Il Dipartimento di Stato americano avanza accuse di disumanità contro il regime siriano di Bashar al-Assad. Lo conferma il responsabile del Dipartimento di Stato per il Vicino Oriente Stuart Jones. Durante una conferenza a Washington, Jones ha spiegato di avere in possesso le prove delle sue accuse. L’esistenza di forni crematori, vicino al carcere di Sednaya, la prigione militare a nord di Damasco.
Assad: prigionieri bruciati nei forni crematori
Jones avrebbe provato l’esistenza dei forni crematori attraverso delle foto satellitari. Esse coprirebbero il periodo che va dal 2013 ad oggi. Non è certo l’utilizzo dell’edificio come fornace, ma tali foto evidenzierebbero una costruzione “coerente” con quella funzione.
Dato che le numerose atrocità perpetrate dal regime siriano sono state abbondantemente documentate, riteniamo che la costruzione di un crematorio sia il tentativo di nascondere le esecuzioni di massa nella prigione di Saydnaya. E fonti credibili hanno riferito che molti dei corpi sono stati sotterrati in fosse comuni.
Così ha spiegato Stuart Jones. Egli ha inoltre accusato Assad di sprofondare nella depravazione, con il sostegno di Russia e Iran.
Secondo il Dipartimento di Stato, il forno servirebbe a nascondere i corpi dei prigionieri morti. Cinquanta detenuti ogni giorno verrebbero impiccati, almeno da quanto riporta Amnesty International, la quale accusa ormai da qualche anno il regime siriano di genocidio. Sarebbero tredici mila gli impiccati solo tra il 2013 e il 2015.
Il carcere fu fatto costruire negli anni Ottanta per rinchiudere i dissidenti del regime. Le testimonianze di quanto accadrebbe lì dentro sono impressionanti. Uno dei sopravvissuti racconta a un’intervista di aver vissuto fianco a fianco con altri detenuti.
Primo non puoi alzare la testa e guardare i secondini in faccia. Pena la morte. L´altra regola è quella del silenzio: i prigionieri non possono parlare tra loro, nemmeno sussurrare.
Altri prigionieri sarebbero morti per le torture subite e le atrocità compiute: carenza di cibo, esecuzioni di massa e fosse comuni. Un’immagine che ci riporterebbe alle nefandezze di altri tempi.
Solo una settimana fa è stato istituito un accordo in Astana, in Kazakistan. Esso ha raccolto la presenza di Stati Uniti e Siria, per creare zone di de-escalation in grado di ridurre la violenza e salvare vite umane. Era mediato da Russia, Iran e Turchia. Ad oggi gli Stati Uniti sono scettici nei confronti di questo accordo. Il regime siriano deve interrompere gli attacchi ai civili e all’opposizione e la Russia deve prendersi la responsabilità di garantire i diritti umani da parte del regime.
Assad nega le accuse
Il governo siriano ha categoricamente negato le accuse di sterminio provenienti dagli Stati Uniti. Lo riferisce una “responsabile degli Affari Esteri” in Siria. Il Ministro degli esteri siriano accusa Washington di complotto e di pretesto per attaccare militarmente.
Donald Trump aveva già accusato il regime siriano di attaccare i civili con armi chimiche. Così, egli aveva deciso d’intervenire militarmente.
I negoziati di Astana erano mediati dalle Nazioni Unite e volte alla ricerca di una soluzione politica alla guerra siriana. Quattro sono le questioni a cui si sono indirizzati: governo, Costituzione, elezioni e guerra al terrorismo jihadista. In realtà, i diplomatici sono scettici in quanto non sanno di preciso quale sia la strategia degli Stati Uniti in merito alla guerra in Siria.
Nasr al-Hariri, un ex membro del Consiglio del Popolo della Siria da Daraa, dimessosi dopo le uccisioni dei protestanti nel 2013, espone il suo pensiero.
Questa è solo una goccia nell’oceano. Ciò che accade nelle prigioni del regime è molto più brutto di questo.
Un dissidente politico di Assad fuori dal coro
Nizar Nayouf, un ex prigioniero politico del regime che vive in Europa, sembra contrario alle accuse sui forni crematori. Egli sostiene che Amnesty International ha ragione nel riportare le atrocità del regime siriano. Ma, allo stesso tempo, egli ricorda che Amnesty ha perso credibilità soprattutto dopo le primavere arabe.
Le organizzazioni occidentali per i diritti umani sono viste dalle popolazioni arabe come armi propagandistiche dei governi occidentali. La notizia dei forni crematori, secondo Nayouf, non può essere considerata sicura, in quanto mancano le prove dell’utilizzo. Egli, quindi, ha ridimensionato notevolmente le notizie circa la presunta efferatezza del caso.
Intanto, continuano a girovagare sul web delle foto che mostrerebbero l’inesistenza di questo forno crematorio. Una foto satellitare del 2006 mostrerebbe l’identico edificio, privo di camini per disperdere i fumi. Questa notizia potrebbe essere stata divulgata per giustificare gli interventi israeliani in Siria, oppure corrisponderebbe alla realtà?
Tamara Ciocchetti