E’ ormai leggendario, l’accoppiamento tra Rum e sigari. Da sempre nei migliori salotti si esegue il rito per eccellenza, passato attraverso i secoli, dall’aristocrazia sino alle tavole dei moderni ristoranti.
Quando si parla di sigaro, si pensa automaticamente ad un buon Rum e magari ad un cioccolato deciso con cui abbinarlo. Rituale giusto, ma non esclusivo. Secondo gli attuali esperti degustatori non esistono regole ferree nell’abbinamento.
Perché si parla di sigaro e rum? L’usanza viene da Cuba, probabilmente perché il pensiero ci riporta ad Hemingway. Scelta giusta ma non sempre azzeccata.
Secondo l’esperto Stefano Fanticelli, fondatore e presidente del club “Maledetto toscano“, ogni sigaro fa storia a sé e l’appagamento dipende dallo stato d’animo di chi fuma. Tradizionalista o aperto a sperimentare nuovi abbinamenti.
Alcune certezze però ci sono. Ad esempio è sconsigliabile accompagnare fin dall’accensione un sigaro con un distillato, perché il secondo tende a coprire il primo. Seconda regola; mai, sopratutto con un toscano, puntare su un vino rosso, perché la tannicità del sigaro finirebbe per scontrarsi con quella altrettanto forte del vino.
Esistono cinque step fondamentali che accompagnano la fumata; si comincia con le birre artigianali, seguono le bollicine, quindi vini da meditazione, l’infinito mondo degli alcolati-amari-infusi e , solo alla fine, i distillati.
Andando di pari passo con le nuove tendenze, le usanze importate da tutto il mondo, non bisogna stupirsi se automaticamente, il mondo della degustazione abbia importato e aggiunto ai propri tabù alcune modifiche. Non stupitevi quindi, se in un giorno caldo in piena estate, un degustatore esperto di sigari si avvicini al bancone di un bar e chieda un chinotto.
Come sostiene sempre l’esperto Fanticelli, il chinotto di Lurisia è appagante quanto una grande bollicina italiana, non troppo complessa per accompagnare magari un “Soldati“, sigaro toscano indicato per l’aperitivo. In alternativa un Franciacorta Saten di Cavalieri, oppure Trento DOC.Una birra trappista belga, o anche il Campari shakerato o se sei in Firenze, il cocktail inventato dall’omonimo Conte Camillo, il Negroni.
La preferenza femminile, si indirizza sui tabacchi aromatizzati (anice, caffè, vaniglia o fondente). In questo caso, si consiglia una bollicina dolce e poco alcolica. Basta scegliere all’interno degli Asti, o se si preferiscono bevande analcoliche, caffè (alla Napoletana possibilmente) e Tè sono gli accoppiamenti migliori. Grandi classici che non muoiono mai.
ll mondo dei distillati è vario e di difficile scelta; per chi vuol salire di livello, ecco l’Extravecchio, coltivato in val di Chiana e Val Tiberina. E’ un sigaro maschio, forte, con note di pepe. Per tenere testa a tanto carattere, serve un Vin Santo che ne contrasta la sapidità, con l’impronta dolce e delizia gli occhi con il suo tono dorato.
Restando sempre in Italia, da non perdere di sicuro è il Toscano Antica Riserva, considerato il più elegante dei nostri sigari; piede e pancia pronunciati, abbinato sempre a una bollicina evoluta o a uno Champagne come il Perrier-Jouet Cuvèè Belle Epoque Rosè.
C’è poi l’Originale, definito anche lo “Stortignaccolo“, ma il fuoriclasse degli italiani è senz’altro “Il Moro”; si tratta di un sigaro lungo 23 cm, prodotto con 23 grammi di tabacco, equivalente a una fumata di quattro ore circa.
“Il Moro” è stato creato undici anni fa nella manifattura Lucchese e da allora se ne occupa una sola sigaraia. E’ un prodotto così complesso da doversi abbinare a diversi tipi di calici.
