Sfiducia a Olaf Scholz e nuove elezioni: la crisi di governo in Germania

sfiducia a Olaf Scholz

Da poche ore, il Bundestag tedesco ha ufficialmente sfiduciato il cancelliere Olaf Scholz, segnando la fine della sua coalizione di governo e aprendo la strada a elezioni anticipate previste per il 23 febbraio. Il voto di sfiducia a Olaf Scholz, pur essendo un passaggio atteso, ha suscitato molte discussioni sulla stabilità politica della Germania e sulle possibili conseguenze per il futuro del paese.

I numeri del voto e le procedure costituzionali

Il voto al Bundestag ha visto 394 contrari alla fiducia, 207 favorevoli e 116 astenuti. Per far cadere il governo, erano necessari almeno 367 voti contrari. L’esito del voto di sfiducia a Olaf Scholz consente ora al presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, di sciogliere il parlamento entro 21 giorni, come previsto dalla Costituzione tedesca. Questo passaggio tecnico è cruciale per convocare le elezioni anticipate entro 60 giorni dallo scioglimento, rispettando così la data del 23 febbraio già concordata.

Scholz, dopo la sconfitta formale, ha incontrato Steinmeier, chiedendo lo scioglimento del parlamento. Il presidente potrebbe attendere fino alla fine di dicembre prima di ufficializzare la decisione, poiché sciogliere il Bundestag troppo presto renderebbe difficile rispettare i termini costituzionali.

La caduta della coalizione semaforo

La crisi politica è stata originata dalla rottura della cosiddetta coalizione “semaforo”, composta dai Socialdemocratici (SPD), dai Verdi e dai Liberali (FDP). Questo fragile equilibrio, nato nel 2021, è crollato all’inizio di novembre, quando Scholz ha licenziato Christian Lindner, ministro delle Finanze e leader dei Liberali, dopo uno scontro sulla gestione del bilancio statale.

Lindner aveva rifiutato categoricamente di dichiarare lo stato di emergenza finanziaria, necessario per superare il limite del debito pubblico, una proposta sostenuta invece dai Verdi e dall’SPD. Al contrario, i Liberali chiedevano tagli ai programmi sociali per favorire la spesa militare, una linea inaccettabile per gli altri partner di governo. Questa divergenza ha sancito la fine della coalizione e ha costretto Scholz a guidare un governo di minoranza con il solo sostegno dei Verdi, senza i numeri per approvare leggi fondamentali.

Le tensioni politiche e il dibattito parlamentare

Il voto di sfiducia a Olaf Scholz è stato preceduto da un acceso dibattito in parlamento. Friedrich Merz, leader della CDU, ha attaccato Scholz definendo il suo governo responsabile di “una delle peggiori crisi economiche del dopoguerra”. Merz ha inoltre criticato la condotta europea di Scholz, giudicata “imbarazzante”, facendo riferimento a episodi controversi come una telefonata diplomatica con il presidente russo Vladimir Putin, duramente condannata dal Parlamento europeo.

Anche l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD) si è schierata contro Scholz, ma con tattiche imprevedibili. Una parlamentare AfD ha persino votato a favore della fiducia, pur senza influenzare l’esito. I Verdi, invece, si sono astenuti, mantenendo una posizione ambigua che ha però contribuito alla caduta del governo.

Il contesto economico e le sfide elettorali

La crisi di governo si inserisce in un quadro economico complesso per la Germania, caratterizzato da difficoltà energetiche, tensioni sul bilancio statale e deludenti risultati elettorali per tutti i partiti della coalizione nelle recenti elezioni regionali. SPD, Verdi e FDP insieme raggiungono nei sondaggi a malapena la percentuale attribuita alla CDU.



Nonostante l’impopolarità di Scholz e la presenza di alternative più gradite all’interno del partito, come il ministro della Difesa Boris Pistorius, l’SPD ha deciso di confermare il cancelliere uscente come candidato per le prossime elezioni. Tuttavia, l’impresa di ribaltare i sondaggi appare titanica, con la CDU di Merz nettamente favorita.

Coalizioni e instabilità per la prossima Germania

Le elezioni di febbraio potrebbero portare a nuovi equilibri politici. Anche se Merz è il favorito per diventare cancelliere, difficilmente la CDU otterrà una maggioranza assoluta. L’ipotesi di un’alleanza con i Verdi appare plausibile, data la convergenza su alcuni temi di politica estera, ma non mancano resistenze interne, soprattutto da parte della CSU bavarese.

I Liberali, protagonisti della crisi di governo, rischiano di non superare la soglia di sbarramento del 5%, mentre l’AfD potrebbe capitalizzare il malcontento generale, aumentando il suo peso politico. Questi fattori rendono incerto l’esito delle trattative post-elettorali, in un contesto in cui le coalizioni multipartitiche sono ormai una prassi consolidata nella politica tedesca.

Un precedente storico

La Costituzione tedesca prevede che il cancelliere in carica possa richiedere un voto di fiducia per favorire elezioni anticipate, una strategia utilizzata solo cinque volte dal 1949. In passato, leader come Willy Brandt e Helmut Kohl riuscirono a vincere le successive elezioni, mentre Gerhard Schröder venne sconfitto da Angela Merkel nel 2005. Scholz spera di emulare i successi di Brandt e Kohl, ma dovrà affrontare una campagna elettorale in salita, con la credibilità del suo partito e del suo governo ormai ai minimi storici.

La Germania si avvia così verso una nuova fase politica, in cui le incertezze economiche e il rischio di un rafforzamento delle forze estremiste potrebbero ridefinire gli equilibri non solo nazionali, ma anche europei.

Lucrezia Agliani

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