Purtroppo, il murale dedicato a Luana D’Orazio dell’artista Jorit, situato a Roma presso l’Ex Snia, è stato danneggiato. Sfregio al murale di Luana D’Orazio, le scritte offensive con cui è stato vandalizzato sembrano essere legate alla recente presenza dell’artista partenopeo a Sochi, in Russia, in occasione del Festival della Gioventù e alle relative polemiche successive riguardo alla guerra in Ucraina.
Un atto vile e ingiustificabile ha deturpato il volto di Luana D’Orazio, la giovane operaia uccisa a soli 22 anni in un tragico incidente sul lavoro. Il murale a lei dedicato, sito a Roma e magistralmente realizzato dall’artista Jorit, è stato vandalizzato con scritte offensive, le quali sembrano essere strettamente legate alla recente partecipazione dell’artista al Festival della Gioventù a Sochi, in Russia.
Non si tratta di un semplice atto di vandalismo, ma di un vero e proprio oltraggio alla memoria di una giovane donna e alla dignità di una famiglia che ha già sofferto troppo. Luana non è solo parte di una statistica, un numero tra le mille vittime del lavoro che ogni anno costellano il nostro Paese. Era una figlia, una sorella, un’amica, con sogni e speranze brutalmente infrante dalla negligenza e dall’avidità.
La sua storia è un monito, un grido di dolore che esige di essere ascoltato. Eppure, la sua effige viene oltraggiata, mentre la sua voce viene ingiustamente soffocata dal clamore di un conflitto lontano. Le guerre, in qualsiasi forma, non risparmiano nessuno, mietono vittime innocenti anche lontano dai campi di battaglia.
È inconcepibile che un’opera così significativa sia stata oggetto di vandalismo, poiché non ha alcuna relazione con il conflitto tra Ucraina e Russia. Esprimiamo la nostra solidarietà all’artista Jorit, ma soprattutto ai familiari di Luana, che stanno lavorando instancabilmente per preservare il ricordo della giovane. Un particolare pensiero va alla madre Emma, che si è battuta ripetutamente per l’inserimento del reato di omicidio sul lavoro nel codice penale.
Sollecitiamo il ripristino del murale, non solo come atto di rispetto verso l’artista e la memoria di Luana, ma come affermazione di civiltà e di condanna contro ogni forma di violenza. Le vittime del lavoro non si toccano, la loro memoria non può essere offesa.
Uniamo la nostra voce a quella di chi chiede giustizia per Luana e per tutte le vittime del lavoro. Basta guerre, basta spese militari, basta con un’economia che calpesta i diritti e la dignità dei più fragili. È tempo di costruire un futuro di pace, sicurezza e giustizia, dove la vita di ogni essere umano sia valorizzata e protetta. Solo così potremo onorare la memoria di Luana e dare un senso al suo tragico sacrificio.
Ma questo vile atto ci impone di riflettere: su una società che troppo spesso dimentica i suoi caduti, su un sistema che privilegia il profitto sulla sicurezza, su una cultura che alimenta la divisione e l’odio. Dobbiamo indignarci, non solo per l’offesa al murale, ma per l’ingiustizia che ha strappato Luana alla vita e per le tante altre morti che avvengono ogni giorno in silenzio. Dobbiamo mobilitarci, per chiedere che le misure di sicurezza sul lavoro vengano finalmente adeguate, per ottenere il riconoscimento del reato di omicidio sul lavoro, per dare voce a chi non ha più voce.
Dobbiamo coltivare la memoria di Luana, non solo come una vittima, ma come un simbolo di speranza e di riscatto. La sua storia può e deve essere un monito per cambiare le cose, per costruire un mondo dove la vita di ogni lavoratore sia davvero preziosa. Perché Luana non è un numero, è una persona. Una giovane donna con un futuro davanti a sé, spezzato da un’ingiustizia che non possiamo e non dobbiamo dimenticare.
Il suo sorriso, immortalato nel murale di Jorit, è stato deturpato, ma la sua memoria non può essere cancellata. Il suo sacrificio non può essere vano. In nome di Luana, di tutte le vittime del lavoro e di un futuro migliore, pretendiamo giustizia e un mondo senza guerre.