La sinestesia è un fenomeno molto sfruttato nel mondo pubblicitario. Dal cibo ai profumi, dagli abiti alle borse, stimolare più sensi nello spettatore è una strategia utile ad attirarne l’attenzione.
Per sinestesia si intende la capacità di percepire più sensi attraverso un solo canale: l’esempio più chiaro è nelle pubblicità del cibo, che tramite la vista stimolano anche olfatto, gusto e tatto (in relazione alle consistenze dell’alimento).
Sfruttare i sensi per pubblicizzare il cibo
In particolare, gusto e olfatto sono due sensi molto legati, a livello sia mentale che fisico, tra loro; non a caso, infatti, quando si soffre di congestione nasale può capitare di non percepire più i sapori del cibo. Per questa ragione, sono relativamente semplici da stimolare insieme.
Negli spot relativi al cibo, si assiste spesso ad un soggetto che interagisce con l’alimento. In questo caso, il soggetto diviene un “vicario” dello spettatore, qualcuno che ne fa le veci stimolandone i sensi a distanza, una sorta di intermediario.
Molto spesso, infatti, negli spot c’è un* protagonista che assaggia il prodotto in questione, mentre la macchina da presa indugia sulla reazione entusiasta: cioccolatini, yogurt, gelati e così via, sfruttando così anche l’empatia per trasmettere sensazioni allo spettatore senza utilizzare aggettivi descrittivi.
Usare la sinestesia con altri oggetti
Tuttavia, altri sensi possono essere stimolati sfruttando la sinestesia attraverso la vista, come avviene negli spot di abiti e accessori; questi spesso indugiano sull’accarezzare le stoffe e i materiali, sia con la vista che, spesso, tramite il soggetto vicario che fisicamente tocca l’oggetto.
In ogni caso, la sinestesia viene sfruttata tramite immagini che richiamano conoscenze dello spettatore: gli ricorda di quando ha avuto esperienza di quello specifico prodotto o, in alternativa, un prodotto simile. Nel caso, invece, in cui non abbia mai conosciuto nulla di simile, il soggetto vicario lo aiuta a immedesimarsi e a provare interesse per il prodotto.