Situazione vaccini: allarme di BioNTech sulla disponibilità, attese promettenti per il Moderna, perplessità sull’AstraZeneca

Il V-Day c’è stato. In Europa è partita la prima campagna di vaccinazione, la “luce in fondo al tunnel”, da molti auspicata, comincia a vedersi per davvero. Il fascio di luce, però, non è della stessa intensità per tutti i paesi del globo. Né tutti i vaccini emettono lo stesso bagliore. La corsa per uscire dal buio presenta ostacoli e tensioni di non poco conto. Di questi giorni  l’allarme di BioNTech sulla quantità disponibile. Gli investitori di Pfizer bacchettano l’Europa perché, secondo loro,  se si fosse pagato un prezzo più alto per il loro prodotto, si sarebbe potuta realizzare una produzione più ampia. Il ministro tedesco della salute fa pressioni per approvare in tempi rapidi il commercio dell’AstraZeneca, ma la comunità scientifica solleva sempre più dubbi sul vaccino prodotto a Oxford. Intanto si attende l’approvazione al commercio del vaccino Moderna. Tensioni anche per quanto riguarda i brevetti. Alcuni paesi chiedono all’Organizzazione Mondiale del Commercio di stoppare quelli per i vaccini anti-covid, in modo da dare possibilità di produzione interna.

Aspettando Moderna

Sono 44 i vaccini ancora in fase di sperimentazione, di questi, solo pochi, in tempi brevi, potranno ottenere l’autorizzazione alla commercializzazione. Il 6 Gennaio l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema), si esprimerà per decidere se si potrà procedere con l’autorizzazione al commercio del vaccino Moderna, in molti si aspettano una valutazione positiva, visto anche i risultati ottenuti dal farmaco in USA e Canada (efficacia apparsa superiore al 90%).

L’Europa e il vaccino

L’Unione Europea avrebbe già preso accordi per ottenerne 160 milioni di dosi nel 2021. Se a queste, aggiungiamo la quantità di dosi del vaccino (già approvato) Pfizer, si può pronosticare che per la fine del 2021 metà della popolazione europea sarà immunizzata. Un altro vaccino candidato al mercato europeo è quello di AstraZeneca. Anche per quest’ultimo l’UE avrebbe già siglato accordi che potrebbero portare frutti, comunque, solo tra qualche mese. In Inghilterra AstraZeneca ha già ottenuto il via libera. Se tutto procederà secondo le aspettative, l’Unione Europea sarà possessore di 860 milioni di dosi di vaccino, una quantità sufficiente per immunizzare il 96% della popolazione sul vecchio continente.





Il mondo e il vaccino

Delude le aspettative il vaccino della Sanofi, l’Italia ne avrebbe volentieri acquistato 40 milioni di dosi per il 2021, ma ormai si sta sperando, al massimo, per il prossimo anno. Come l’Unione Europea, anche Canada, Usa, Regno Unito, Australia e Giappone hanno preso accordi per dosi di vaccino sufficienti a coprire il fabbisogno. Dosi solo “quasi sufficienti”, invece, per Svizzera, Israele, Vietnam e India. Cina e Russia puntano all’autarchia, ma per il resto dei paesi del mondo non ci sono ancora dosi a sufficienza. Il monopolio sulla produzione, quello che possiedono aziende come BioNTech, passa dai brevetti. Alcuni paesi in via di sviluppo, sotto la guida di Sud Africa e India, stanno da mesi chiedendo all’Organizzazione Mondiale del Commercio di mettere un freno sui brevetti per vaccini anti-covid, così da favorirne la produzione autonoma negli altri paesi. Una richiesta respinta dall’Europa, che spinge verso le proprie aziende. Ma una richiesta accolta da un’iniziativa di alcuni cittadini dell’Unione Europea che, con lo strumento della democrazia diretta, stanno provando a raccogliere un milione di firme per sostenerla.

 L’ allarme di BioNTech per una possibile insufficienza di dosi

I due fondatori dell’azienda tedesca BionNTech, Özlem Türeci e Ugur Sahin, in un’intervista rilasciata al settimanale tedesco Der Spiegel, avvertono che:

“La situazione non è buona. Si è creato un gap perche’ non sono stati approvati altri vaccini e noi dobbiamo coprire il buco con i nostri”.

I due imprenditori hanno lasciato intendere che questo vuoto si sarebbe potuto colmare, se nelle precedenti trattative l’Europa fosse stata disposta ad alzare un po’ il prezzo per i vaccini:

“Si aspettavano di poter contare sui vaccini di molte altre società. Evidentemente pensavano: ne avremo a sufficienza, non sarà così dura, la situazione sarà sotto controllo”

A riguardo, il  ministro della salute tedesco, Jens Spahn,  esorta l’EMA ad approvare in fretta anche il vaccino prodotto dall’università di Oxford e da AstraZeneca.

Aspettando AstraZeneca

Per questo vaccino la comunità scientifica ha sollevato molti dubbi, soprattutto in merito ad una casualità. In fase di sperimentazione, nella cosiddetta fase3, che per questo farmaco è avvenuta contemporaneamente in Brasile, Sud Africa e Gran Bretagna, è stato commesso un errore. Uno dei bracci è stato riempito solo con metà del dosaggio previsto. Un errore che però si è rivelato fruttifero. Grazie a questo inconveniente si è scoperto che per un’ efficacia migliore, quindi superiore al 90%, questo vaccino doveva essere somministrato solo per mezza dose alla prima inoculazione e per una dose intera alla seconda. Così si è deciso di apportare questa modifica al protocollo. In molti nella comunità scientifica si sono espressi con perplessità a riguardo, facendo notare che i dati provenienti da diversi protocolli adottati nei paesi coinvolti, non possono essere sempre funzionali in altri paesi e che per adesso l’efficacia del 90% si è raggiunta solo in una piccola percentuale di pazienti.

L’indagine del New York Times

Secondo un’indagine del N.T, l’azienda svedese AstraZeneca avrebbe stipulato accordi con l’azienda cinese Kangtai Biological Products, per una commercializzazione del vaccino sul mercato asiatico. Sulla Kangtai Biological Products, però, pesano accuse molto gravi. L’azienda ha prodotto un vaccino errato per l’Epatite B che nel 2013 ha causato la morte di 17 bambini. Nel 2004, la stessa azienda aveva commesso un altro errore su un vaccino per la rabbia, che in quell’anno ha ucciso 2600 persone. Altre perplessità sollevate su AstraZeneca riguarda la scelta dell’azienda di somministrare il vaccino insieme a quello russo Sputnik V, il vaccino dell’Istituto russo Gamaleya che, a parte quella di un comunicato di un fondo di investimento statale che l’ha finanziato, non gode della sicurezza di nessuna pubblicazione scientifica

Gabino Alfonso

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