Iniziare con una bollicina, passare ad un vino da meditazione e infine chiudere con una grande grappa (l’Italia offre la Sherry Cask di Segnana).
Una regola fondamentale, da non dimenticare mai, è che si possono cambiare diversi calici, degustando lo stesso sigaro, ma mai fare il contrario.
Il mondo del sigaro può essere suddiviso in tre aree geografiche; Italia, Cuba e il resto dei paesi latinoamericani.
Il fuoriclasse mondiale per eccellenza è senz’altro prodotto a La Habanae prende il nome di Sigli VI di Cohiba, prodotto dall’azienda che produceva i sigari per Fidel Castro e il “Che“; 15 cm di lunghezza e un ring pari a 52, garantisce almeno due ore di fumata e si potrebbe degustare con una birra belga millesimata, per continuare con un vino francese e concedendosi nel finale un cognac delicato come l’Hennessy XO.
E infine arriviamo al distillato di uso più comune. Oggi considerato da alcuni (erroneamente), l’unico accoppiamento possibile con un sigaro; il Rum.
Prima di tutto, sfatiamo il mito del Rum cubano come migliore. Se vogliamo degustare un buon rum, dobbiamo allontanarci da quelli industriali e quindi da Cuba.
Ci sono tante scelte possibili tra i cosiddetti rum “agricoli“, tra cui quelli prodotti nelle Antille francesi, ottenuti dalla distillazione non della melassa, ma spremendo la polpa delle canne da zucchero.
Sono eccellenti per accompagnare un sigaro come il “Bolivar Belicosos Finos” da 14 cm. Ottimo anche il nostro Rhum Rhum creato da un nostro grande distillatore, Vittorio Capovilla, nell’isola di Mariegalante.
Alcuni amano sperimentare altri abbinamenti, con i diversi malti scozzesi, cognac o brandy particolari; ma anche una tequila o un ottima grappa italiana in degustazione con altri sigari cubani.
Il “Montecristo N°4“, ad esempio, il sigaro più venduto e imitato al mondo. Partagàs, marchio apprezzato in Italia; il Romeo y Julieta Churchills; gli Hoyo de Monterrey Epicure. Se invece vogliamo degustare l’intero continente americano in un solo colpo, ecco il Cao MX2, prodotto in Nicaragua.
Un momento di particolare attenzione va dato al distillato italiano per antonomasia; la grappa. Servita nell’apposito bicchiere da grappa, simile al fluute, alla giusta temperatura (fresca per le giovani, più alta per le invecchiate), la grappa è un ottimo abbinamento per un buon sigaro.
Il grande esperto, Claudio Occhineri, sommelier di “Castello Monaci“, tenuta pugliese tra le più accreditate in fatto di bon ton e sobrietà, assicura la grappa allo stesso livello di distillati scozzesi e rum latini. Citandone alcune, tra le più famose e invecchiate in legno, ci consiglia la Marzadro, Elio Beccaris e di spicco tra tutte la “Giara di gewurztraminer“, di Marzadro.
Gli anni, le mode, le epoche passate, hanno portato a tanti cambiamenti anche nelle degustazioni. Oggi il rum e coca ha molta più attrattiva del rum da degustare, anche se gli esperti inorridiscono davanti ad una scelta del genere. Purtroppo, anche la moda va accontentata, ma anche grazie ad essa si creano nuovi mondi. Diciamo che Cuba libre, Mohjito e Rum cooler non sono e non saranno mai elencati dagli esperti del rum, ne potremo mai abbinarci un buon sigaro, ma il business è sempre il business.
Nessuno però ci impedisce, di alternare un sabato folle ad una serata di degustazione sigari e di meditazione.
Ricordiamoci sempre però che la moderazione è tutto. Il fumo danneggia la salute e l’alcool va moderato, sopratutto quando ci si mette alla guida. Quindi si alla degustazione, no agli abusi.