Siccità nel Corno d’Africa: prossima la catastrofe umanitaria

“Un esplosione di morti di bambini”. Queste le parole nel monito lanciato da UNICEF   alle Nazioni Unite, a fronte della crisi umanitaria in corso nel Corno d’Africa. A seguito dell’assenza di quattro stagioni delle piogge consecutive in soli due anni, i paesi dell’ Africa orientale, stanno affrontando una delle peggiori siccità mai assistite, con 10 milioni di bambini che hanno bisogno di un aiuto salvavita immediato.

La crisi climatica non inverte rotta: crescono malnutrizione e siccità nel Corno d’Africa

Si prevedono temperature più elevate del normale su gran parte della regione, in particolare Tanzania, Somalia, Etiopia, Kenya sudoccidentale, Ruanda occidentale, Eritrea e Burundi, nonché Sudan orientale e sudoccidentale. – ©ICPAC (IGAD Climate Prediction and Application Centre).

L’emergenza causata dal cambiamento del clima in tutto il corno d’Africa è tra le peggiori degli ultimi quarant’anni. Nell’intera regione  la temperatura globale continua ad aumentare, mentre le precipitazioni sono in costante diminuzione.

Etiopia, Kenya e Somalia sono tra i Paesi più colpiti dalla siccità: le previsioni indicano che anche le prossime piogge di ottobre-dicembre potrebbero non verificarsi, in uno scenario che vede raccolti e bestiame distrutti dall’aridità e le fonti d’acqua prosciugate nell’intera zona occidentale del continente.

Secondo i dati raccolti e da UNICEF,  siamo sull’orlo di una catastrofe umanitaria: tutti e 3 i paesi hanno registrato un numero significativamente più alto di bambini gravemente malnutriti ammessi a cure nei primi tre mesi del 2022, rispetto allo stesso periodo nel 2021, con il Kenya che riscontra l’aumento più allarmante (71%),   segue la Somalia (48%) e l’Etiopia (27%).




Ma non sono solo la malnutrizione e le malattie a minacciare la vita dei bambini. Più di 600.000 bambini nelle regioni colpite dalla siccità hanno abbandonato la scuola a causa della siccità. La mancanza d’acqua ha costretto molte scuole a chiudere e sempre più bambini abbandonano la scuola perché devono percorrere lunghe distanze in cerca di cibo e acqua o per badare ad altri bambini mentre coloro che si prendono cura di loro cercano di trovare acqua per le loro famiglie e il loro bestiame.

La Guerra in Ucraina aggrava la crisi alimentare

Alla siccità nel Corno d’Africa,  si aggiunge l’aumento del costo dei cereali, dei fertilizzanti e dei carburanti causato dalla Guerra della Russia in  Ucraina.

Russia e Ucraina sono alcuni dei principali fornitori di prodotti agricoli – come grano, soia e orzo – per una parte importante del continente, ma le linee di approvvigionamento sono ora bloccate. Secondo i dati pubblicati dalla FAO, solo la Somalia importava il 92% del grano dai due Paesi in conflitto, l’Etiopia più del 40% e il Kenya un consistente 30%.

Le tensioni si ripercuotono sull’ intervento umanitario, con stime che prevedono un aumento del 16% del costo dell’alimento salvavita,  che UNICEF utilizza per curare i bambini in grave difficoltà. Tradotto in termini economici, significa che nei prossimi mesi l’associazione avrà bisogno di 12 milioni di dollari in più rispetto al previsto, nel tentativo di mitigare la crisi umanitaria in corso nel Corno d’Africa.

Prospettive future: tra migrazioni e carestie

L’innalzamento delle temperature porterà inevitabilmente ad un incremento delle migrazioni globali.

Nulla di nuovo in realtà: già nel 2008 l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni riconosceva l’esistenza di questo fenomeno.  Dieci anni dopo, le popolazioni del Corno d’Africa scappano da una “combinazione di conflitti e perdita di mezzi di sussistenza dovuta a una diminuzione delle terre produttive e del bestiame”.

Se oggi si cominciasse ad agire davvero responsabilmente per risolvere questi drammi e ridurre l’effetto serra, il numero di persone costrette a fuggire dal loro Paese si ridurrebbe dell’80%. Di questo passo invece, nel 2050, i migranti ambientali come vengono definiti quelli che devono per forza abbandonare una terra non più ospitale, diventeranno 143 milioni in tutto il mondo ma soprattutto dall’Africa Sub-sahariana.

 

 

Fabio Lovati

 

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