Bruxelles sta lavorando per bloccare il monopolio della gestione dei diritti detenuto da Siae, in quanto limitativo della concorrenza nel mercato musicale. È quanto riporta Alberto Abburrà sulla Stampa nel corso della mattinata. L’ormai annosa questione è stata a lungo oggetto di confronto fra il governo italiano e la Commissione europea, la quale avrebbe pronta una procedura d’infrazione contro l’Italia da far scattare a settembre. Per Bruxelles, la liberalizzazione del settore è «solo parziale».
La direttiva Barnier sul mercato libero
La problematica ha avuto inizio tre anni fa, quando fu promulgata la direttiva 26 (o «direttiva Barnier»), la quale richiede ai Paesi membri di uniformare le regole nazionali sulla raccolta e la gestione dei diritti d’autore. Questo al fine di permettere agli artisti di poter selezionare liberamente a quale operatore affidare i propri interessi. Nel nostro paese la situazione è ulteriormente complicata dalla legge 633 del 1941, la quale istituisce il monopolio, ora detenuto da Siae. Negli ultimi anni sono apparsi diversi operatori concorrenti intenti a cambiare le cose, fra cui l’inglese Soundreef. Dal canto suo, Siae ha agito per vie legali al fine di preservare la propria posizione, salvo poi dover subire gli esposti presso la Commissione Ue e l’Antitrust da parte dei concorrenti.
La questione fondamentale è che il mercato libero è diventato ormai una realtà in tutta Europa, mentre l’Italia adotta ancora una normativa del tutto anacronistica. Nemmeno il decreto legislativo n.35 del marzo 2017, che avrebbe dovuto mettere in atto la normativa Ue, ha di fatto cambiato la situazione. La riforma prevede che gli artisti possano affidare i propri diritti d’autore «a un organismo di gestione collettiva o a un’entità di gestione indipendente di loro scelta», ma lascia a Siae la raccolta dei profitti, poiché prevede l’esclusività di questa pratica.
Siae smentisce: ”seguito l’invito all’armonizzazione”
La Stampa lancia la news, Siae smentisce: «Non è in corso al momento alcuna procedura di infrazione nei confronti del Governo italiano per il decreto di recepimento della direttiva Barnier, che ha mantenuto in Italia l’esclusiva dell’intermediazione del diritto d’autore a Siae, ad eccezione dei diritti online che sono già liberi». Per quanto sia vero che al momento non sono state avviate procedure di infrazione, la risposta di Siae sembra sottostimare l’effettiva portata del problema. L‘Italia ha iniziato a porre le basi per il recepimento della diretta Barnier, ma le normative interne fino ad ora adottate sono di fatto inadeguate poiché, come già segnalato, lasciano intatto il monopolio.
La querelle Fedez e i conflitti d’interesse di Franceschini
La situazione sembra essere arrivata ad un punto di non ritorno. Sono già diversi, e di spessore, gli artisti che si sono lamentati della posizione dominante di Siae. Il primo caso eclatante è arrivato al Festival di Sanremo, quando diversi artisti (fra cui Gigi d’Alessio) si sono dissociati da Siae, salvo non poter poi ottenere i proventi che spettavano loro a causa della legge che li obbliga ad operare in esclusiva con la società monopolistica. In seguito è arrivata l’eclatante polemica innescata da Fedez, già affidatosi a Soundreef. In un video pubblicato su Facebook, il milanese è stato molto chiaro nell’esprimere il suo dissenso verso Siae.
Sotto accusa è finito il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, reo di conflitto di interesse a causa del ruolo della moglie Michela di Biase. Secondo Fedez, non sarebbe certamente una casualità il fatto che la moglie del ministro lavori per la Fondazione Sorgente Group, ente culturale di una holding che si occupa anche della gestione del patrimonio Siae.
Fabio Ravera