggi nel Mediterraneo, dovendo affrontare la prospettiva della confisca dei mezzi. Le modifiche al decreto flussi sono state approvate dalla Camera e ora passano al Senato per la ratifica finale.



Mentre la crisi migratoria si aggrava e continua ad essere spietato l’accanimento mediatico e governativo contro chi fugge da disastri, guerre e carestie, l’Italia si trova a un bivio tra l’esigenza di regolare i flussi e la necessità di rispettare i diritti umani. Le ONG denunciano che il vero obiettivo delle nuove normative non sia una gestione più ordinata dei soccorsi, ma il tentativo di fermare le operazioni umanitarie. In un Mediterraneo sempre più militarizzato e ostile, la questione rimane aperta: chi garantirà la sicurezza e la dignità di chi rischia tutto per cercare un futuro migliore?

Lucrezia Agliani

Exit mobile version