Lo shrinking è una sorta di sogno a occhi aperti: rimpicciolire le dimensioni di un corpo mantenendone tutte le caratteristiche di partenza. È quanto avviene in un gran numero di film, romanzi, fumetti, anime e manga. Può essere un un’avventura surreale, come in Alice nel Paese delle meraviglie; o un incubo inquietante, come in Tre millimetri al giorno, il cui protagonista ingaggia un duello mortale con il ragno annidato nel suo scantinato.
Lo shrinking potrebbe anche essere una soluzione alla sovrappopolazione, come nel romanzo La colonia dei micronauti, di Gordon Williams, o nel recente film Downsizing. Vivere alla grande, di Alexander Payne.
Sì, ma come si può ottenere il rimpicciolimento di un corpo?
Sappiamo che la materia si compone essenzialmente di spazio vuoto. Quindi, per rimpicciolire un corpo forse basterebbe avvicinare i suoi atomi tra loro.
Ammettiamo, dunque, di riuscire a vincere le forze di repulsione tra le particelle e di avvicinarle di cento volte. Cosa accadrebbe alla nostra cavia? Va da sé che la sua statura diminuirebbe di cento volte, ma il volume lo farebbe di un milione di volte. Questo perché, come si impara a scuola studiando le equivalenze, i metri vanno di dieci in dieci, i metri quadrati di cento in cento e i metri cubi di mille in mille.
Quindi, rimpicciolendo la statura di cento volte, il peso diverrebbe mille volte inferiore?
Di fatto no. Questo perché non vanno confusi peso e massa. La massa è la quantità di materia, e la si misura in chilogrammi. Secondo il principio di conservazione massa-energia, la massa non può essere né creata né distrutta. Può cambiare forma, densità o stato di aggregazione. Può liquefarsi o evaporare. Può bruciare, ossidarsi, diventare carbone o fumo. Ma non esiste trasformazione fisica o chimica che possa far comparire dal nulla un solo atomo, o farlo scomparire senza lasciar traccia.
Dunque, se rimpicciolissimo un corpo di cento volte, il suo peso resterebbe invariato. Nel caso di una persona alta 1.70 e del peso di 70 chili, alla fine dello shrinking sarebbe alta 17 millimetri e sempre con 70 chili da portare a spasso…
Una persona così ridotta non potrebbe nemmeno muoversi!
E se distruggessimo parte degli atomi?
Nel corpo umano ci sono circa sette miliardi di miliardi di miliardi di atomi. Se, nell’effettuare lo shrinking, ne lasciassimo uno su un milione, alla fine avremmo un corpo perfettamente proporzionato e funzionante. Di 17 millimetri di statura, nel nostro caso.
Vero. Ma, sempre ammesso di riuscirci, anche il suo cervello conserverebbe solo un milionesimo dei suoi neuroni. Mi sa che avrebbe qualche problema perfino ad allacciarsi le scarpe.
La bacchetta magica del cinema e della letteratura
In definitiva, tutti gli scrittori e sceneggiatori di fantascienza barano, o fanno ricorso alla magia, per giustificare i loro shrinking. E gli effetti speciali contribuiscono all’incanto, come in Ant man and the Wasp, dove i rimpicciolimenti raggiungono l’apoteosi:
Anche la magia ha le sue controindicazioni
Ammettiamo di aver ridotto una persona alla statura di 17 millimetri, e con un peso di 70 milligrammi. Che cosa le accadrebbe?
Ebbene, l’anatomia del corpo umano non è così adattabile al rimpicciolimento. Tenendo conto delle nuove proporzioni, i suoi muscoli sarebbero di gran lunga più forti rispetto a prima. Ciò le consentirebbe di sollevare oggetti molto superiori al proprio peso, così come fanno le formiche; ma con il rischio di spezzarsi le ossa, divenute in proporzione molto più fragili.
E come la mettiamo con la forza di gravità?
La nostra cavia avvertirà un’accelerazione di gravità cento volte più elevata: sebbene in grado di balzare in alto con estrema facilità, poi precipiterebbe al suolo con una velocità, in proporzione, molto maggiore. D’ora in poi si troverebbe a gestire tutto un rapporto di scale e forze completamente diversi a quello per cui era stata progettata l’architettura del suo corpo.
Anche solo una leggera pioggia, e si sentirebbe bersagliata da gocce grosse come palloni da rugby. E sarebbe per lei un’impresa ciclopica riuscire a vincere la tensione superficiale di una goccia d’acqua semplicemente per riuscire bere…
Caldo e freddo: altri problemi dello shrinking
Lo shrinking provoca un aumento di cento volte del rapporto tra la superficie e il volume del corpo. Ciò significa che la nostra cavia tenderebbe a perdere calore cento volte più velocemente di quanto non accadeva prima.
I più piccoli vertebrati a sangue caldo, infatti, riescono a mantenere l’omotermia solo grazie a un tasso metabolico accelerato: i toporagni devono mangiare in continuazione, i colibrì si sono specializzati a consumare glucosio ricavato dal nettare dei fiori. Si ritiene che 2 grammi sia il peso minimo che un animale omeotermo debba raggiungere per ottenere un bilancio metabolico. La nostra cavia, invece, peserebbe trenta volte di meno!
Un mondo buio
Oltre al freddo, una persona sottoposta allo shrinking si ritroverebbe immersa nel buio.
Come mai?
Le dimensioni degli occhi di tutti i vertebrati – dagli uccellini agli elefanti – sono più o meno equivalenti. Ciò dipende dal fatto che il fondo della retina, con il suo tappeto di coni e bastoncelli, è ottimizzato per cogliere la luce visibile, che ha lunghezze d’onda comprese tra i 390 e i 700 nanometri. Diminuendo il diametro di cento volte, gli occhi della nostra cavia risulterebbero sintonizzati… sulle lunghezze d’onda dei raggi X. Il che significa che difficilmente vedrebbe intorno a sé luce e colori.
Insomma, sembra che il gioco dello shrinking non valga la candela.
Claudia Maschio