Sindaci del Pd in rivolta contro il decreto in-sicurezza di Salvini

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La disobbedienza civile parte dai Comuni: Luigi de Magistris, Leoluca Orlando, Dario Nardella, Giuseppe Falcomatà e altri sindaci del Pd si ribellano al decreto sull’immigrazione.

I sindaci del Pd hanno deciso di sospendere il Decreto sicurezza nelle loro città, disobbedendo civilmente a un provvedimento definito “disumano e criminogeno e che puzza di razziale”.

L’articolo del decreto fortemente contestato è il 13esimo della legge 132/18. Esso stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. In questo modo i richiedenti asilo non potranno ricevere una carta di identità e di conseguenza accedere al servizio sanitario o cercarsi un lavoro. Si sbarra così ogni possibilità di condurre una vita dignitosa.



Luigi De Magistris (Napoli): “Continueremo a concedere la residenza”

“Da quando amministriamo Napoli abbiamo sempre e solo interpretato le leggi ordinarie in maniera costituzionalmente orientata – afferma il sindaco partenopeo. –Noi continueremo a concedere la residenza e non c’è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata e là dove c’è un dubbio giuridico, un’interpretazione distorta o una volontà politica nazionale che tende invece a violare le leggi costituzionali o a discriminare in base a un motivo di tipo razziale, noi non possiamo che andare in direzione completamente opposta rispetto a questo diktat proveniente da Roma”.

Leoluca Orlando (Palermo): “Disumano e criminogeno”

“Il governo oggi finalmente getta la maschera con il decreto 132 del 2018 che costituisce un esempio di provvedimento disumano e criminogeno. Per queste ragioni ho disposto formalmente agli uffici di sospendere la sua applicazione perché non posso essere complice di una violazione palese dei diritti umani, previsti dalla Costituzione, nei confronti di persone che sono legalmente presenti sul territorio nazionale”.  “E’ disumano – ha spiegato Orlando in una conferenza stampa convocata a Palazzo delle Aquile – perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed è criminogeno perché siamo in presenza di una violazione dei diritti umani e mi riferisco soprattutto ai minori che al compimento del 18esimo anno non potranno stare più sul territorio nazionale”.




Dario Nardella (Firenze): “Non lasceremo nessuno in mezzo alla strada”

“Firenze non si piegherà al ricatto contenuto nel decreto sicurezza che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata”,  ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella. 

“Il governo non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare. Come Comune ci prenderemo l’impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada, anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto“. 

Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria): “Ci dicono di sgomberare gli irregolari e non ci dicono dove collocarli”

“Come sindaci avevamo rilevato queste problematiche fin da ottobre e non c’è stata alcuna concertazione e condivisione. Nella nostra città mai applicheremo norme che vanno contro i principi costituzionali e di accoglienza. Ci dicono di sgomberare gli irregolari e non ci dicono dove collocarli. Un aspetto che mi inquieta molto è anche la possibilità di vendere beni sequestrati alla mafia senza alcuna selezione. In questo modo il mafioso rischia, attraverso un prestanome, di rientrare in possesso del bene confiscato”.

La reazione del ministro

La risposta di Matteo Salvini non si fa aspettare. Come sempre, teatrino dei suoi discorsi sono i social network. Attacca prima con un post su Facebook le posizioni dei sindaci del Pd, poi interviene con una diretta.

Ma si mostra ancora più duro durante un’intervista di Radio 1  Rai:  “Non farò mai azioni di forza, saranno gli elettori a giudicare l’operato dei sindaci. Ma questi ultimi ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole. Sono curioso di capire se rinunceranno anche ai poteri straordinari previsti dal decreto che tanti sindaci hanno apprezzato”.

Ilaria Genovese

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