Memorandum sulla Siria: Mosca, Teheran e Ankara hanno stabilito quattro zone di de-escalation.
Un nuovo accordo sulla Siria è stato messo in atto dalla mezzanotte del 6 maggio. Russia, Iran e Turchia hanno firmato pochi giorni fa un memorandum sulla creazione di quattro zone “cuscinetto”, con l’obbiettivo di diminuire le ostilità e giungere ad un “cessate il fuoco” definitivo.
L’intesa è stata siglata il 4 maggio ad Astana, in Kazakistan, e riguarda la provincia di Idlib, alcune parti di Latakia, Aleppo, Hama e Homs, il territorio di Ghouta a est di Damasco e parti delle province di Dara’a e Quneitra, al confine con la Giordania. Rimangono escluse le zone soggette al pieno controllo da parte del governo e quelle occupate dallo Stato Islamico. La durata prefissata è di sei mesi, con possibilità di proroga in caso di consenso da parte dei firmatari.
Con questo accordo forze governative e ribelli si impegnano a far cessare ogni ostilità. Ci sarà anche il divieto di eseguire operazioni aeree, interdizione che vale anche per la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Il primo maggio Mosca ha interrotto i bombardamenti sull’intero territorio rientrante nel memorandum.
Saranno permessi il transito dei civili disarmati e degli aiuti umanitari. La speranza è quella di stabilire una certa sicurezza, permettendo ai milioni di profughi in fuga un ritorno sicuro in Siria.
Tutti sembrano essere concordi su questa nuova opzione, che sembra avere buone probabilità di riuscita. Ovviamente qualcuno si è opposto e ha criticato l’accordo in quanto, non solo non ricopre l’intero territorio siriano, ma vuole anche dividere il Paese. Questa divisione, se mal gestita, rischia di diventare nuova fonte di incomprensioni, con la conseguenza di arrecare ulteriori danni ad una Siria già stremata e distrutta.
Alcuna pace sarà offerta all’Isis, contro il quale i combattimenti continueranno senza sosta.
“La creazione di zone di de-escalation […] non significa la cessazione della lotta contro i terroristi Daesh e del Fronte al-Nusra“, ha detto il generale russo Sergei Rudskoi.
Radavoiu Stefania Ema