Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
Putin mira a rafforzare l’influenza nella regione del Medio Oriente, approfittando della debolezza dell’amministrazione Biden impegnata sia nel conflitto in Ucraina che in quello di Gaza. Questo potrebbe spiegare il consolidarsi dei rapporti tra Russia e Iran, rendendo l’alleanza tra Putin e gli ayatollah più un accordo pratico che una vera affinità.
Può anche darsi che quella tra la Russia di Putin e l’Iran degli ayatollah sia solo un’alleanza di mera convenienza. Dopo tutto non si vede cosa abbiano in comune il nazionalismo panrusso del leader del Cremlino e il radicalismo sciita della teocrazia – o, ancor meglio, clerocrazia – iraniana.
E’ un dato di fatto, comunque, che i rapporti siano ormai così intensi da indurre a credere che Mosca stia appoggiando in pieno il progetto iraniano di giungere alla distruzione di Israele.
Piuttosto sorprendente, a ben pensarci. Le relazioni tra Russia e lo Stato ebraico si sono mantenute buone per parecchio tempo. Pochi mesi orsono Putin aveva severamente redarguito il suo ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, per aver usato espressioni anti-ebraiche in un suo discorso, per giunta porgendo le sue scuse a Tel Aviv.
Il quadro è cambiato dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Questa volta lo zar si è ben guardato dal condannare apertamente Hamas, notoriamente sostenuta da Teheran. Al contrario, ha rafforzato la collaborazione militare e diplomatica con gli ayatollah. Quest’ultimi hanno fornito a Mosca una grande quantità di droni suicidi “Shahed”, puntualmente usati dalle truppe russe in Ucraina anche contro obiettivi civili.
La Federazione Russa, dal canto suo, sta ricambiando con una mossa che può alterare gli equilibri strategici nel Medio Oriente. Alla Repubblica islamica verranno infatti forniti aerei molto avanzati come i Sukhoi Su-35 e gli elicotteri d’attacco Mil Mi-28.
Per comprendere l’importanza di tale fornitura occorra rammentare che l’aviazione iraniana si basa ancora su aerei Usa obsoleti, risalenti agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso e ampiamente utilizzati dagli americani nella guerra del Vietnam. Costituivano il nerbo delle forze aeree di Teheran, per esempio, durante la guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein.
L’arrivo dei nuovi aerei russi, molto più avanzati, rappresenta per l’aviazione degli ayatollah un salto di qualità notevole, rafforzando la posizione iraniana in un settore geografico dove, nonostante i tentativi di distensione, rimane alta la tensione tra l’Iran persiano e gli Stati arabi come Arabia Saudita ed Emirati.
L’arrivo dei Su-35 minaccia ancor più Israele, anche se lo Stato ebraico dispone degli F-35 Usa, che sono aerei “stealth” pressoché invisibili ai radar. Tuttavia i nuovi caccia consentono all’Iran di appoggiare con maggior forza Hamas, Hezbollah e gli Houthi sciiti dello Yemen.
La mossa rischia di essere controproducente per Mosca, che in tal modo mette in allarme soprattutto i sauditi. A questo punto è chiaro che Putin, in attesa di risolvere la questione ucraina, vuole acquisire maggior peso in Medio Oriente. Approfittando anche della debolezza dell’amministrazione Biden, che fatica a controllare in contemporanea il conflitto in Ucraina e quello di Gaza.