SLA come maledizione viola

Carlo Nesti Ultima Voce

Di Carlo Nesti


La sclerosi laterale amiotrofica, o SLA, chiamata anche malattia di Lou Gehrig (dal nome di un giocatore di baseball, la cui infermità, nel 1939, sollevò l’attenzione pubblica), o malattia di Charcot, o malattia dei motoneuroni, è una malattia neurodegenerativa progressiva.

La SLA è caratterizzata da rigidità, contrazioni e debolezza, a causa della diminuzione delle dimensioni dei muscoli. Ciò si traduce in difficoltà della parola, della deglutizione e, infine, della respirazione.

Nel 90%/95% dei casi, la causa non è nota. Circa il 5%/10% dei casi sono ereditati dai genitori, e circa la metà di questi sono dovuti a uno di due geni specifici.

La diagnosi si basa sull’osservazione di segni, e sintomi presentati dal paziente, e su alcuni esami diagnostici, eseguiti per escludere altre possibili cause.

In Europa e negli Stati Uniti, la malattia colpisce circa 2 persone ogni 100.000 individui all’anno. Non esiste una cura nota per la SLA. Un farmaco chiamato riluzolo può prolungare l’aspettativa di vita di circa 2 o 3 mesi. La maggior parte muore per insufficienza respiratoria.

Ebbene: ancora una volta, la SLA ha colpito un ex calciatore. Si tratta di Giovanni Bertini, 68 anni, ex Roma, Arezzo, Taranto, Ascoli, Fiorentina, Catania e Benevento. Aveva un fisico imponente, e un carattere esuberante.

Giovanni Bertini era uno dei 32 giocatori professionisti (i più celebri Borgonovo e Signorini), che, dagli anni Sessanta ad oggi, hanno contratto il male.

La SLA riguarda il mondo del calcio 6 volte di più, rispetto alla popolazione generale. Le cause sono misteriose, anche se vengono indicate come concause i traumi ripetuti, e l’abuso di antiinfiammatori.

Una vera maledizione sembra colpire chi, negli anni Settanta, ha giocato nella Fiorentina. Segato, Beatrice, Saltutti, Ferrante, Longoni, Mattolini, Galdiolo, e altri.

Non esistendo ancora un rimedio a questa malattia del sistema nervoso, che porta alla perdita delle funzioni vitali, tutti siamo chiamati a contribuire alla ricerca.

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