A pochi giorni dalla 242esimo anniversario di fondazione del Corpo, la Guardia di Finanza ha reso nota una relazione che traccia un bilancio sintomatico del rapporto tra italiani e fisco
Fisco, il tanto odiato fisco! Quel fisco che “mannaggia agli evasori che mi fanno pagare tutte ste tasse”; quel fisco che “mannaggia allo Stato che mi tartassa” e ancora “in America li sbattono in carcere gli evasori!”, col tono risoluto di chi guarda l’erba – sempre più verde – del vicino (si fa per dire). E’ vero, in America l’evasore è un malfattore, in Italia un furbo più furbo degli altri. Sarà per questo che la Guardia di Finanza, in occasione del 242esimo anniversario di fondazione del Corpo, ha tracciato un bilancio che mette in evidenza il rapporto malato tra l’italiano medio e il fisco.
Più di 3 mila evasori nel primo semestre 2016, oltre 800 società fantasma e 220 casi di trasferimento indebito di capitali societari all’estero. Sapete in cosa si traducono queste cifre? In due miliardi di euro di danni alle casse dello Stato. Certo, in questo rapporto fedifrago tra italiano medio e tasse, le Fiamme Gialle svolgono un lavoro lodevole: tra i beni sequestrati alla criminalità organizzata – pari a un miliardo e 300 milioni -, i soggetti indagati per riciclaggio e autoriciclaggio (1300 persone), truffe e frodi varie, non si può certo dire che non compiano alacremente il proprio dovere. Eppure, l’enorme divario tra persone responsabili di reati contro la pubblica amministrazione e arrestati resta lì, a sottolineare che, forse, l’evasione e la truffa sono dei veri e propri fattori culturali tipici delle nostre vite tutte italiane. Le cifre sono inequivocabili: 1850 “rei” e 118 arrestati. Ad inizio anno, il rapporto Eurispes ripreso dall’International Business Times ha persino quantificato il Pil italiano sommerso. Ben 540 miliardi. Se si tiene conto che il Pil ufficiale ammonta a 1500 miliardi di euro, ci si rende conto dell’enormità di un’economia invisibile e criminale.
L’altro elemento che mi fa pensare che, sì, siamo degli evasori nati è l’analisi, fatta sempre a inizio anno, del londinese Tax Research: l’Italia detiene il primato con la percentuale più alta nel rapporto tra economia sommersa e Pil (27%), seguita da Belgio e Spagna (22%) e via via in fondo, dove c’è la Francia col suo “misero” 15%. Niente, c’è poco da fare. A noi non interessano solo la pizza e il mandolino. Ci interessa pure essere strateghi nell’impari lotta con l’Agenzia delle Entrate e fregarcene della credibilità di un Paese. Curiosamente, non siamo solo noti per portare i “dindi” fuori; siamo noi stessi un paradiso fiscale per le multinazionali del Web!
Colossi come Google, Amazon, Facebook ed Apple hanno versato lo scorso anno appena 15 milioni di euro in imposte. Hai voglia a protestare! Mentre la tanto temuta Agenzia delle Entrate alza il tiro, volendo sbirciare nei meccanismi di contabilizzazione delle multinazionali, Google resiste a oltranza mentre Apple versa un “contentino” da 315 milioni. Non c’è da esclamare meravigliati, dinanzi a queste cifre. Sembrano enormi, ma corrispondono a un terzo di quanto versato dalla sola Amplifon (quella degli apparecchi per l’udito, proprio lei!). Pensate forse che Apple, con lo smercio di melafonini batta la fiacca? O che Google si sia improvvisamente impoverita di pubblicità? Niente affatto! Anzi, lo scorso anno il motore di ricerca più amato ha raccolto 12,5 miliardi di pubblicità. Amazon ha pure candidamente affermato che i soldi spesi dai clienti italiani vanno tutti in Lussemburgo…l’omessa dichiarazione dei redditi, motivo per cui è partita un’indagine è giusto un dettaglio.
Siamo talmente avvezzi alla truffa, che facciamo fatica a reclamare ciò che ci spetta. Ma noi li consideriamo tutti furbi, certo. Abbiamo una pressione fiscale alta, altissima! Il 43,3% non è poco ed è questa che fa dell’evasore il paladino della sopravvivenza (in un regime fiscale più leggero, se evadi non sei neanche un delinquente. Sei idiota); da paladino a eroe c’è un solo passaggio, quello di un apparato burocratico lento, complicato e demotivante. Demotivante per chi vuole fare impresa e creare lavoro, demotivante per chi arriva qui e vuole investire. Insomma, forse siamo evasori nati perché l’apparato statale che dobbiamo mantenere dovrebbe subire un “restyling” per essere più efficiente e sostenibile. Siamo evasori nati perché, negli anni Cinquanta, quando avvenne la grande trasformazione che rese l’Italia una potenza industriale, c’era una pressione fiscale elevatissima e l’evasione era diffusa e massiccia. Se quegli imprenditori che compirono il miracolo economico avessero scelto di pagare nonostante l’irragionevole livello di tassazione, non ci sarebbe stato alcun boom. Io continuo a sognare la sana via di mezzo: pagare meno e pagare tutti. Intanto, siamo evasori nati perché ci chiedono più di quanto possiamo.
Alessandra Maria