Sandro, Laila, Giorgio e ovviamente Luana: sono solo alcuni dei nomi rimbalzati sulle cronache nazionali poiché “morti bianche”, deceduti sul lavoro a causa di falle nella sicurezza. I numeri però sono ben più drammatici.
Il report ufficiale
Secondo l’Inail nel 2020 ci sono state 554.340 denunce per infortunio, sono circa 7500 incidenti alla settimana e gli infortuni mortali sono stati 1270, quindi ogni giorno muoiono 3 persone sul lavoro. Solo ¼ di questi casi riguardano la pandemia; l’ispettorato del lavoro conferma invece che il 70% delle imprese è irregolare nei contratti o nelle procedure di sicurezza. Troppe imprese lavorano sotto organico e i lavoratori svolgono mansioni per cui non sono formati e senza alcuna supervisione. Inoltre spesso i locali non sono a norma e i macchinari non vengono sottoposti a pronta manutenzione. Sarebbe come dire che solo il 30% delle imprese lavora nel rispetto della legge e dei dipendenti. Stupirsi di fronte alla tragedia quotidiana suona così grottesco.
La Procura Nazionale
Bruno Giordano, a capo dell’Ispettorato del lavoro, ha le idee chiare: multare è bene ma prevenire è meglio. Occorre un maggiore dialogo tra le parti che si occupano dei lavoratori, quindi Inail e Inps, e un coordinamento più funzionale con le Asl, in materia di salute e sicurezza. Soprattutto serve più Stato e spinge sulla realizzazione della Procura Nazionale: un disegno di legge che centralizzerebbe l’attività di controllo e di investigazione, aumentando i poteri dello Stato. La Procura Nazionale prevede un pool di magistrati specializzati che valutino i casi più gravi di mancata sicurezza e la possibilità di un intervento diretto dello Stato, mediante sospensione dell’attività di impresa. Un giro di vite non da poco se si pensa che oggi l’Ispettorato può intervenire solo in caso di impresa che abbia più del 20% di lavoro nero e sia stata recidiva in un arco di tempo di almeno 5 anni.
Il futuro
Per ora la Procura Nazionale è ferma in Parlamento ma sembra evidente la volontà degli organi dello Stato di rispondere alle perplessità dei cittadini, soprattutto di fronte alle cronache nerissime degli ultimi tempi. Si tratta di un disegno di legge dall’anima anche politica, che stabilisce uno Stato interventista laddove le mancanze siano troppe. Il diritto alla libera impresa non deve prevaricare il dovere di rispettare le norme e i lavoratori; l’iniziativa privata non deve più essere sinonimo di trascuratezza e negligenza. Un legge che sarebbe un passo più vicino alla nostra Costituzione: il lavoro è il diritto fondante del nostro Paese e i lavoratori sono i suoi figli più diretti, più fragili.
Alice Porta