Kenya: Silvia Romano, una volontaria italiana di 23 anni, è stata sequestrata da 5 uomini armati.
La procura italiana ha aperto un’indagine sul sequestro avvenuto nella giornata del 20 novembre, alle 20.00 circa, ai danni della volontaria Silvia Romano. Secondo le testimonianze, 5 uomini armati di fucili AK-47 sono entrati in un centro commerciale di Chakama, a circa 80 chilometri a ovest di Malindi, e dopo aver sparato sui presenti ferendo 5 persone (tra le quali un bambino di 12 anni), si sarebbero introdotti nella casa della ragazza. La presidentessa della onlus per cui lavorava la giovane ha raccontato:
“Sono andati, a colpo sicuro, nella casa dove era la nostra volontaria, probabilmente perché lì sapevano che c’era una italiana, anche se non so spiegarmi il motivo di quello che è successo. In quel momento era da sola, perché altri erano partiti e altri ancora arriveranno nei prossimi giorni.”
Inoltre gli avventori parlavano in somalo, si sarebbero allontanati attraversando il fiume Galana. Questi sono i principali elementi su cui stanno lavorando la polizia della contea di Kilifi e la magistratura italiana. Ancora oscuri i motivi dell’attacco, anche se tutti gli elementi farebbero pensare a finalità terroristiche.
Silvia Romano era partita per il Kenya nel febbraio scorso, dopo la laurea con una tesi riguardante la tratta di esseri umani. In Africa stava lavorando come volontaria negli orfanotrofi e partecipando a un progetto di cooperazione internazionale, e da ciò che condivideva sui suoi profili social si evince quanto questa esperienza la appassionasse.
Le indagini della polizia e la triste conferma del sequestro della Volontaria
La polizia nazionale ha invitato i cittadini ad informare tempestivamente gli organi di controllo qualora avvistassero la ragazza o avessero notizie dei rapitori. La presidente della onlus, Lilian Sora, che ha confermato il rapimento di Silvia Romano, dice:
Sono basita, non ho più lacrime per piangere e sono sconvolta dalla notizia. Operiamo in quella zona da oltre cinque anni su diversi progetti. Si tratta di un’area tranquilla dove non è mai successo niente del genere. Siamo in costante contatto con la Farnesina e attendiamo risvolti positivi affinché possa essere al più presto liberata la nostra volontaria
Alice Antonucci