Illudere Silvio Berlusconi con la promessa del Quirinale

silvio berlusconi

Gara a chi la spara più grossa o autentico progetto politico? Fatto sta che Silvio Berlusconi nel sogno del Quirinale ci spera davvero.




Succede sempre così: si entra papi e si esce cardinali. In questo caso, però, l’elezione del Presidente della Repubblica dista ancora qualche mese e c’è tempo per tutto quel totoquirinale che tanto piace alla stampa, che, giorno dopo giorno, mette sul piatto nomi sempre più improbabili. Se ormai poi avete visto qualche Presidente della Repubblica, vi sarete facilmente accorti dello strano meccanismo per cui, al Colle, arrivano sempre figure su cui nessuno avrebbe scommesso molto, salve poche eccezioni.

A profilarsi all’orizzonte in questi giorni, è la candidatura di Silvio Berlusconi, anche se parlare di vero e proprio candidato rischia di essere improprio: per la presidenza della Repubblica, infatti, non ci si candida, ma ogni parlamentare, in seduta comune, può scrivere sul biglietto della sua votazione il nome che più gradisce, anche al di fuori del panorama politico. Non rari sono stati infatti i casi in cui qualche goliardico onorevole (memore forse delle birbanterie del liceo) ha indicato come suo Capo dello Stato ideale un pittoresco Vasco Rossi che, astrattamente, visto il superamento della soglia minima dei 51 anni, avrebbe pure potuto ascendere al Colle. Contrariamente a Valentino Rossi, altro nome rimbombato nell’aula di Montecitorio e subito seguito dalla formula che attesta l’assenza dei requisiti anagrafici.

Il sogno del Quirinale

Insomma, dicevamo: Berlusconi. Se l’85enne leader di Forza Italia non ha mai fatto mistero del suo grande sogno di vedersi al Colle circondato di corazzieri, sono i commentatori a essere sempre più perplessi di fronte a questa possibilità, rimarcata ieri dallo stesso Berlusconi in un’intervista. Quanto c’è di serio e attendibile in questa opzione?

Ma ci sono i numeri?

Conti alla mano, la destra non avrebbe i numeri per poter consentire al Silvio nazionale un’ascesa al Quirinale: restando questi gli equilibri, si dovrebbero convincere una cinquantina di senatori e deputati tra quelli a briglia sciolta, sempre dando per scontato che i partiti di sinistra e il Movimento Cinque Stelle non votino Berlusconi. Ma lo scrutinio è comunque segreto, quindi il colpo di scena può sempre essere dietro l’angolo. Dall’altra parte, c’è anche la questione tutta interna alla destra: se Salvini  e Meloni puntano entrambi a Palazzo Chigi, con due rotte che prima o poi entreranno necessariamente in collisione, a Berlusconi è questa una partita che non interessa più, avendo detenuto più o meno saldamente il trofeo per un totale di 3340 giorni nella storia repubblicana.

Gli avversari

Suoi avversari, almeno sulla carta, potrebbero essere Marta Cartabia o anche Mario Draghi, di cui però molti auspicano la permanenza a Palazzo Chigi fino al 2023: non sarebbe opportuno, infatti, “bruciarsi” un nome così autorevole e credibile in questo momento di fragilità economica e politica. Marta Cartabia, invece, astrattamente, è la figura che potrebbe raccogliere attorno a sè più consensi: oggi ministra della Giustizia, già presidentessa della Corte Costituzionale e ideologicamente accettabile per quasi tutti, con una marcata adesione ai valori cattolici per la destra e un’autorevolezza che piace alla sinistra.

Il riposizionamento di Silvio Berlusconi 

Autorevolezza di cui anche Berlusconi è all’ossessiva ricerca con le sue ultime apparizioni e dichiarazioni: si è presentato in Europa per salutare la Merkel, dopo otto mesi di silenzio e acciacchi, ha espresso posizioni condivisibili sulla questione del vaccino, del Green pass e di tutte le altre questioni riguardanti la salute e la sicurezza. In questo modo, ha tentato di smarcarsi dalla destra più reazionaria e complottista che strizza l’occhio ai portuali di Trieste e ai No Vax di tutto lo Stivale, come a dire: “Guardate che a destra l’unico credibile sono rimasto io”. Insomma, la strategia sembra chiara: cercare di prendere delle distanze abbastanza nette dalle altre due fazioni di Salvini e Meloni, facendo quasi accennare agli elettori di sinistra un timido “Mah, tutto sommato…”.

Berlusconi, poi, è forte anche dell’unica vittoria di un certo rilievo che la destra si è vista assegnare durante l’ultima tornata delle amministrative: sarebbe stata una debacle spaventosa, senza il successo del forzista Occhiuto nella corsa alle elezioni regionali in Calabria.

Tutto un bluff?

C’è poi invece chi sostiene che sia tutto un bluff, che è un’opzione che si prende in considerazione solo perché qualcuno ha già cominciato con la fiera degli impresentabili per questa corsa al Quirinale, per tenere al riparo i candidati veri. Certo è che Berlusconi, in qualche modo, ci sta credendo: forse è la legge del contrappasso per chi ha fatto dell’illusionismo politico la sua grande strategia e, ora, per poco più di tre mesi, rischia di cullarsi in quelle stesse illusioni, mentre si immagina al Colle, a sciogliere Camere e a deporre corone.

Elisa Ghidini 

 

Exit mobile version