Silvio Berlusconi all’età del tramonto
Eccolo lì, seduto sulla scrivania a diffondere il cosiddetto pensiero liberale. L’imprevista campagna elettorale dell’estate ’22 lo ha costretto a riproporre i metodi del ’94, quando l’età di Silvio Berlusconi era ancora ben lontana dal momento del tramonto. Ma il tempo non ritorna e i sondaggi idem. Eppure, il fu Cavalier Presidente del Ducato di Milano non sembra aver perso la voglia di scendere in campo. In alcune interviste, Berlusconi dice di scommettere sul 20% di Forza Italia alle prossime elezioni. Sarà, fatto sta che questo Berlusconi plastificato mette una certa tristezza.
Gotham City in fiamme: i mitici anni 90
Riavvolgiamo le lancette. Siamo nell’Italia della Prima Repubblica. Pizza, mafia e peculato. Gira ancora a testa china, tra i palazzi del Potere, il fu Divo onnipresente. “Eh, mia cara: non c’è rosa senza spine, non c’è governo senza Andreotti”. La puzza di tritolo siciliano infesta il Parlamento. Lor signori avrebbero dovuto curarsi di serrare bene le finestre per non farci passare vento e uccellini. Ma è tardi ormai, perché passa di tutto da quelle fessure che danno giù in piazza. Una bufera d’inchieste mette molti onorevoli al gabbio, e qualcuno pure al cappio. Nel trambusto generale, spuntano a Roma finanche i vichinghi del Nord. Seguendo la saggezza della terra di Trilussa: ” Con affetto e sentimento, meno te vedo e mejo me sento”.
La discesa del- mi consenta- Cavaliere oscuro
Ed è nel suddetto scenario che scende in campo Silvio Berlusconi, sotto lo stemma di Forza Italia, il partito venuto fuori dal nulla. Oppure “creato in laboratorio”, a seconda del tifo. Tuttavia, il leader forzista non è un piccolo fiammiferaio ( cit.) che combatte i partiti. Al contrario, risulta che l’outsider milanese fosse già amico di Craxi prima delle leggi ad personam a favore di Mediaset. E pure piduista! che suona come una frase di Sgarbi, altro amico di Silvio. Tant’è, ma Forza Italia sfonda lo stesso. Non prima però di una propaganda mostruosa sulle reti del Biscione.
Ora vi racconto un aneddoto. L’anno scorso ero a lezione di Storia delle dottrine politiche e il prof ci stava parlando di Machiavelli. La sua spiegazione aveva portato noi tutti a riflettere su quei momenti in cui la società si illude di avere di fronte un uomo venuto dal Fato. Il prof raccontò quindi che negli anni Novanta diversi colleghi suoi avessero visto in Berlusconi le fattezze del Principe di Machiavelli. Questa storia, oltre a farmi ridere molto, mi fece capire a posteriori l’enorme fiducia che moltissimi avevano riposto nel voto a Forza Italia. La gioiosa macchina da guerra della sinistra aveva perso alla grande, e ora su Gotham City vegliava il Cavaliere oscuro. Avete presente no? Quel signore tarchiato che di notte si veste da sorca volante. Non uccide mai, lo fa per principio. E prima di tirarti un cazzotto gentilmente si annuncia: « Mi consenta». SBAM!
Ebbene, il famoso eroe della DC a me francamente ricordava il nostro Silvio. Così ho chiesto a Fonzo di disegnarlo. Andatelo a seguire, questo il link per la sua pagina Instagram.
Gli anni dell’Impero assiro- milanese
Questo è un paragrafo multimediale. Per un’esperienza migliore, si prega di proseguire la lettura sulle note della marcia imperiale di “Guerre Stellari”.
Sono trascorsi degli anni dalla sua discesa in campo, e ora il nostro Cavalier Presidente siede fiero sul suo trono. Tra le imprese accreditate spicca quella di aver messo fine alla Guerra Fredda (sic!), presunto gesto eroico del quale Silvio si vanta ancora oggi. La bufala storica, in tutti i sensi, viene smentita innanzitutto dal buonsenso ma anche da tanti articoli. Ecco cosa riporta un articolo di Reuters che parla dei meriti atlantici dell’ex premier italiano. Trovate l’articolo completo a questo link.
[…] That would surprise most historians, who say the Cold War ended between the fall of the Berlin Wall in 1989 and the break-up of the Soviet Union in 1991. But Berlusconi said it ended in May 2002 at a NATO summit he hosted near Rome attended by U.S. President George W. Bush and Russian President Vladimir Putin.
Oltre ovviamente alla strenua lotta al comunismo, che il nostro paladino decise di combattere dopo il crollo del muro di Berlino, e anche dopo la fine dell’URSS. Una specie di attacco a sorpresa da dietro un cespuglio, per far sì che sia fatta giustizia sulle briciole dei bolscevichi. Molti anni dopo, nell’era dei grillini, Berlusconi farà una sconcertante rivelazione: nel Movimento 5 Stelle ci stanno i comunisti! Doveroso scendere in campo anche stavolta. Sembra quasi quel famoso libro di Cervantes.
Domine non sum dignus
Nella sua marcia verso il potere, Berlusconi s’era scontrato con Il Giornale, di sua proprietà e diretto da Montanelli. Pare che in redazione avvenne una feroce discussione, dopo la quale il direttore e molti altri abbandonarono la testata. Tra questi, un giovane Marco Travaglio. Sistemati i conti in via Gaetano Negri, il presidente ch’era lontano dal suo regno comandò ordini precisi dalla necessaria esecuzione. Il cosiddetto editto bulgaro epurò dalla Rai Enzo Biagi e Daniele Luttazzi. L’inglorioso duo si era permesso, Madre Santa, di criticare il governo in tivvù. Addirittura! Fortunatamente, altri eretici scelsero la santa conversione, come il fu radicale Daniele Capezzone. Sul web si trova di tutto con un po’ di pazienza: date un’occhiata a questo video.
