Quando parliamo di sicurezza aerea, generalmente ci concentriamo su due filoni di pensiero che la interpretano in modo differente.
Una prima scuola preferisce mantenere un monitoraggio generale del flusso di passeggeri, consentendo maggiore privacy ai viaggiatori. L’altro invece, preferisce rinunciare ad alcune libertà personali per garantire maggiori garanzie di controllo.
Gli Stati Uniti da sempre preferiscono quest’ultima posizione e, anche per quanto riguarda i voli diretti verso il loro territorio, vogliono garantire maggiore sorveglianza dei loro confini. Da ieri, infatti, sono partite le nuove procedure di sicurezza.
Il piano rientra nella richiesta di Washington di introdurre controlli più stringenti, ed è già utilizzato dai vettori nazionali come American Airlines, da qualche settimana.
Il rafforzamento dei controlli si muove su due fronti. Da un lato ci sarà un maggiore controllo dei dispositivi mobili personali che si portano a bordo, i quali non potranno essere più grandi di uno smartphone. Dall’altro, verranno introdotte le interviste, o meglio, dei brevi questionari sia scritti che orali, per i viaggiatori diretti negli Usa. Le domande rivolte ai passeggeri saranno di carattere generale e riguarderanno i dati personali dell’individuo e i motivi del viaggio.
La vera novità però, da tempo discussa dagli addetti ai lavori, è l’introduzione del codice SSSS: “secondary security screening selection”. Questo codice riservato indica agli addetti alla sicurezza di ispezionare più nel dettaglio il passeggero, poiché ha mostrato particolari segnali di rischio.
Secondo il dipartimento americano dei Trasporti, le nuove misure coinvolgeranno circa 325 mila passeggeri ogni giorno, che da 105 Stati decollano con circa 2.100. Il provvedimento riguarderà anche i passeggeri che partono dagli scali del nostro Paese.
Più di un’aviolinea però, ha espresso le proprie perplessità. Dubbi che riguardano soprattutto il momento in cui effettuare l’intervista, se al check-in o all’imbarco e il fatto che diventerà più complicato per i passeggeri imbarcarsi per gli Stati Uniti. Le compagnie consigliano infatti, un arrivo in aeroporto circa tre ore prima della partenza.
C’è da ricordare, inoltre, che le misure sono state richieste espressamente da Washington senza tenere conto delle osservazioni delle linee aeree e senza far presente quali siano le specifiche minacce urgenti in corso.
Nonostante i pareri discordi, le misure di sicurezza vanno messe in atto. Resta ancora aperta la questione sul trattamento dei dati personali raccolti durante le interviste. La legislazione in materia è differente in ciascuno dei 105 stati da cui partono gli aerei per gli USA e il diritto alla privacy potrebbe restare in sospeso.
Erika Loss