Continua la tragedia sul fronte curdo, nonostante l’accordo di cessate il fuoco firmato ieri dal vicepresidente americano Mike Pence e dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Sebbene i combattimenti siano diminuiti rispetto ai giorni passati, durante la giornata di oggi si sono registrate nuove offensive, con vittime e feriti tra i civili. Razzi turchi hanno colpito la città di Ras al-Ayn, situata lungo il confine: a riferirlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Cinque le vittime accertate, mentre ancora incerto il numero dei civili feriti (si parla di un numero compreso tra le due e le otto persone).
Nel frattempo arriva la condanna di Amnesty International, che accusa la Turchia di crimini di guerra (con particolare riferimento al sospetto uso di napalm e fosforo bianco sui civili): per documentare le sue accuse, Amnesty si è servita della testimonianza di 17 persone, tra soccorritori, medici, giornalisti e cittadini comuni.
Erdogan, tuttavia, respinge ostinatamente tutte le accuse che arrivano a tiro incrociato dei vari enti, ribadendo la sua posizione:
“Se i curdi non si ritirano, martedì riprendiamo l’offensiva“, ha dichirato laconicamente il presidente turco.
I miliziani curdi dell’Ypg, secondo quanto riferito da Ankara, avrebbero già iniziato a ritirarsi dalla zona di sicurezza turca nel nord-est della Siria: troppo presto per capire con precisione come si riconfigurerà lo scenario, se le forze curde rispetteranno fino in fondo le imposizioni turche. Il mondo aspetta aggiornamenti di ora in ora, con la speranza di ridurre al minimo la conta delle vite umane perse.
Trump: l’ora più buia
Oltreoceano, il presidente Donald Trump sembra davvero stare affrontando la sua darkest hour, tra gaffes e mancanze di rispetto nei confronti delle vittime curde. Durante un comizio tenutosi ieri a Dallas, Texas, il presidente Trump ha tentato di spiegare le sue scelte con un’offensiva metafora:
“I turchi e i curdi sono come due bambini che hanno necessità di scontrarsi e che devi far combattere un po’ prima di separare”, ha dichiarato il capo di stato, riferendosi al proprio tardivo e parziale cambio di posizione nei confronti dell’operazione Fonte di pace.
Gli interventi del presidente americano hanno spesso preso derive surreali nei giorni passati, come quando egli, durante un incontro con il presidente Mattarella, ha menzionato i rapporti millenari che legherebbero la cultura italiana a quella statunitense, oppure quando è stata resa pubblica la sua missiva al presidente Erdogan: una lettera dai risvolti tragicomici, redatta in uno stile incredibilmente informale, che tradisce il difficile equilibrio politico (e interiore) del presidente americano nel corso di questa crisi internazionale.
Agata Virgilio