Laggiù nel paese dei tropici, Berlusconi era una stella più che mai. La voglia dell’uomo forte è sindrome italiana fin dal giorno uno, altrimenti non avremmo mandato quel capoccia sul balcone. Beninteso, non è intenzione del sottoscritto allineare Berlusconi col duce. Dico soltanto che gli italiani guardano più al leader che alle idee di un partito. E Berlusconi piaceva, è innegabile. Da sempre sa come parlare per farsi capire, risultando anche simpatico nel farlo. Ne sono un esempio le sue leggendarie barzellette. Ma, a quanto pare, questo estro comunicativo convive con un ego smisurato. Lascio qui sotto un video che rappresenta alla grande gli anni di splendore dell’Impero assiro- milanese.
Born to be Silvio
Degli anni d’oro del fenomeno Silvio ho un tenero ricordo. Quello dei Pantellas che indossano spesso nei loro video ( ad esempio in questo, se volete immergervi nel cringe) la carnevalesca maschera di Silvio. La stessa che vedevi appesa nelle bancarelle di articoli da festa. Le olgettine del presidente erano diventate il pane quotidiano delle polemiche italiote. Di stranezze se ne videro diverse, come l’elefantino che si mise il rossetto sulle labbra in segno di protesta. Il resto è storia: il Parlamento che vota per Ruby nipote di Mubarak. L’astro raggiante di Berlusconi sembrava ormai giunto al suo punto di fine. Così si chiuse il ventennio Berlusconi, lasciando al Cavaliere il sospetto di un golpe bianco organizzato dalle banche. Non moriremo democristiani: no infatti, moriremo populisti.
Silvio all’età del dattero
Sono passati dieci anni dall’orchestra che suonava “Hallelujah” per la caduta dell’ultimo governo Berlusconi. Da allora gli italiani hanno conosciuto tanti altri personaggi, dal Capitano all’ape Maio. Ebbene, un decennio non è stato abbastanza per spazzare via dalla scena l’ombra del Cav. Alle scorse quirinalizie, il buon vecchio Silvio ha tentato invano di farsi eleggere Capo dello Stato. Si dice che lo promise alla sua mamma: “Un giorno diventerò Presidente della Repubblica”. Il flop è stato un brutto colpo per lui. Ma Berlusconi non si ferma mai, e naviga col vento in poppa verso le prossime elezioni. Promettendo di alzare le pensioni e piantare degli alberi, oltre ovviamente all’agognata riforma della giustizia, che trova in lui un fervido sostegno di stampo garantista.
L’Italia di Piero
Libero Quotidiano, in nome dei tempi che furono, ha avuto la brillante idea di realizzare un podcast settimanale sulle barzellette del Cavaliere. Silvio Berlusconi è, al pari di Totti e Pierino, cultura pop del nostro Paese. Un nome che è sempre parso come la risorsa sempreverde per tutte le stagioni. Nonostante i guai giudiziari e la questione morale, che spesso con lui è andata a farsi benedire. Prima o dopo però, il cerchio si chiude per tutti. Persino per una storia così incredibile come quella di Silvio Berlusconi. Sul calar della sera la faziosità viene via e dà spazio all’empatia, quella più umana che ci possa essere. Sarà allora il momento in cui ogni italiano realizzerà che la storia del Cav è in parte anche la propria. Siamo ventenni vomitati dal ventennio Berlusconi.
Peraltro, non se la passa bene nemmeno Forza Italia, che da anni è un partito indebitato. E Silvio sborsa, anche perché non permetterebbe mai che un suo prodotto vada in malora. Come se non bastasse, il partito non gode nemmeno di una buona reputazione interna: pare che il potere si sia cristallizzato. Aggiungiamo anche alcuni storici forzisti che ora sono approdati in altri lidi. Insomma, il partito del Cavaliere sopravvive grazie al carisma ereditato da suo padre, quello milanese. Perché se avesse qualcosa di quello siciliano allora dovremmo un attimo preoccuparci.
Gli ultimi colpi di coda del Caimano
Ed eccolo lì, seduto sulla scrivania a vaneggiare slogan elettorali, emulando i metodi del ’94. Eppure qualcosa non torna, quasi si respira un’aria tragicomica. In giro per l’Italia si avvistano poster di un più giovane Silvio, lo spettro di se stesso. Se nelle strade la nostalgia regna sovrana, sui social è la metafisica a far da padrona. Berlusconi è all’età del dattero e quel volto ritoccato che appare sui social è meno credibile del costume in CGI nel film di “Lanterna Verde”. Alla vista di scene del genere, si prova quello che Pirandello chiamerebbe il sentimento del contrario.
Tempo fa vidi un estratto di intervista a Oriana Fallaci in cui si parlava di morte. La nota scrittrice racconta di aver posto all’imperatore di Etiopia una domanda sullo stesso argomento. Il sultano non ci avrebbe più visto dalla collera, così decise di sbattere la Fallaci e il suo fotografo fuori dal palazzo reale. Blindato nei suoi sfarzi, quel re pensava forse di fuggire dai suoi pensieri più inquietanti. Ecco, detto ciò, vorrei porre questa domanda al nostro Berlusconi: presidente, esattamente, cosa nasconde dietro questa enorme pantomima?
Matteo Petrillo