Sharing economy e Coronavirus, un binomio che non può funzionare.
O almeno così sembra dai dati raccolti dai giganti del settore. Nelle ultime settimane, ad esempio, Uber ha licenziato 3.700 persone, il 14% della propria forza lavoro; Airbnb invece ha rinunciato a 1.900 lavoratori, ovvero il 25% del totale dei propri impiegati. Insomma, sharing economy e Coronavirus sembrano proprio non sposarsi bene.
Il virus ha portato con sé la paura dell’altro, come possibile untore, e la necessità del distanziamento sociale. Tutte cose che, ovviamente, uccidono lo spirito di condivisione anche dell’utente più affezionato a questo tipo di servizi. Le aziende figlie della sharing economy, definite come giganti dai piedi di argilla, sembrano quindi destinate a chiudere i battenti.
A guardare i cali delle vendite che superano il 90% nell’ultimo trimestre, pare sia effettivamente così. Ma ci sono due elementi che potrebbero giocare a favore della rinascita di queste aziende, regalando un nuovo input alla coppia sharing economy e coronavirus.
In prima battuta vanno considerati i nuovi trend derivanti dall’altrettanto nuovo stile di vita conseguente al lockdown e al distanziamento sociale.
Non potendo uscire di casa né condividere spazi con altre persone, molti sono infatti ricorsi agli acquisti online. Secondo i dati di Netcomm Forum, nei primi mesi del 2020 il commercio online ha visto un incremento solo in Italia di 2 milioni di nuovi consumatori. Questo incremento dipende sicuramente anche dalla crescita dell’offerta, poiché molte piccole e medie imprese si sono convertite all’e-commerce durante la pandemia per poter sopravvivere. Cavalcando questo trend, Uber ha già lanciato al galoppo il proprio cavallo verso la rinascita. Uber Eats, divisione dell’azienda dedicata alla consegna di pasti a domicilio, ha infatti visto una clamorosa impennata delle prenotazioni del +52% rispetto allo scorso anno.
È delle ultime ore, però, una notizia che potrebbe arrestare, almeno in Italia, la ripresa di Uber. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria, ossia il commissariamento, di Uber Italy srl per caporalato, in particolare per lo sfruttamento dei rider addetti alle consegne di cibo per il servizio Uber Eats.
Il secondo elemento da considerare è quello realtivo alla natura dei servizi, ed è strettamente legato al primo.
Come detto in precedenza, infatti, settori come l’acquisto di cibo, non solo non hanno subito perdite, ma si sono addirittura trovati in crescita. La crisi dipende, quindi, anche dal segmento occupato. Naturalmente, tutto ciò che riguarda viaggi e divertimenti ha subito i maggiori danni.
La soluzione individuata da colossi come AirBnb e BlaBla Car è quindi quella del rinnovamento.
La prima, per esempio, ha iniziato a proporre anche la vendita di esperienze, come corsi di musica o altro di cui si possa usufruire anche in casa propria. BlaBla Car, invece, si è mossa su più fronti. L’azienda, innanzitutto, non ha interrotto la comunicazione con i propri utenti, lanciando un questionario sul futuro di questo settore del mercato.
Quello che è emerso è una gran voglia di tornare, appena possibile, a viaggiare, soprattutto all’interno dello Stivale per quanto riguarda il nostro Paese. Per farlo, proprio il treno e BlaBla Car sono i mezzi percepiti come più sicuri, a differenza, ad esempio, degli autobus a lunga percorrenza. L’azienda sta pensando quindi a nuove misure per poter rilanciare la propria attività. È prevista, tra le altre, la possibilità per il conducente di specificare di volere un solo passeggero, da ospitare sul sedile posteriore, per poter mantenere la giusta distanza.
Oltre all’adattamento, anche BlaBla Car ha pensato a delle vere e proprie novità. Sono in arrivo diversi nuovi servizi, ad esempio una partnership con Voi Technology per lanciare in Francia il servizio di noleggio monopattini elettrici BlaBla Ride.
Va specificato che, per tutto il periodo di ripresa del servizio, BlaBlaCar interrompe le proprie commissioni.
Abbiamo introdotto questa misura fin da subito, perché durante la fase di emergenza la piattaforma poteva essere utilizzata per motivi di necessità e su questo non ci sembrava corretto guadagnare
Andrea Saviane, Country Manager di BlaBlaCar Italia, ha così spiegato la scelta. Nonostante le perdite, comunque, quasi tutti i colossi della sharing economy si sono mossi per dare una mano a contrastare i danni della pandemia.
Antonio Aloisi, docente di diritto del lavoro e nuove tecnologie alla IE Law School di Madrid, ha così commentato il binomio sharing economy e Coronavirus:
Non credo il modello della gig economy sia stato messo in discussione dal Coronavirus, anche se di certo le aziende che lavorano in questi settori dovranno confrontarsi con le nuove abitudini dei consumatori. Se per alcune sarà crisi, per altre ci saranno opportunità. E già ci sono, perché qualcuno ne sta approfittando: alcune società di food delivery stanno aumentando la tariffa che chiedono agli esercenti, in certi casi fino al 35%. Ed è un fenomeno preoccupante perché oggi molti ristoratori di fatto dipendono dai loro servizi e rischiano di essere stritolati dalle loro tariffe
In alcuni casi quindi, specifica Aloisi, la rinascita di alcuni potrebbe causare la fine, o comunque un grosso danno, per altri.
La speranza di chi scrive è, naturalmente, che l’economia possa ripartire anche grazie alle potenzialità offerte dai nuovi mercati e dalle moderne tecnologie, in uno spirito di scambio e collaborazione.
Mariarosaria Clemente