Jessica Perego è una giovane ragazza con sindrome di Asperger.
Dopo aver scritto il suo primo libro “Nio nel Pianeta delle Meraviglie“, nato quasi per caso, ha iniziato un progetto di informazione e sensibilizzazione su questa sindrome.
Tra convegni e incontri nelle scuole, Jessica ha aperto anche una pagina social per raccontare in modo ironico e divertente cosa significa vivere una “vita da Asperger“.
Per capire meglio questo percorso, ne abbiamo parlato con lei.
Da molto tempo, sei impegnata in un progetto di informazione e sensibilizzazione sulla sindrome di Asperger.
Tutto è partito dalla pubblicazione di un libro per bambini. Come è nata l’idea?
Jessica:
L’ho scritto come tesina per l’esame di maturità, senza inizialmente pensare a un progetto scolastico.
Finite le superiori, ho provato l’esperienza di fare una lezione a tema in una scuola, e ho pensato che sarebbe stato bello portare avanti un progetto scolastico.
Oggi porto il mio libro in tutta Italia, soprattutto in Lombardia grazie all’associazione Angsa Lombardia, che mi permette di regalarne delle copie agli studenti che incontro.
Da poco tempo hai aperto anche una pagina Instagram e Facebook, che sta riscuotendo successo.
Perché hai deciso di raccontare la tua “vita da Asperger” sui social?
Jessica:
Ho deciso di parlare di Asperger perché credo che ci sia la necessità di fare informazione su questa sindrome.
E ho deciso di farlo sui social, per raggiungere un pubblico giovane in modo semplice e veloce.
Nelle scuole capita che i bambini facciano domande, ma io non sempre riesco a dare una risposta completa. Perciò ho deciso di creare questo profilo social per informare raccontando esperienze personali in modo ironico.
Però è importante ricordare che le persone Asperger non sono tutte uguali, perciò quello che sento io potrebbe non sentirlo qualcun altro.
Ma ciò che mi interessa è raccontare piccole situazioni che ci contraddistinguono.
In che modo il tuo lavoro può contribuire ad aiutare le persone con sindrome di Asperger?
Jessica:
Il mio profilo è uno spazio aperto. Lo è per me, per potermi raccontare; ma anche per gli altri, per farmi domande, confrontarsi e farsi una risata.
Ho ricevuto già diversi messaggi da persone Asperger. Per chiedere consigli, per scambiare qualche parola, o anche per ringraziarmi.
Questo mi fa capire che la necessità di avere uno spazio libero c’è, e mi rende molto contenta sapere che il mio lavoro raggiunge il pubblico.
Inoltre, i video non sono dedicati solo a persone Asperger. Ce ne sono alcuni, come quello in cui parlo di ansia, dove chiunque può ritrovarsi.
In realtà, parlo spesso di emozioni quando vado nelle scuole. Ciò che voglio trasmettere è che tutti proviamo ansia, paura, disagio… l’unica differenza è il modo in cui reagiamo.
Pensi che ci sia ancora molto da lavorare sul modo in cui la società si rapporta con le persone autistiche?
Jessica:
Penso che ci sia sempre da lavorare, in generale sull’accettazione dell’altro. Più si lavora e più si informa la società, più questa potrà progredire e migliorare.
Personalmente, ho vissuto l’esperienza scolastica di diverse persone. La mia, quella di mio fratello (anche lui autistico) e quelle di diversi bambini e ragazzi che ho conosciuto.
Ho notato diverse difficoltà, sia nell’ambito scolastico che in quello della socializzazione.
Il motivo era che la classe non era informata, perciò faticava a relazionarsi con persone autistiche.
Con il mio progetto ho voluto lavorare proprio su questo.
Il mio libro, infatti, è una sorta di manuale per spiegare ai più piccoli come interagire con persone autistiche. Non contiene informazioni mediche o terapeutiche, è fatto a misura di bambino.
I social, invece, mi aiutano a rapportarmi con altri target.
Ho partecipato anche ad alcuni convegni, quindi con universitari e adulti.
Ma ciò che preferisco è lavorare con i più piccoli, perché sono loro gli adulti del domani. Per cambiare la società, bisogna partire dai bambini.