Sgombero di Lucha y Siesta: chiude la casa rifugio per donne vittime di violenza

Lo sgombero di Lucha y Siesta è stato decretato. La lettera, come una doccia fredda, è arrivata dal Tribunale fallimentare di Roma. La casa rifugio che da 11 anni accoglie e sostiene le donne vittime di violenza sarà sgomberata il 15 settembre. Al momento, Lucha y Siesta è il luogo in cui abitano 15 donne e 7 bambini. Riguardo al destino di queste persone dopo lo sgombero, il Comune di Roma non ha diffuso alcuna comunicazione.

Le donne, attiviste e femministe della Casa delle donne Lucha y Siesta hanno diffuso un comunicato da cui si evince non solo che quanto sta accadendo non era stato preannunciato, ma anche che questo ordine di sgombero dimostrerebbe la malafede con cui le istituzioni coinvolte hanno fino ad oggi portato avanti le interlocuzioni con chi gestisce la casa rifugio.

“Dobbiamo pertanto mettere in conto che non solo le interlocuzioni avute si sono rivelate, alla prova dei fatti, solo bugie e manipolazioni, ma che questa città allo sbando è in mano a liquidatrici e a tribunali fallimentari”, c’è scritto nel comunicato.

La vicenda legale della sede di Lucha y Siesta

La sede di Lucha y Siesta si trova in una palazzina in zona Cinecittà. La struttura è di proprietà di ATAC – l’azienda pubblica che gestisce i trasporti a Roma –. L’ordine di sgombero arriva dal Tribunale fallimentare poiché rientra nell’ambito del piano di risanamento messo a punto per l’azienda. ATAC versa in una situazione di dissesto finanziario ormai da anni.

Fino a 11 anni fa la palazzina era del tutto inutilizzata. Per tanto tempo, non è stata altro che uno dei tanti palazzi fantasma della Capitale. Fino a che, nel 2008, quella stessa palazzina è diventata il centro nevralgico di una delle esperienze sociali e culturali più importanti nella lotta contro la violenza sulle donne.




Vittime di violenza, vittime di abbandono

Le strutture e le case rifugio, a cui possono rivolgersi le donne vittime di violenza e i loro bambini, sono pochissime in Italia . Lo Stato italiano è tra quelli che meno si avvicinano agli standard delineati dalle raccomandazioni dell’Unione Europea rispetto alle strutture di sostegno da garantire alle donne vittime di violenza. La responsabilità di mantenere in vita il centro accoglienza Lucha y Siesta dovremmo avvertirla tutti. Le istituzioni in particolare.

Il Comune di Roma non può continuare ad ignorare che lo sgombero di Lucha y Siesta comporterà la fine di un centro che per molti è di vitale importanza. Un’amministrazione responsabile non può continuare a ignorare che più di venti persone tra donne e bambini in stato di estrema difficoltà verranno lasciati per strada.

Le donne che hanno subito la gravissima esperienza di essere vittime di violenza non devono ora subire l’ulteriore danno dell’abbandono da parte di chi dovrebbe proteggerle. Il 15 settembre non è lontano. E’ dunque più che mai importante attivarsi il prima possibile per impedire che si realizzino le peggiori conseguenze di questa opinabile decisione.

Livia Larussa

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