Narco-stato, sul dizionario Collins, è la definizione di un paese il cui commercio illegale di stupefacenti costituisce una parte sostanziale dell’economia. Così viene chiamata la Siria, come affermato dal come affermato dal think-tank CHACR, collegato all’esercito britannico, e dall’indipendente Center for Operations Analysis and Research. La Siria è infatti diventata il primo produttore al mondo di Captagon, uno stupefacente anfetaminico che è arrivato ad essere la principale fonte di entrate del regime
Con la disastrosa guerra civile e la pesante crisi economica e politica che infestano la Siria, il Paese ha raggiunto un preoccupante livello di precarietà. Attività criminali, come ad esempio il traffico di droga, sembrano avere una spiccata capacità di nutrirsi di contesti così particolarmente delicati e con il passare degli anni arrivano a prosperare sempre di più. La Siria, diventata narco-stato, come viene affermato principalmente dal CHACR, Centre for Historical Analysis and Conflict Reasearch, rappresenta il caso per antonomasia in riferimento ad una dinamica simile. Dal 2018 in poi, infatti, lo Stato Islamico ha monopolizzato il commercio di una sostanza chiamata Captagon, stupefacente la cui vendita ha dimostrato più volte di essere fonte di alto guadagno e di aumentare esponenzialmente le entrate nelle tasche dello stato. Il Captagon, in questo modo, è diventato fondamentale per l’economia del Paese, arrivando ad essere il suo più grande prodotto di esportazione, superando tutte le sue esportazioni legali messe insieme, secondo i dati ufficiali emersi dall’inchiesta dell’AFP. Esso è inoltre motivo di guadagno oltre il 90 per cento della valuta estera. Come spiega infatti un ex consigliere del governo siriano intervistato fuori dalla Siria:
“La Siria ha un urgente bisogno di valuta estera e questa industria è in grado di alimentare la tesoreria pubblica grazie a un’economia parallela, dall’importazione delle materie prime alla produzione e infine all’esportazione delle pillole”.
Captagon: da “droga dei combattenti” a “coca dei poveri”
Il Coptagon è una droga che deriva dall’anfetamina, farmaco dalle proprietà psicostimolanti, e si ritiene che tratti disturbi come la narcolessia e il deficit dell’attenzione (ADHD). La sua storia sembra avere inizio intorno la seconda guerra del Libano nel 2006. Lo stupefacente, infatti, era stato conosciuto in passato per essere somministrato dal governo siriano all’interno dei contesti militari come stimolante, e tra i combattenti, ad esempio tra i terroristi dell’Isis, a causa dei suoi effetti disinibitori e del senso di invincibilità che esso dona. Proprio per questa ragione esso è anche conosciuto come “la droga dei combattenti”. Oggi questo stupefacente è addirittura ritenuto meno taboo e più discreto dell’alcol nei paesi islamici ed il suo utilizzo non è più arginato esclusivamente all’ambiente militare. Al contrario, esso è estremamente diffuso in diversi contesti sociali, a partire dalle feste. Oltre però al contesto dei party, il Coptagon è diffuso anche tra gi studenti universitari, i quali lo utilizzano per aumentare la concentrazione e per migliorare le proprie prestazioni accademiche, e tra gli strati sociali più benestanti. Il grado di importanza e di diffusione che la droga ha assunto nella società siriana risulta perfettamente evidente osservando chi sono i consumatori di questa sostanza. Tutti gli strati sociali utilizzano il Coptagon, dai più modesti sauditi o lavoratori immigrati fino alle élite. La sua circolazione è indubbiamente influenzata anche dalla convenienza economica dello stupefacente. Nonostante, infatti, una pillola top di gamma possa valere fino a 25 dollari, il prezzo per una singola pillola di qualità inferiore può scendere fino ad un dollaro e per questo motivo è stato anche definito “la coca dei poveri”.
Un business da 10 miliardi di euro
È possibile comprendere appieno l’immensa influenza che questa droga esercita analizzando i dati riguardanti il suo valore economico. Attorno al Captagon oggi si è infatti creata un’industria da oltre 10 miliardi di euro l’anno (almeno tre volte il bilancio nazionale) che alimenta non solo le casse governative ma, paradossalmente, anche molti dei gruppi ad esso contrapposti. Per alcuni esperti, inoltre, questa stima sarebbe anche fin troppo prudente ed in realtà il valore di commercio effettivo corrisponderebbe a 30 miliardi di dollari. “Non c’è letteralmente nessun’altra parte dell’economia siriana che conta ora, oltre a Captagon”, è ciò che ha detto lo scorso ottobre Charles Lister, direttore dei Syria and Countering Terrorism and Extremism programs presso il Middle East Institute. Lo Stato siriano sostiene quasi completamente la produzione e la distribuzione di questa droga, vantandone l’80% dell’offerta mondiale e la vede come una fonte di reddito per sé e per le persone che rappresentano il regime o coloro che ne beneficiano. Come è stato dichiarato infatti da Hazem Al-Ghabra, ex consigliere del Dipartimento di Stato americano:
“È molto difficile lavorare per fermare la produzione e contrabbando di stupefacenti da un paese che è direttamente responsabile di questo traffico”.
Pax mafiosa in Siria: unione tra i rivali del narco-stato
Oltre però ad avere un’importanza non indifferente a livello economico per lo Stato, il Captagon ha anche una forte connotazione politica. Il suo commercio infatti unisce tutti coloro che sono coinvolti nel conflitto siriano, dalla famiglia Assad all’opposizione, dando vita ad alleanze improbabili basate su una “Pax mafiosa” che regola la suddivisone degli introiti tra Stato e rivali. Come sottolinea infatti l’ex consigliere siriano:
“Il captagon ha riconciliato tutte le parti in conflitto: (…) il governo, l’opposizione, i curdi e lo Stato islamico”
Per Bashar al-Assad, infatti, lo stupefacente rappresenta una risorsa cruciale per far fronte a problemi come l’isolamento internazionale, le sanzioni imposte sul regime e l’abbandono da parte di Iran e Russia. Secondo Rami Abdel Rahman, inoltre, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani sarebbe proprio il fratello di Assad, Maher al-Assad, sarebbe uno dei principali beneficiari del commercio del Captagon e colui a capo della fitta rete dietro questo commercio illecito. Una rete di produzione e distribuzione tali sarebbero infatti improbabili senza il controllo territoriale esercitato dai lealisti di Assad. Il Captagon sembra rappresentare al momento l’unica ancora di salvezza del Paese e l’unico elemento che riesca a renderlo rilevante dal punto di vista internazionale. Esso garantisce al regime siriano entrate ingenti e non sanzionabili, contribuendo così ad aumentare la potenza del regime nei confronti delle pressioni internazionali ma, al tempo stesso, aggravando in maniera latente ancor di più la crisi economica ed umanitaria della Siria.