Siamo quello che sprechiamo

quello che sprechiamo

Siamo quello che sprechiamo” è una frase che può aprire gli occhi sulla nostra condotta quotidiana. Di fronte all’abbondanza di risorse e di beni che ci circonda, tendiamo a dare per scontato ciò che abbiamo. Spesso, scartiamo cibo, oggetti e risorse senza riflettere sul loro vero valore. Questo atteggiamento di spreco non solo ha un impatto ambientale negativo, ma riflette anche una mancanza di consapevolezza sulla fragilità del nostro pianeta e sulle sfide globali come il cambiamento climatico e la fame nel mondo. Affrontare il problema dello spreco significa riconoscere che ciò che buttiamo via è una risorsa preziosa, sia per noi stessi che per le future generazioni, e che dobbiamo agire in modo responsabile per preservarla.


Si è quello che mangiamo“, diceva quel tale, ma forse dovremmo aggiungere: siamo quello che sprechiamo. In un mondo che si proclama avanzato e civilizzato, la quantità spropositata di cibo che gettiamo via quotidianamente è una testimonianza eloquente della nostra società capitalista.

Solo un paio di settimane fa, nel giorno dedicato a sensibilizzare sullo spreco alimentare, il Centro Studi Divulga ha svelato dati allarmanti sul volume di cibo che finisce nella spazzatura in diversi contesti.

In Italia, ogni anno, ogni individuo spreca cibo che equivale a 385 euro, per un totale di 22,8 miliardi di euro. Questo non è solo uno spreco economico, ma anche un colossale spreco di risorse e di sforzo umano. Sorprendentemente, il 79% di questo spreco avviene nelle nostre case, ammontando a 17,9 miliardi di euro. Il restante 21% è suddiviso tra la produzione agricola (11%, pari a 2,4 miliardi di euro), l’industria alimentare (4%, equivalente a 970 milioni di euro) e il settore della ristorazione (2%, 550 milioni di euro).

Questo studio ha analizzato otto Paesi europei, e sebbene l’Italia sia tra i principali spreconi, paesi come la Germania (con 10,9 milioni di tonnellate) e la Francia (con 9 milioni) sono addirittura peggiori.

Questa classifica è fonte di profonda vergogna. Non solo quando la mettiamo a confronto con regioni del mondo in cui la fame è ancora una triste realtà, ma anche all’interno dei nostri stessi Paesi occidentali, in particolare l’Italia. Numerose inchieste giornalistiche hanno evidenziato quanto sia difficile per le persone di ceto medio-basso mantenere uno standard di vita dignitoso.

Le code davanti ai centri di distribuzione di cibo per i meno fortunati si allungano sempre di più e si compongono di individui che fino a poco tempo fa non avrebbero mai immaginato di trovarsi in questa situazione. In effetti, dati recenti mostrano che, negli ultimi mesi, lo spreco di cibo nelle famiglie è diminuito del 25%.

Tuttavia, lo spreco alimentare non è solo uno specchio che riflette le ingiustizie sociali. È un ritratto di un sistema insostenibile, ingiusto e crudele. Un sistema che, ancora una volta, mette in discussione il nostro modello sociale ed economico, richiedendo un cambiamento radicale.

È giunto il momento di affrontare la dura realtà: siamo quello che sprechiamo, e il nostro attuale modo di vivere è insostenibile. Dobbiamo agire ora, non solo per risparmiare risorse preziose, ma anche per garantire un futuro migliore per tutti, senza lasciare nessuno indietro.

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