Si è concluso il vertice del G7 in Giappone: rinnovato il sostegno all’Ucraina e nuove sanzioni in arrivo per Mosca

Si è concluso il vertice del G7 in Giappone. Tanti i temi affrontati dai leader delle principali democrazie industrializzate del mondo (la guerra in Ucraina, il disarmo nucleare, il cambiamento climatico e la resilienza economica). Al vertice era presente anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ieri si è concluso il vertice del G7  in Giappone.  Quest’anno la presidenza di Tokyo  ha posto come base dell’agenda due prospettive:  il rafforzamento dell’ordine internazionale a partire dal riconoscimento dello stato di diritto di ciascuna nazione e la prosecuzione della politica delle sanzioni contro la Russia.

I Sette Grandi, riuniti in Giappone, hanno invitato ancora una volta i Paesi terzi a interrompere l’invio di armi alla Russia. È quanto si legge nella dichiarazione congiunta dei leader del G7 al termine del dibattito sull’Ucraina. “Rafforzeremo il nostro coordinamento per prevenire e rispondere alle terze parti che forniscono armi alla Russia e continueremo a intraprendere azioni contro gli attori dei Paesi terzi che sostengono materialmente la guerra della Russia”, continua la dichiarazione.

Il primo ministro britannico Rishi Sunak – al suo primo vertice del G7 – ha annunciato che il Regno Unito intende mettere sotto sanzioni altre 86 persone e aziende collegate al presidente russo Vladimir Putin, comprese quelle che stanno attualmente minando l’impatto di quelle già esistenti.

I leader del G7 hanno rinnovato non solo l’impegno a sostegno di Kiev ma anche gli sforzi per una collaborazione che punta a realizzare un “libero e aperto Indo-Pacifico”  – come sottolineato dal primo ministro giapponese Fumio Kishida  – in risposta alla spregiudicata politica cinese nella regione e alle continue pressioni di Pechino su Taiwan.

G7, i temi e le priorità del summit

Durante il summit -che si è svolto nella città di Hiroshima – si è discusso anche della questione relativa alle armi nucleari. Nella giornata di venerdì 19 maggio i rappresentati delle sette nazioni partecipanti hanno omaggiato le vittime dell’atomica, dichiarando il loro impegno verso un mondo libero dalle armi nucleari, soprattutto in virtù della pericolosa retorica  russa sul ricorso ad armi atomiche tattiche nella guerra in Ucraina.

Il padrone di casa, il primo ministro Kishida,  ha voluto richiamare alla responsabilità i leader globali affinché le prossime generazioni non debbano mai più vivere la paura nucleare.  “Noi leader portiamo due responsabilità. La prima responsabilità fondamentale: in una situazione di sicurezza e di stabilità critica, proteggere la sicurezza delle persone. Contemporaneamente, abbiamo la responsabilità di non perdere di vista l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari, di continuare a chiedere un mondo senza armi nucleari”, ha affermato il premier nipponico.

Sul fronte economico, il G7 del Giappone che si è appena concluso ha posto all’attenzione dei leader le questione sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento e la necessità di implementare politiche inclusive verso i Paesi del Sud Globale. Su questa linea d’azione, il presedente francese Emanuelle Macron ha proposto un nuovo patto finanziario internazionale per la lotta ai cambiamenti climatici e alla povertà. Per Macron, il vertice del G7 rappresenta, infatti, un’ occasione importante per convincere i grandi Stati emergenti come l’India e il Brasile, a schierarsi dalla parte dell’Ucraina e dell’Occidente.

La presenza di Zelensky al G7 in Giappone

La visita in persona di Volodymir Zelensky al G7 di Hiroshima, ha consentito al presidente ucraino di ottenere importanti risultati soprattutto a livello diplomatico. La maggior parte delle questioni trattate dai leader occidentali ha riguardato la situazione Ucraina ma la decisione più importante è stata sicuramente quella relativa all’invio dei caccia F-16 di fabbricazione statunitense agli ucraini.

Nella giornata del 21 maggio, il presidente degli Stati Uniti  Joe Biden – durante un incontro  con il suo omologo ucraino a margine del vertice del G7 – ha annunciato che Washington fornirà nuove armi e munizioni a Kiev. L’annuncio segue quello sulla fornitura degli F-16 e sull’avvio da parte dei Paesi occidentali (Olanda, Belgio e Norvegia) di programmi di addestramento per i piloti ucraini.

Dagli incontri tra i capi di Stato del G7 e Zelensky sono emerse anche altre decisioni rilevanti che riguardano non solo l’inasprimento delle sanzioni contro la Russia ma soprattutto i modi per renderle meno aggirabili.  Il vantaggio maggiore per il presidente ucraino di presentarsi di persona a Hiroshima è stato, però, quello di poter incontrare i leader dei Paesi non schierati. Infatti, è consuetudine che –  oltre ai paesi membri del G7 –  il paese ospitante (in questo caso il Giappone) inviti a sua discrezione i rappresentanti di altri paesi a partecipare alle riunioni.

