Lo studio uscito su PLOS lo scorso 14 settembre è andato abbastanza sotto silenzio considerato che si parla a detta dei ricercatori della prima prova biologica diretta di cosa potrebbe causare la cosiddetta sindrome della Guerra del Golfo, qui si scrive di scienza, non di politica e tanto meno di complottismi, ma lasciatemi fare la battuta che considerato che per tanti anni non si voleva ammettere che questa sindrome fosse reale forse è rimasto qualche strascico inconscio del voler gettare la spinosa questione sotto il tappeto.
A pensarci bene è curioso anche che la dott,ssa Yang Chen del centro studi per le malattie e le ferite di guerra che fa capo al sistema di cura per i veterani del New Jersey sia stata la prima ad investigare in questa direzione.
Quale direzione? I mitocondri, chiunque ha studiato un po’ di biologia a livello liceale sa che i mitocondri sono le centrali energetiche delle cellule, chi soffre di Sindrome della Guerra del Golfo lamenta stanchezza persistente e vari sintomi in ogni parte del corpo legati a muscoli e nervi, sintomi che sono coerenti con danni mitocondriali.
In realtà un altro dei principali contributori dello studio, il dr. Michael J. Falvo già nel 2010 quando entrò nella stessa istituzione cominciò a formulare questa ipotesi e ne parlò con una collega esperta in disturbi mitocondriali. E non è nemmeno vero che questo sia il primissimo studio a proporre una correlazione tra disordini mitocondriali e sindrome della Guerra del Golfo, ma lo studio precedente del 2014 era svolto su un campione ancora più ridotto e gli stessi ricercatori presentarono il proprio risultato con molta cautela chiamando altri scienziati a verificarlo su studi con più soggetti.
Lo studio sui danni mitocondriali nella sindrome della Guerra del Golfo
Lo studio si è svolto su 21 veterani con sindrome della Guerra del Golfo e un gruppo di controllo di sette persone.
Innanzitutto bisogna chiarire che noi tutti abbiamo in qualche misura danni al DNA mitocondriale che è molto delicato, già solo l’età avanzata è un fattore incidente, poi l’esposizione a sostanze chimiche nocive (e molti soldati americani sono convinti di essere stati esposti a sostanze chimiche durante la Guerra del Golfo). Lo studio ha però verificato che i danni al DNA mitocondriale erano circa il 20% maggiori nei soggetti affetti dalla sindrome rispetto al gruppo di controllo che era formato da tre veterani non affetti dalla sindrome e quattro non veterani.
Dal punto di vista tecnico la ricerca è stata resa più “semplice” dall’aver sviluppato una nuova tecnica che permette di indagare il DNA mitocondriale senza dover isolare i mitocondri.
I ricercatori hanno anche esaminato il DNA nucleare (cioè il DNA che è nel nucleo della cellula) ma anche se i livelli di danneggiamento erano abbastanza alti non raggiungevano un’evidenza statisticamente significativa.
Ora trovata questa correlazione ci sarà molto altro da studiare, ad esempio perchè a distanza di tanti anni il DNA mitocondriale degli affetti mostra scarsa capacità di autoriparazione?
Falvo e altri colleghi vorrebbero riuscire a reclutare almeno 150 soggetti per un nuovo studio che confermi e rafforzi i risultati. Nel frattempo si stanno tentando trattamenti per gli affetti che già utilizzino questa scoperta, si sta somministrando un supporto nutrizionale chiamato coenzima Q10 che migliora la salute dei mitocondri, su 200 veterani trattati da diversi centri in giro per il paese.
Roberto Todini