Lunedì 20 maggio è ufficialmente iniziato il mandato di Lai Ching-te come presidente di Taiwan. La vittoria riportata dal candidato del Partito Progressista Democratico nelle elezioni di gennaio 2024 ha inaugurato una nuova fase delle relazioni tra Taipei e Pechino, che considera Lai Ching-te un pericoloso separatista. La posizione assunta dal nuovo presidente della Repubblica di Cina riguardo alla possibilità di una riunificazione tra Cina e Taiwan potrebbe inasprire le relazioni tra i due paesi e determinare un’escalation delle tensioni in Estremo Oriente.
L’inaugurazione di Lai Ching-te e il controverso status di Taiwan
Nella giornata di lunedì 20 maggio ha preso luogo l’insediamento del nuovo presidente di Taiwan, Lai Ching-te, che ha prestato giuramento in una cerimonia ufficiale avvenuta a Taipei sotto gli occhi di delegazioni provenienti da numerosi paesi, tra cui gli Stati Uniti. Come nuovo leader di Taiwan, Lai Ching-te dovrà guidare il paese attraverso numerose sfide, prima fra tutte quella rappresentata dal complesso e spesso conflittuale rapporto con la Cina continentale.
Taiwan, infatti, anche se concretamente opera come un vero e proprio stato indipendente, è uno stato a riconoscimento limitato con cui solo 12 paesi intrattengono relazioni diplomatiche formali. Di questo ristretto gruppo di stati, tra cui troviamo Città del Vaticano, Haiti e Paraguay, non sono parte gli Stati Uniti, ossia il maggiore alleato di Taipei, né alcuno degli altri quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La Repubblica di Cina (nome ufficiale di Taiwan), fondata nel 1949 dai nazionalisti cinesi del Kuomintang costretti a fuggire dalla Cina continentale in seguito alla sconfitta subita per mano dei comunisti di Mao Zedong, è percepita da Pechino come parte integrante della Repubblica Popolare Cinese e Xi Jinping reputa il ricongiungimento tra Taipei e Pechino un fatto storico inevitabile. La Cina non esclude l’eventualità dell’impiego della forza per assumere un controllo diretto su Taiwan.
Il rapporto tra Cina e Lai Ching-te
La Cina non ha apprezzato il risultato delle elezioni tenutesi a gennaio. Infatti, Lai Ching-te è considerato da Pechino un pericoloso separatista ed un ostacolo alle annose ambizioni cinesi di controllare direttamente l’isola di Formosa e gli arcipelaghi circostanti. La Cina aveva tentato di influenzare il risultato delle elezioni presidenziali di Taiwan esercitando pressione sulla popolazione locale, arrivando addirittura ad affermare che i taiwanesi, con il loro voto, si trovavano a decidere tra pace e guerra.
Questo non ha impedito a Lai Ching-te, candidato del Partito Progressista Democratico, di ottenere la vittoria nelle elezioni e di sostituire Tsai Ing-wen come presidente della Repubblica di Cina. Infatti, nelle elezioni di gennaio il medico ed ex vicepresidente Lai Ching-te ha sconfitto Hou Yu-ih, candidato del Kuomintang, e Ko Wen-je, del Partito del Popolo di Taiwan, entrambi connotati da un atteggiamento più conciliatorio nei confronti della Cina.
Nel suo discorso di inaugurazione, Lai Ching-te ha dichiarato che non ha alcuna intenzione di provocare la Cina, e che l’obiettivo a lungo termine del suo governo è la pace con Pechino, con cui Taiwan cercherà di intavolare un dialogo costruttivo. Inoltre, Lai ha invitato la Cina a rispettare le scelte dei taiwanesi e ad interrompere intimidazioni e minacce nei confronti di Taipei.
In risposta, la Cina ha aspramente criticato il discorso pronunciato da Lai Ching-te, dichiarando che Pechino non tollererà alcuna attività del nuovo governo volta a conquistare l’indipendenza e che niente potrà arrestare l’inesorabile processo storico di riunificazione tra Cina e Taiwan. Tuttavia, il nuovo presidente non pare al momento intenzionato a dichiarare ufficialmente l’indipendenza di Taiwan.
Taiwan tra Cina e Stati Uniti
Sebbene gli Stati Uniti non riconoscano ufficialmente Taiwan come stato indipendente, Washington rappresenta un fondamentale alleato dell’isola, specialmente per quanto riguarda il supporto fornito all’esercito taiwanese nella preparazione della difesa dei propri confini. Infatti, non sono tardate ad arrivare le congratulazioni del Segretario di Stato americano Blinken nei confronti del neoeletto Lai Ching-te.
La Cina, che reputa le relazioni con Taiwan una linea rossa che gli Stati Uniti non devono assolutamente superare, ha ripetutamente manifestato insofferenza nei confronti del supporto militare e dell’interessamento di Washington alla questione taiwanese. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno mai esternato opinioni precise sullo status di Taiwan, e si limitano a dichiarare che le divergenze tra Pechino e Taipei devono essere risolte pacificamente.
La situazione è estremamente delicata. L’elezione di Lai Ching-te potrebbe inaugurare una nuova fase delle relazioni tra Taipei e Pechino e determinare un deterioramento dei rapporti tra gli stessi. Anche se difficilmente Lai Ching-te dichiarerà formalmente e unilateralmente l’indipendenza di Taiwan, iniziativa a cui Pechino risponderebbe con l’uso della forza, la Cina teme che il nuovo governo possa guidare Taiwan sulla strada di riforme progressive e graduali per cementificare lo status attuale di Taiwan (che sostanzialmente si autogoverna), rendendo più complessi eventuali tentativi futuri di Pechino di riacquistare un controllo diretto sull’isola.
Dai rapporti tra Cina e Taiwan dipendono la stabilità e la sicurezza dell’intero pianeta. Infatti, un’invasione militare dell’isola di Formosa da parte di Pechino potrebbe trascinare il mondo in un conflitto di dimensioni senza precedenti: gli Stati Uniti, interessati ad arginare l’assertività della Cina nel Pacifico, fornirebbero supporto a Taiwan insieme ai loro alleati, determinando una pericolosa escalation del conflitto, che potrebbe trasformarsi in una guerra aperta tra la Repubblica Popolare Cinese e il mondo occidentale.
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