Smog: ogni anno 600mila under 15 muoiono per l’inquinamento

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Lo smog sta diventando una delle prime cause di morte nel mondo, superando anche il tabacco. 9 persone su 10 respirano aria pericolosamente inquinata, senza particolari distinzioni fra città. Il numero stimato di morti per inquinamento è 7 milioni all’anno, secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS).  Di questi, 600mila hanno meno di 15 anni, riporta l’Agenzia Europea per l’Ambiente. 

<<Air pollution is the new tobacco>>. Sembra solo uno slogan ma purtroppo corrisponde a verità: lo ha detto il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, parlando dei danni gravissimi alla salute che lo smog provoca ogni anno nel mondo.

Le conseguenze dello smog per la salute dei minori

La maggior parte della popolazione mondiale vive in aree inquinate, che superano i limiti imposti dall’OMS (cioè i limiti ritenuti accettabili a livello di salute). I medici sottolineano la correlazione tra esposizione a fumi tossici e sostanze inquinanti e presenza di cancro, malattie e disturbi al cervello. Per i bambini, tanto più vulnerabili quanto più in fase di sviluppo, questo si rivela particolarmente grave perché  lo smog  colpisce principalmente le loro capacità cognitive e il loro sviluppo neurologico. Può portare ancora allo sviluppo di malformazioni, diabete minorile e accresce il rischio di sviluppare malattie croniche – come quelle vascolari – da adulti.

Nell’ultimo rapporto – lanciato durante una conferenza stampa a Ginevra – l’ OMS fornisce dati precisi e preoccupanti a riguardo:

Respirare aria inquinata aumenta inoltre la probabilità per le donne incinte di partorire prematuramente o di dare alla luce bambini con un peso troppo basso alla nascita.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) misura le conseguenze dell’inquinamento in termini di “morti premature” e “anni di vita persi”, sottolineando che nonostante alcuni progressi compiuti nel ridurre le emissioni, quest’ultime sono ancora a livelli elevati.  I principali danni alla salute derivano dalle emissioni del trasporto su strada, poi ci sono quelle dall’industria e dall’agricoltura.

Proprio sulle emissioni da agricoltura insiste l’AEA: al contrario delle altre, che nel periodo 2013-2016 sono diminuite, quelle da ammoniaca – usata nelle coltivazioni intensive –  sono aumentate.

Gli elementi più inquinanti

I più nocivi sono il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3). La loro emissione nell’aria provoca danni, oltre che per la salute, anche per l’ecosistema: terreni, foreste, laghi, fiumi.

Le stime aggiornate riportate nella relazione dell’AEA indicano che le concentrazioni di PM2,5 hanno causato circa 422 000 morti premature in 41 paesi europei, di cui circa 391 000 nei 28 Stati membri dell’UE.

Grave la situazione europea

Circa il 74 % della popolazione urbana dell’UE è ancora esposto a concentrazioni superiori a quelle permesse dall’OMS. Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Romania e Ungheria sono tra i Paesi con i risultati peggiori. La Commissione ha recentemente rinviato i Governi di questi Paesi alla giurisdizione europea proprio per non aver rispettato i limiti comuni. Spagna, Slovacchia e Repubblica Ceca sono continuamente monitorati. 

Gli obiettivi futuri

Tanti gli obiettivi comuni e gli accordi siglati da numerosi Paesi. Per l’Unione Europea, i più vicini sono quelli da raggiungere entro il 2020. Vicini solo per la loro scadenza, mentre la loro realizzazione arriva ancora a fatica, in molte zone.

Per allora è prevista la riduzione delle emissioni di c02 delle auto a 95g/km e la produzione da fonti rinnovabili di almeno il 10% dell’energia consumata nei trasporti.

Già pronti i risultati da raggiungere entro il 2050: tra questi il più ambizioso è arrivare a ridurre le emissioni di gas serra del  80-95 % . 

Miriam Viscusi

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