Sgombero del presidio No Tav di San Giuliano: lacrimogeni e undici arresti

sgombero del presidio no Tav di San Giuliano: undici arresti

Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2024, le forze dell’ordine italiane hanno eseguito lo sgombero del presidio No Tav di San Giuliano di Susa, in Val di Susa, dove il movimento aveva allestito barricate per ostacolare l’esproprio dei terreni destinati alla realizzazione della stazione internazionale della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Circa 150 attivisti hanno opposto resistenza incendiando cataste di legna e lanciando sassi, bombe carta e razzi contro gli agenti. La polizia ha risposto con l’uso di lacrimogeni, anche ad altezza d’uomo, mentre i vigili del fuoco si sono occupati di domare gli incendi. L’operazione, durata circa tre ore, si è conclusa con la rimozione delle barricate e la riappropriazione dell’area da parte delle forze dell’ordine.

Un presidio simbolico dedicato a Sole e Baleno

Il presidio No Tav, allestito pochi giorni prima, era un’iniziativa di resistenza contro l’esproprio dei terreni necessario per l’avanzamento del progetto Tav. Gli attivisti avevano costruito tende e container per presidiare la zona giorno e notte, in previsione delle operazioni di esproprio fissate per il 9 ottobre. Le operazioni di sgombero del presidio No Tav di San Giuliano sono iniziate tra domenica 6 e oggi, lunedì 7 ottobre.

Il presidio era stato simbolicamente dedicato a Sole e Baleno, ovvero Maria Soledad Rosas e Edoardo Massari, due anarchici morti suicidi nel 1998 dopo essere stati arrestati con l’accusa di sabotaggi contro i cantieri dell’alta velocità in Val di Susa. La scelta di dedicare il presidio a loro riflette la matrice antagonista e anarchica di una parte del movimento No Tav.

Le tensioni sono esplose intorno alle 2 di notte, quando le forze dell’ordine sono giunte sul posto per smantellare il presidio No Tav di San Giuliano. Le tre strade di accesso all’area erano state bloccate dagli attivisti con barricate, poi incendiate per impedire l’intervento delle autorità. Gli scontri sono stati violenti, con i manifestanti che hanno lanciato oggetti e bombe carta contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con numerosi lacrimogeni per disperdere la folla. Solo dopo tre ore le forze di polizia sono riuscite a sgomberare completamente l’area e a riportare la calma.

La polizia si è servita di gas lacrimogeni per attaccare le centinaia di attivisti e attiviste che si trovavano sul luogo, in un certo senso in attesa di una prevista risposta delle forze dell’ordine: il 9 ottobre infatti inizieranno le pratiche per espropriare i terreni conquistati dal movimento No Tav nel 2012. Dopo scontri e numerose azioni di resistenza però, all’alba di questa mattina, le forze dell’ordine sono riuscite a sgomberare il territorio e occupare il terreno. 

Identificazioni e implicazioni legali: le nuove mobilitazioni

Al termine dell’operazione di sgombero del presidio No Tav di San Giuliano, undici attivisti sono stati identificati dalla Digos di Torino. Molti di loro sono militanti del centro sociale Askatasuna, un noto gruppo torinese che da anni partecipa attivamente alle proteste del movimento No Tav. Alcuni di questi erano già stati coinvolti in disordini recenti, come quelli avvenuti a Roma durante un corteo a favore della Palestina. Le autorità stanno valutando ulteriori azioni legali nei confronti dei manifestanti identificati per gli episodi di violenza durante lo sgombero.



In risposta allo sgombero del presidio No Tav di San Giuliano, il movimento No Tav ha annunciato nuove iniziative di protesta. È stato convocato un presidio per il tardo pomeriggio del 7 ottobre a Susa, con l’obiettivo di denunciare l’azione delle forze dell’ordine come “illegale” e “violenta”. Gli attivisti sostengono che l’occupazione e l’esproprio dei terreni siano stati effettuati senza rispettare le procedure legali, in un clima di militarizzazione della zona.

Il Comitato No Tav Susa-Mompantero ha rilasciato una nota in cui afferma che lo sgombero rappresenta “solo una piccola anticipazione di quello che potrebbe accadere con l’installazione del cantiere Tav”, evidenziando i rischi di una lunga militarizzazione della Val di Susa. Il movimento No Tav, come si può leggere nel comunicato pubblicato questa mattina, ha denunciato l’atto di sgombero come “totalmente illegale”.

La battaglia contro il Tav: una storia lunga decenni

Il movimento No Tav è attivo da decenni nella lotta contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, considerata un progetto dannoso per l’ambiente e le comunità locali. Gli attivisti denunciano i devastanti effetti che la grande opera potrebbe avere sulla Val di Susa, dal dissesto idrogeologico all’impatto sulle risorse naturali e sul paesaggio.

Il progetto Tav è da sempre motivo di forti tensioni politiche e sociali, con ripetuti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Il movimento No Tav è sostenuto da una parte significativa della popolazione locale, che vede nella protesta una forma di resistenza contro l’imposizione di un modello di sviluppo considerato invasivo.

La questione Tav rimane un tema divisivo in Italia. I sostenitori di una delle più grandi opere inutili la ritengono essenziale per migliorare i collegamenti tra Italia e Francia, favorendo lo sviluppo economico e la competitività europea. Tuttavia, il movimento No Tav continuano a contestare l’utilità e la sostenibilità del progetto, chiedendo di investire in alternative meno impattanti e più rispettose dell’ambiente. Lo sgombero del presidio No Tav di San Giuliano di Susa rappresenta solo un episodio in una battaglia che sembra destinata a durare ancora a lungo.

Dopo i fatti di questa notte, sebbene le autorità abbiano temporaneamente ripreso il controllo dei terreni, ignorando il limite e il rispetto di quella proprietà privata che tanto si idolatra in uno Stato liberale come il nostro, il movimento No Tav non mostra segni di cedimento e promette nuove azioni di resistenza attiva. La questione rimane aperta, con forti implicazioni politiche e sociali, e sembra destinata a rimanere al centro del dibattito pubblico per i prossimi anni.

Lucrezia Agliani

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