Vi è sempre uno strano silenzio…
Si sentirebbe l’acqua dormire..
“Pelléas e Mélisande” di Claude Debussy
Espressione del classicismo più raffinato, artista perfezionista fino all’esasperazione, Hyppolyte Paul Delaroche (1797-1856) solca il panorama della pittura, rivelazione dell’accademismo imperante, di primo ottocento in Francia.
In lui sono evidenti le influenze di Delacroix e di Gericault, nella stesura del colore, la scelta cromatica, la pennellata morbida, quasi scomposta, la teatralità della composizione. Egli predilige la raffigurazione di aneddoti storici, densi di pathos, con l’intento di dare testimonianza e nutrire la memoria storica collettiva.
Egli interpreta lo spirito della monarchia di Luigi Filippo d’Orleans (1830-1848), nata a seguito dei moti della Rivoluzione di Luglio, dopo la Restaurazione. Il sovrano, proclamato “re dei francesi”, è portatore di un ideale di moderazione in campo politico, lontano dagli estremismi monarchici e democratici.
Delaroche incarna questo habitus mentale e diventa un simbolo di sobrietà nel modo di approcciare l’arte e nel modo di rappresentarla. L’equilibrio e la peculiarità di dar adito a tematiche di minor risonanza lo inquadrano in questa ottica, dove emerge il suo intento di sfiorare con delicatezza vicende passate e presenti. L’unico aspetto imprescindibile era il taglio drammatico delle rappresentazioni. Lo stato d’animo dello spettatore deve essere compartecipe del pathos della scena raffigurata.
Un’opera, poco conosciuta, ma suggestiva e esemplificativa della sensibilità artistica di Delaroche è “Martire cristiana annegata nel Tevere ai tempi di Diocleziano” (1853). Qui è evidente un altro aspetto della sua poetica: il misticismo. Il corpo di questa donna, abbandonato nei flutti fluviali, esanime, di un pallore luminescente, ricorda l’adagiarsi dell’”Ophelia” di Millais, ispirata al soggetto dell’Amleto di Shakespeare. Ma qui lo spirito non è profano, ma bensì carico di una religiosità profonda e sottolineata dall’aureola sopra la fanciulla.
L’episodio raffigurato tratta dell’uccisione di una giovane romana cristiana, durante le persecuzioni di Diocleziano, nel 303-304. Ella si era rifiutata di adorare falsi dei e era stata gettata nel fiume con le mani legate. I lineamenti sono della moglie dell’artista, Louise Vernet, morta prematuramente.
Alle spalle della scena il sole tramonta e si stagliano due figure cupe all’orizzonte che accorrono a vedere l’annegata. Opera definita da Théophile Gautier come una “Ofelia cristiana”, è conservata presso il Louvre. Immerge chiunque la noti, data la sua riservatezza, in un’atmosfera onirico-religiosa, che rispecchia l’intento stilistico dell’autore. Costui ne ha avuto ispirazione proprio in sogno e desiderava fosse la “più santa e la più triste di tutte le sue composizioni”.