In Giappone, Zelensky ha incontrato per la prima volta il presidente indiano Narendra Modi – con cui ha tenuto una riunione bilaterale – e Joko Widodo presidente dell’Indonesia. Il principale obiettivo non militare del leader ucraino era quello di provare ad  ampliare il fronte antirusso, spingendo giganti demografici come l’Indonesia, l’India e il Brasile a condannare apertamente la guerra.

La presenza dell’Italia in Giappone

Si è concluso in anticipo il vertice del G7 in Giappone per la presidente del consiglio Giorgia Meloni che ha anticipato il suo rientro in Italia per per stare vicino alle popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna. 

Al suo arrivo in Giappone, Meloni è stata subito impegnata in un colloquio bilaterale con il primo ministro Kishida con il quale ha ribadito “l’impegno a tutela di un ordine internazionale fondato sulle regole, della pace e della stabilità“.

Nel corso dei due giorni in Giappone, la premier italiana ha tenuto importanti incontri con gli altri leader presenti. Nella giornata del 19 maggio, c’è stato il botta e risposta con il primo ministro canadese Justin Trudeau che ha avanzato delle perplessità sui diritti lgbtq in Italia e al quale  Meloni ha replicato che il suo governo sta seguendo le decisioni dei tribunali senza discostarsi dalle precedenti amministrazioni.

Meloni ha tenuto un bilaterale  anche con il primo ministro britannico Sunak discutendo su una futura “collaborazione costruttiva con Paesi del Sud Globale”. Londra e Roma sono d’accordo sull’importanza di attuare una politica di collaborazione costruttiva con i Paesi del Sud Globale, con particolare riferimento all’Africa, garantendo un approccio di partenariato e non-predatorio.

Bilaterale Meloni- Macron

A margine dei lavori del G7 a Hiroshima, si è tenuto un incontro di coordinamento Ue. Al vertice hanno partecipato il premier Giorgia Meloni, il Presidente Emmanuel Macron, il Cancelliere  tedesco Olaf Scholz, il presidente del Consiglio europeo, Charles  Michel e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. Al centro dell’incontro questioni relative all’Ucraina,  alla difesa degli interessi comuni della Ue e alla transizione energetica.

Dopo la solidarietà espressa da Macron all’Italia – colpita dall’alluvione – con un tweet in italiano e in francese, la premier italiana e il presidente francese hanno avuto un incontro di 45 minuti.  Meloni si è intrattenuta a parlare per qualche minuto anche con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha espresso le sue condoglianze al presidente del Consiglio italiano per le vittime dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna.

Il presidente Meloni ha tenuto un incontro anche con il cancelliere tedesco Olaf Scholz in cui i due leader hanno affrontato diversi temi di carattere industriale tra i quali il dossier Ita-Lufthansa.  Mancherebbero, infatti, soltanto pochi dettagli alla chiusura dell’accordo che porterebbe Lufthansa ad acquisire il 40% di Ita Airways. 

Meloni rivede Zelensky

In Giappone, Meloni ha rivisto  Volodymyr Zelensky dopo che il leader ucraino era stato in visita a Roma una settimana fa. A Hiroshima, i due presidenti hanno tenuto un altro faccia a faccia in cui si è discusso della difesa e del sostegno politico a Kiev e dell’addestramento dei piloti per migliorare le capacità di difesa aerea dell’Ucraina, come confermato dallo stesso Zelensky.  

Cina, convitato di pietra al G7

Mentre il Giappone presiedeva il vertice di Hiroshima, la Cina ha continuato a lavorare ai controvertici internazionali con tutti quei Paesi che non sono rappresentati al G7.

Il primo di questi summit ha preceduto di poco il G7 e ha riunito insieme alla Cina i rappresentanti di cinque Paesi dell’Asia centrale, un tempo sotto l’influenza dell’Unione sovietica. Il secondo vertice è invece il BRICS (formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) in programma quest’anno ad agosto in Sud Africa.

In questi tre giorni di incontri, le dichiarazioni dei leader del G7 sulla volontà di rafforzamento dell’ordine internazionale a partire dal riconoscimento dello stato di diritto e le dure critiche alla militarizzazione della regione del Asia-Pacifico, hanno continuamente chiamato in causa Pechino come convitato di pietra.

In un comunicato finale diffuso a summit ancora in corso a Hiroshima, i leader dei sette Paesi partecipanti hanno esortato Pechino “a fare pressione sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe dall’Ucraina”.

I Sette Grandi hanno poi rimarcato che non esiste una base legale per le estese rivendicazioni marittime di Pechino nel mar Cinese meridionale, come chiarito anche dal tribunale arbitrale il 12 luglio 2016 nel caso del contenzioso Cina-Filippine.

Alla Cina è stato chiesto quindi di cooperare su temi come la crisi climatica, la biodiversità e la conservazione delle risorse naturali nel quadro degli accordi di Parigi e Kunming-Montreal. 

Alla diffusione (in anticipo) del comunicato conclusivo del G7 in Giappone, Pechino ha risposto che la risoluzione della questione Taiwan è di stretta competenza cinese, esortando i leader del G7 a “smettere di interferire grossolanamente negli affari interni degli altri Paesi” e a “interrompere la pratica di formare piccoli circoli per il confronto in blocco”.

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