Perché non tutti gli shopper sono quello che sembrano

Lo dice Fortunato Cerlino, l’attore di Gomorra in un video realizzato per la campagna #unsaccogiusto, lanciata da Legambiente per denunciare il racket degli shopper (finti) bio.

Shopper (non) biodegradabili e compostabili. Finti, illegali, non a norma. Ecco uno degli ultimi segmenti di mercato su cui l’ecomafia ha lucrato. Si è di recente conclusa l’operazione ‘Shopper’, condotta dalla Guardia di Finanza e che ha portato al sequestro di 200mila borsine non in regola e 2mila chili di materiali per la loro produzione. Materiale, ovviamente, non biodegradabile.

greenstyle.it

Legambiente lancia così la campagna #unsaccogiusto per sensibilizzare e informare in merito all’enorme danno che la diffusione di shopper non a norma provoca in termini di smaltimento non corretto dei rifiuti, evasione fiscale e inquinamento ambientale (un sacchetto di plastica impiega fino a 1000 anni per dissolversi nell’ambiente).

L’associazione quantifica anche i danni che il racket degli shopper illegali provoca: si parla di 40.000 tonnellate di plastica immesse nell’ambiente, di circa160 milioni di euro persi da parte della filiera che produce sacchetti legali, di evasione fiscale pari a 30 mila euro, a cui aggiungere altri 50 milioni di euro per smaltire il materiale plastico che non può entrare nel trattamento dei rifiuti organici.

 

Come distinguere uno shopper legale da uno non a norma?

Un sacchetto biodegradabile e compostabile legale presente alcune caratteristiche:

Tutte peculiarità descritte ampliamente anche sul sito che Legambiente dedica alla campagna.

Protagonista dello spot della campagna #unsaccogiusto è il celebre attore di Gomorra, Fortunato Cerlino, che nella serie tv interpresa il boss Pietro Savastano.

“È facile non vedere, stiamoci attenti”.

 

Annachiara Cagnazzo

 

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