Sfruttamento e caporalato in Toscana sono realtà estremamente diffuse, questo è quanto emerge dai dati discussi alla tavola rotonda indetta da Flai-Cgil Toscana. Dietro al famoso e poco trasparente Made in Italy si nasconde una realtà tragica di lavoro para-schiavistico che coinvolge maggiormente il centro-Nord del Paese, con 211 zone interessate su 406 in totale. Mascherati da attività con partita IVA o da aziende ‘con somministrazione’, i centri del caporalato sopravvivono ancora oggi indisturbati.
Sfruttamento e caporalato in Toscana non sono ancora destinati a scomparire. Il rapporto della tavola rotonda che ha avuto luogo a Covignano, tenuta confiscata alle mafie in provincia di Siena, mostra dati poco rassicuranti. La Toscana presenta un elevato numero di aree geografiche interessate. Dal VI Rapporto Agromafie e Caporalato curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto, apprendiamo che nel settore agricolo il 36,3% dei lavoratori sono irregolari.
Testimonianze, dati, soluzioni
All’iniziativa sono presenti i familiari di Paola Clemente, morta di fatica nelle campagne di Andria, in Puglia nel 2015. “mi hanno detto che aveva avuto un infarto e così volevano chiudere la questione” afferma il marito della vittima, che ha poi provato l’effettiva causa del decesso della moglie grazie all’autopsia. Non è difficile, purtroppo, immaginare cosa possano provocare all’organismo turni di 12 ore di lavoro. Turni di 12 ore pagati 1-2 euro per cassetta di raccolto, per un totale di circa 30 euro per gli uomini e 27 euro per le donne. Oltre all’evidente discriminazione di genere, le donne sono inoltre spesso vittime di abusi.
Rossano Rossi, segretario generale della Cgil Toscana, vede nel progetto Soleil una possibile, ma parziale, soluzione. Il progetto della Regione Toscana “mira all’integrazione con la messa a disposizione di alloggio, nuove opportunità lavorative, servizi burocratici” e assiste i lavoratori che decidono di denunciare i propri caporali.
«In generale per combattere il fenomeno, in ogni settore, servono più controlli, più prevenzione, più investimenti, tutte cose che il Governo non fa»
-Rossano Rossi
A tal proposito, il governo Meloni viene chiamato in causa per la scelta di reintrodurre i voucher per il lavoro stagionale ed occasionale. Cgil si è opposta già alla loro introduzione nel 2008. Si teme che i voucher possano sortire l’effetto opposto a quello desiderato, quindi dare manforte al caporalato più che contrastarlo.
Sfruttamento e caporalato in Toscana, una realtà complessa
Le analisi condotte hanno evidenziato l’esistenza di un’intessitura di rapporti tra le varie realtà coinvolte. Flai-Cgil documenta una sorta di ‘mobilità’: i lavoratori si spostano nelle zone in cui vi è maggiore necessità, a seconda della stagione. Questo ci dimostra come i casi non siano isolati, ma si tratti di un vero e proprio sistema criminale che agisce in sinergia.
Lo sfruttamento del lavoro non riguarda soltanto la Toscana, ma l’Italia tutta. Come non riguarda soltanto il settore dell’agricoltura, ma ad esempio anche il settore edilizio. Questa forma di criminalità sfrutta sia italiani che stranieri, questi ultimi costretti a turni di lavoro massacranti per potere ottenere il permesso di soggiorno in Italia.
Nel 2016 è entrata in vigore la legge n.199, che oltre ad una riscrittura del reato, propone un elenco di indici di sfruttamento dei lavoratori, rivisto e integrato a partire dall’articolo 603-bis del codice penale. E’ inoltre stato istituito il Tavolo Caporalato, costituito da otto gruppi di lavoro. L’ultima riunione si è svolta il 19 dicembre 2022.
Considerazioni finali
Nonostante lo sfruttamento del lavoro e il caporalato siano crimini, oggi sono ancora vivi in Italia. Una forma di sfruttamento che approfitta, trae vantaggio dalle situazioni più precarie e di bisogno delle persone. Manodopera a basso costo che stronca vite, che ricatta, condiziona, che viola i diritti della persona. Una forma di lavoro para-schiavistico, che obbliga a condizioni di lavoro disumane.
Una legge è sicuramente un ottimo strumento, ma non basta. Questo sistema, oltre ad essere ben radicato, colpisce soprattutto gli ultimi. E’ dalle persone che bisogna partire, affinché sfuggano a queste dinamiche che spesso sono le uniche attorno a loro, che sembrano le uniche possibili. Bisogna quindi investire sulla lotta alla povertà, puntare sull’inclusione sociale. Bisogna costruire un sistema virtuoso che non lascia indietro nessuno e da’ opportunità, che forma, istruisce. E per far questo, innanzitutto bisogna parlare del problema, prendere coscienza della sua attualità, ed è quello che noi cerchiamo di fare ogni giorno qui.