L’Italia sta vivendo uno stato d’allerta a causa di una grave siccità idrologica e agricola. Le temperature altissime e l’assenza di piogge dell’inverno hanno asciugato il Nord Italia, anche la scarsità delle riserve di neve non ha permesso ai corsi d’acqua di riempirsi.
I dati della siccità
L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (ISAC) e il CNR hanno raccolto dei dati nel bollettino dell’Osservatorio Siccità che mettono in evidenza la gravità della situazione in cui versa il Nord Italia. Secondo il report, il 2022 è stato l’anno più siccitoso dal 1800 con un deficit, a chiusura del periodo, pari al 30%. L’anno si è concluso con circa 50 miliardi di metri cubi d’acqua in meno rispetto ai valori di media storicamente rilevati in Italia.
La scarsità di acqua, oltre che dall’assenza delle precipitazioni causata anche dalla diminuzione delle riserve di neve sulle Alpi: in Piemonte e in Lombardia la neve è stata inferiore del 54% rispetto alle medie storiche. A completare un quadro già tragico si sono aggiunte anche le temperature più alte della media del periodo, che hanno portato al rapidissimo scioglimento della neve.
Quella che sta colpendo l’Italia e altri paesi europei è una una siccità idrologica, associata una riduzione delle acque presenti nei corsi d’acqua, nei laghi e nelle falde sotterranee, e al tempo stesso una siccità agricola che mette a rischio le coltivazioni: solo nel nostro Paese sono circa 300mila le imprese agricole che sono a rischio a causa dell’assenza d’acqua.
La crisi non sta colpendo allo stesso modo tutto il territorio italiano: l’osservatorio ANBI ha messo in evidenza un’importante discrepanza fra Nord e Sud. L’Italia meridionale si trova in una situazione più stabile perché il 2022 ha visto una solida abbondanza di piogge e il terreno ha capacità di adattamento migliori di quelli del Nord.
Lo stato dei bacini idrici
L’Osservatorio Anbi, con le sue indagini, ha documentato anche lo stato dei grandi bacini naturali del Nord Italia. Tutti rimangono con un livello d’acqua inferiore alla media e anche nel 2023 tutti stanno continuando ad abbassarsi:Il Lario è al 19,4% di riempimento, il Sebino al 16,4%. Il lago di Garda è pieno al 35,7%, e quindi contiene meno della metà di quanto era invasato 12 mesi fa e mezzo metro più basso rispetto alla media storica.
Il fiume Po versa in una condizione drammatica: la sua portata sta continuando a scendere e – secondo i dati resi noti dalla Coldiretti – si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico al Ponte della Becca (PV). La portata è prossima a raggiungere i record negativi a Mantova dopo averli già raggiunti a Piacenza, Cremona e a Boretto, in provincia di Reggio Emilia.
Come si è arrivati a questo punto?
Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione che riunisce i Consorzi di bonifica a livello nazionale, ha spiegato che cosa ha condotto a una situazione tanto drammatica:
La perdurante crisi idrica del nord Italia non è una transitoria stagione siccitosa, ma la conseguenza di un ciclo idrico, ormai incapace di rigenerarsi naturalmente a causa di cambiamenti climatici sorprendentemente veloci e cui si può rispondere solo con la realizzazione di nuove infrastrutture e l’efficientamento di quelle esistenti per trattenere l’acqua di eventi meteo sempre più rari. Bisogna prendere atto che, se complessivamente l’Italia rimane un Paese idricamente fortunato, nelle regioni settentrionali c’è meno acqua disponibile.
La crisi climatica che sta avendo pesanti ripercussioni nel Nord Italia è la conseguenza di una situazione che procede da tanto, troppo tempo. Questo spiega perché singole precipitazioni non possono risolvere la grave crisi climatica che sta coinvolgendo il nostro paese. In Piemonte, ad esempio, a gennaio ci sono state precipitazioni che hanno portato a registrare una crescita di pioggia dell’80% rispetto all’anno scorso: questo non basta a risolvere la crisi sistemica in cui verte il Nord Italia.
La siccità infatti è il risultato di fenomeni meteorologici e di cambiamenti climatici ampiamente previsti dagli scienziati in anni di studi e pubblicazioni: il riscaldamento globale sembra aver ampliato le zone di alta pressione e causato una maggiore evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle piante.
Ludovica Amico