Lo scontro tra Russia e Stati Uniti sulla guerra civile in Siria non accenna a diminuire.
Mosca accusa gli Stati Uniti di aver attuato una vera e propria “violazione di sovranità” nei confronti della Siria. La denuncia è stata fatta in seguito al raid statunitense lanciato contro un convoglio sciita, costituito da milizie pro Bashar al-Assad. L’attacco è avvenuto nella regione di al-Tanf, al confine con la Giordania.
Sembra che il convoglio sciita fosse diretto verso una base ribelle in cui gli americani, insieme a soldati britannici, addestrano combattenti antigovernativi. Il bombardamento aereo è stato effettuato proprio a protezione di questa postazione.
A difesa dell’operato statunitense, un ufficiale americano afferma che il convoglio si era avvicinato troppo alle forze di coalizione e non aveva dato alcuna risposta agli avvertimenti effettuati. Le vittime sarebbero otto, nessuna di nazionalità siriana.
Un’altra versione è stata fornita da Damasco. Il governo sostiene che l’intervento americano ha colpito una postazione governativa e che le vittime sarebbero tutte siriane.
Considerato come un attacco diretto al governo di Assad, la critica da parte della Russia non si è fatta attendere. Gennady Gatilov, vice ministro degli esteri russo, definisce l’attacco “inaccettabile“, una piena violazione della sovranità siriana.
James Mattis, segretario della difesa degli Stati Uniti, riguardo all’attacco afferma: “Non stiamo incrementando il nostro ruolo nella guerra civile siriana, ma difenderemo le nostre truppe“.
Mentre la diatriba tra Mosca e Washington continua, l’Isis ha causato altre vittime nella regione centrale della Siria. Tra uomini, donne e bambini, sono morte circa una cinquantina di persone in seguito all’attacco contro il villaggio di Aqareb, vicino alla città di Salamiya.
Gli attacchi da parte dello Stato Islamico sono solo una piccola parte della guerra che ha come maggiori protagonisti il governo di Bashar al-Assad e le forze ribelli. La guerra avviata in opposizione al dittatore siriano sta causando ferite sempre più profonde alla Siria.
Radavoiu Stefania Ema